51. Come caccia un Lupo

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La festa non è ancora finita. Ci raggiunge il suo vociare, attutito dai corridoi e dalla distanza; qualche risata solitaria ogni tanto si innalza appena sopra gli altri suoni. Staranno già volando i pettegolezzi su di noi.

Da qui sembra l'eco di un sogno.

Protetta dalla porta chiusa della mia stanza, bacio la fronte di Bev, ancora imperlata di sudore. I suoi fianchi nudi abbandonati sui miei sono un peso dolce, che sopporto volentieri.

Ascolto il suo respiro fondo. La sua carne viva, calda, scaccia i fantasmi che mi hanno piantato le unghie addosso.

Per un po', almeno.

I pensieri tornano a strisciarmi sottopelle, insidiosi. Abbasso le palpebre, prego di sprofondare nel sonno come Bev, sfinito dal piacere e dall'appagamento.

Inutile.

Con delicatezza sciolgo il corpo da quello del re e mi alzo. Un brivido risale dalle piante dei piedi a contatto con il pavimento gelato. Mi affretto a raccogliere i miei vestiti.

Tiro i nastri del corpetto per stringermelo addosso.

E i pensieri mi si avvicinano a un galoppo sfrenato.

Mi accerchiano.

Vanno alla sera in cui provai un abito che non era il mio e cominciò tutto.

Vanno a Yanna, Cedric e Charlez, la famiglia che ho distrutto con il potere guadagnato alla corte di Ys.

I ricordi sono lupi feroci che mi addentano il cuore. L'anima. Lo stomaco.

Guardo Bevin addormentato, il suo profilo deciso, i ricci che ho stretto e scompigliato al culmine dell'amore.

Pensavo di sapere chi ero. Che cosa volevo. Ero la mia missione, ero una ragazza in cerca di Lionel. Poi ho incontrato lui e tutto è cambiato.

Qualcosa di simile alla tenerezza, ma più acuto e doloroso, mi punge il cuore. Possibile che sia...

Che paura questa parola.

Amore.

"Che cosa sei diventata?" mi ha gridato Yanna.

Non lo so. Davvero. Da quando c'è lui non so più niente.

Eppure un tempo era tutto così chiaro.

Mi torna in mente una delle prime immagini che ho associato a Bev, la notte in cui ci siamo incontrati.

Il cervo scappava veloce tra gli sterpi, leggero e silenzioso, ma noi conoscevamo già tutte le piste. Immaginai il percorso che avrebbe seguito, il tratto al riparo del crepaccio in cui avrebbe cercato di nascondersi alla nostra vista, la radura profumata di resina e muschio dove si sarebbe rifugiato.

Rivolsi ai compagni che mi seguivano da presso, Olivia e Charlez, un cenno nel linguaggio muto che avevamo concordato. Sincronizzati come un organismo unico, tagliammo per la discesa tra le felci.

Il cervo non ci udì più e prese sicurezza. Divenne meno cauto. Arrivò nella radura qualche minuto dopo di noi, che attendevamo immobili nel sottobosco. I rami spinati degli arbusti ci graffiavano il viso e le braccia, ma noi non emettevamo un fiato.

L'animale camminò nello spiazzo erboso. Era una bestia magnifica, il sovrano della foresta, con un palco di corna come la più fiera delle corone.

Contrassi i muscoli.

Con la sua carne avremmo nutrito l'intero accampamento. Avremmo potuto sopportare l'assedio della milizia schiavista ancora per qualche giorno. Chissà, magari sarebbero stati i giorni decisivi per ottenere la vittoria.

Scelsi senza guardare il coltello adatto tra quelli che portavo alla cintura. Lo soppesai nel palmo, lo serrai tra le dita.

Sì, con quel cervo avrei sfamato la mia gente. L'esercito che con tanta fatica si era radunato per me avrebbe sconfitto gli schiavisti. Avremmo liberato tutti gli schiavi del mondo, e tra loro ci sarebbe stato anche Lionel, e allora io e lui ci saremmo ritrovati e saremmo stati insieme per sempre.

Grazie al cervo maestoso nella radura.

Fermo a venti passi e un tiro di coltello da me.

Mi sembrava che troppe cose dipendessero dall'esito di quella caccia. Ancora non sapevo che la vigliaccheria di un uomo innamorato ci avrebbe traditi, e che avrei dovuto attendere Ys e i suoi palazzi e la catena penzolante del patibolo per vendicare la mia rivolta e le speranze calpestate nella polvere.

Mi preparai a lanciare.

La tensione che provavo si trasmise anche ai miei compagni. Charlez accostò le labbra al mio orecchio. L'aspettativa gli faceva tremare il respiro. Disse: "Facci vedere, Chani. Facci vedere come caccia un Lupo."

Sorrisi.

Sento che dovrei dire qualcosa, ma non so decidere cosa

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Sento che dovrei dire qualcosa, ma non so decidere cosa. Allora, ve l'aspettavate?

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