La magia di Bev imperversa e colpisce. La evito a fatica; ormai ho imparato a conoscerla e sono in grado di prevedere i movimenti delle grosse radici che spaccano il terreno e si sollevano, le anticipo quel tanto che basta per non morire.
Corro. I volti che mi circondano sono nemici. Contengono odio, rabbia, rancore. Le bocche si spalancano, vomitano insulti e maledizioni. Sono sola. Inciampo nel cadavere di un uomo che conoscevo. Arranco in direzione di una porta qualsiasi. La spalanco, mi trascino via.
Sono in un lungo corridoio immerso nell'oscurità. I miei pensieri lavorano in fretta. Da qui l'uscita principale del palazzo è lontana e per arrivarci dovrei tornare nella sala del ricevimento. Se proseguissi, invece, arriverei a uno dei cortili...
"Chani!"
Bev.
Un viticcio pericoloso frusta l'aria vicino al mio orecchio. Scarto di lato, avanzo a zigzag senza il coraggio di voltarmi indietro. Inciampo in un vecchio mobile di mogano, lo rovescio e proseguo nella mia corsa. Bevin è cieco, non può vedermi. Se confondo il suo udito non riuscirà a prendermi, Re Stregone o no.
Stupida. Avrei dovuto finirlo quando ne avevo la possibilità e lui era impotente e sanguinante sul pavimento della mia camera.
Al solo pensiero, il cuore diventa così pesante in petto da rallentarmi.
Ansimo. Il sangue mi pulsa nelle vene tanto forte che copre gli altri rumori, ed è un problema. Ho bisogno di sapere in quanti mi stanno alle calcagna. Sono braccata.
Passi alle mie spalle. L'aria si riscalda per la magia.
Accelero l'andatura. Raggiungo un piccolo atrio, apro una porta e mi butto dentro una stanza qualsiasi. È un ripostiglio pieno di cianfrusaglie. Mi accoccolo in un angolo, muta nella polvere. È un azzardo; se Bev mi trovasse qui, sarei in trappola. Non avrei più modo di sfuggirgli.
Ricordo che può sentire i pensieri e li metto a tacere con le regole che mi ha insegnato Renard. Fisso un punto, uno qualsiasi: una ragnatela biancastra appena visibile per la luce che filtra da sotto la porta. Mi concentro sui fili sottili al punto di perdere i confini della mia identità.
Non sono nulla. Niente storia, niente passato. Niente anima sanguinante nel petto, rimorso o dolore per quello che ho fatto. Non ho fatto niente, perché non sono niente, niente di diverso da questa ragnatela.
Gli stregoni che mi cercano passano oltre. Proseguono per la strada che non ho seguito.
Resto immobile mentre i rumori degli inseguitori svaniscono in lontananza.
Non riesco a credere di essere stata così fortunata. Attendo con la gola serrata che qualcuno, Bev o le sue guardie, si accorga dell'errore e torni indietro. Ma dopo cinque lunghissimi minuti non è ancora successo niente.
Attenta ad appoggiare con cautela la suola delle scarpe sul pavimento, sciolgo le gambe e mi rialzo. Con le ginocchia tremanti, spingo la porta e abbandono il riparo del ripostiglio.
L'atrio è deserto.
Una scarica di sollievo mi si discioglie nelle vene. Un chiasso attutito dalla distanza arriva dalla sala del ricevimento, dove gli stregoni e i profughi uniti da un sodalizio inaspettato staranno facendo la conta dei caduti. Nessuna traccia, invece, di chi mi inseguiva.
Mi lancio verso la portafinestra che dà sul cortile, veloce e silente. Apro, sono fuori.
L'aria fresca della notte di Ys mi abbraccia. Gli alberi e i fiori che crescono rigogliosi grazie al potere del re sono ombre scure, fantasmi incombenti. Mi solletica il profumo dei fiordalisi. Un brivido scorre tra le foglie e i rami, un fruscio leggero odoroso di linfa e pollini. Io mi muovo agile nell'erba, scivolo silenziosa verso il muro esterno. È alto, ma, se mi arrampicassi su quel cedro dell'Atlante e provassi a saltare...
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Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...