Per me, la battaglia in corso nel ventre di pietra del palazzo è solo un'eco attutita. I suoni rimbalzano tra le pareti decorate, vengono smorzati dai tendaggi, filtrano giù per le scale e tra i colonnati. Io posso solo immaginare che cosa stia succedendo, e quella che prende forma è un'immagine vaga. Forse anche per questo è più spaventosa.
"I tuoi uomini hanno assaltato il palazzo?" domando a Farkas. Ho bisogno di chiarezza.
L'uomo si gusta ogni grido, ogni formula magica spezzata a metà. Perfino nell'ombra, la sua soddisfazione è evidente.
"Profughi irregolari" risponde. "Guardie corrotte. Nobili dissidenti. Sono stati tanti quelli che ho trascinato nella rovina con me, dopo quella notte nell'arena. E nessuno di loro si è ancora rassegnato alla disgrazia."
Ho l'impressione che il soffitto tremi sopra la mia testa, ma non so quanto di questa percezione appartenga alla realtà e quanto alla paura. "Non eravamo i soli a organizzare qualcosa" mormoro.
"Alcune guardie sono ancora con me, nonostante tutti gli sforzi di epurazione del governo. Sono venute a trovarmi e abbiamo imbastito qualcosina con l'aiuto dei miei uomini rimasti in libertà. Era un piano decente, ma tu, tu l'hai appena reso perfetto."
Gemiti soffocati. Imprecazioni, risa. C'è qualcuno che si avvicina. Più di qualcuno. Quante persone sono? Dieci? Undici?
La porta del sotterraneo si spalanca sotto la spinta di un calcio. Sbatte contro la parete opposta e lascia entrare un manipolo di uomini malvestiti. Mi ritraggo contro una parete. Nel buio distinguo le loro sagome e le armi improvvisate dei nuovi arrivati, spranghe e bastoni. Uno o due di loro non ne hanno bisogno, perché hanno la pelle chiarissima degli stregoni di Ys.
Il gruppo arriva nel corridoio che divide la mia cella da quella di Farkas. Mi ignorano, l'attenzione tutta dedicata al mio compagno di prigionia.
"Ehi, Arno, che puzza!" esclama qualcuno. No, non qualcuno. Damien, era questo il suo nome. Uno degli sgherri più vicini al Re degli Accattoni.
Quest'ultimo non fa una piega. "Sarà mia premura lavarmi il prima possibile. Adesso, però, tiratemi fuori di qui. Ho una lezione da impartire a questa maledetta città."
Uno degli uomini si avvicina alla serratura della cella di Farkas. Ha delle chiavi in mano, il metallo incrostato di qualcosa di scuro e lucido. Un liquido viscoso che non è ancora seccato completamente.
Damien si gratta la testa. "Questa parte non sarà facile" spiega, di malavoglia. "Quella della lezione da impartire, dico."
Arno si acciglia. "In che senso?"
"Ci abbiamo già provato, venendo qui. A rovinare le cose, spaccare questo e quello, come avevi suggerito tu. Però, ecco, non ci siamo riusciti."
"I bastoni che avete in mano non dovete usarli per aiutarvi a camminare. Lo sapete, vero?"
"Lo sappiamo. Ma le cose... le cose tornano al loro posto, dopo che le abbiamo rotte. È un maledetto incubo."
Lo scagnozzo con le chiavi si china sulla serratura e vi armeggia. Si ode uno scatto secco e la porta della cella del Re degli Accattoni scivola sui suoi cardini con un cigolio stridente.
Farkas non si muove. Reclina la testa da una parte e fa passare lo sguardo su tutto il gruppo. "Che cosa sta blaterando?"
"È la verità" confermano gli altri. A parlare sopra tutti è una donna robusta con le braccia chiuse sul petto. "Abbiamo provato a incendiare i giardini per coprire il nostro ingresso. C'è stato solo un gran fumo che per poco non soffoca Trevor, poi, come se niente fosse, ogni cosa è tornata come prima. E adesso gli stregoni nel palazzo si stanno organizzando. Abbiamo lasciato l'altro gruppo a impegnare la resistenza prima di scendere quaggiù."
STAI LEGGENDO
Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...