12. La caccia è aperta

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"Hai visto? Non è successo niente" ride Bevin.

Alec non condivide la sua leggerezza. "Quella gente è pericolosa e tu non stai facendo altro che stuzzicarla."

Abbandonato di traverso su un'ottomana di velluto ricamata con rune dorate, il re fa apparire una minuscola sfera luminosa e se la fa fluttuare tra le dita. "Io? Io non ho fatto niente per stuzzicarli" ribatte, molto concentrato sul suo gingillo.

L'atmosfera nel salottino in cui ci troviamo tutti e tre si fa pesante. Il telepate avvampa sotto le cicatrici e mi punta un dito contro. "Ah, no? E questa come la chiami?"

Bevin neanche alza lo sguardo. "Chani."

"È una provocazione!" urla Alec, ormai del tutto fuori di sé. "L'hai portata a palazzo solo per provocare. Provocare tua sorella, Cormac, il consiglio al completo e il tuo popolo là fuori che vorrebbe chiudere le porte della città e invece vede il suo re condursi in casa una straniera."

La luce con cui Bevin si diverte manda lampi sulla volta blu del soffitto, riflessi dalle perle e dalle pietre preziose lì incastonate. A guardare bene, la decorazione è disposta in modo da riprodurre una mappa piuttosto accurata delle costellazioni boreali.

Avverto un nodo in gola.

Il re strascica le parole, annoiato. "Mi hai sentito, stamattina. Chani ci aiuterà con il Lupo."

Smetto di studiare le false stelle sul soffitto dell'appartamento di Bevin e abbasso il viso. Parlano di me come se non ci fossi.

"È una scusa cui non credi nemmeno tu. L'hai conosciuta ieri notte, Bevin, e l'hai presa con te solo per dimostrare a tutti che puoi fregartene del consiglio e di quello che vuole la gente."

Bevin chiude il pugno e la minuscola lucina si dissolve. Con un gesto atletico libera le gambe dal bracciolo dell'ottomana e si alza in piedi. "La gente vuole cose stupide. E il consiglio..."

"Il consiglio vorrebbe aiutarti a rimanere sul trono" lo interrompe Alec con voce grave. "A volte bisogna scendere a compromessi per un bene più grande. Non puoi cambiare Ys da un giorno all'altro; serve una guida più dolce che accompagni la città sulla strada del rinnovamento. Morrigan, Cormac e tutti gli altri cercano solo di aiutarti a non forzare la mano."

I due uomini si fronteggiano. Alec è di corporatura più massiccia, ma Bevin lo supera in altezza di qualche centimetro. Si sfidano, con gli occhi e con tutto il fisico.

"Non difendere mia sorella e il principe" sibila il re. "Anche l'uomo che si è cimentato nello stupido attentato di stasera aveva il loro nome sulle labbra."

"Non per volontà loro."

"Sia come sia; è stato in loro onore che quel sedizioso si è introdotto nel mio palazzo con l'intenzione di minacciare la mia vita. Ed è stata Chani a difendermi. Con un coltello da pesce." Il pensiero torna a stampargli un sorriso sul volto. Lascia perdere il confronto con Alec e ruota la testa per incontrare il mio sguardo.

Anche Alec sposta l'attenzione su di me, ma con un'occhiata di tutt'altro tenore. "Ti avrei protetto io, se mi avessi lasciato entrare nel tuo maledetto giardino. E, per la Dea, avresti potuto benissimo proteggerti da solo."

"Oh, questo sì. Con i suoi poteri ridicoli non mi avrebbe fatto niente. Però ormai le cose sono andate in questo modo, e non ti ho sentito ancora ringraziare Chani."

"Ringraziarla? Bev, ti rendi conto che hai fatto entrare nel palazzo una che è in grado di lanciare coltelli in quel modo?"

Mi studio le mani. Nell'ultima ora ho già avuto modo di pentirmi più volte di quel gesto avventato. Mi sono esposta agli attacchi di Alec senza nessuna ragione, perché l'intruso in giardino durante la nostra cena era solo un folle esaltato che si era introdotto nel palazzo con l'idea piuttosto confusa di riportare la città allo splendore della vecchia reggenza, senza un vero piano. Un povero stupido deciso a punire il re per l'affronto di aver fatto entrare a palazzo una straniera, o una scemenza del genere. Bevin non avrebbe avuto problemi a cavarsela da solo.

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