Nei miei sogni vedo ancora.
Ogni sera attendo il sonno trepidante, perché allora il mondo si riaccende. La mia mente torna a danzare tra i marmi bianchi e rosa del palazzo. I colori e le forme ricominciano a brillare, davanti, sopra e sotto di me: mi commuove la polvere su una strada sporca, il riflesso abbagliante di uno specchio. E poi l'indaco della barriera, un sorriso scintillante di denti candidi, l'onice di due occhi...
I suoi occhi. Sono sempre l'ultima cosa che distinguo, prima di svegliarmi ansante.
Proprio come quella notte, mentre i vapori del gas pungevano e cancellavano ogni cosa.
"Altezza" chiama qualcuno.
La mia coscienza riaffiora dal sonno, ancora intorpidita. Le luci si spengono, le forme svaniscono. Il mondo precipita di nuovo nel buio.
"Altezza" ripete la voce, attutita da dietro la porta. Mairead. Riconosco l'andamento dei suoi pensieri, una musica ormai familiare. Non osa entrare nella camera. Per rispetto, è la scusa che usa con se stessa.
Perché le faccio orrore, in realtà.
Noi siamo il Re Stregone. I nostri sudditi tremano al nostro cospetto, com'è giusto che sia.
Ricaccio le voci in un angolo della mente. Da qualche tempo, da quando non ho più gli occhi, mi è molto più facile controllarle. Se ho voglia le sto a sentire, altrimenti sono un rumore di sottofondo che si affievolisce fino a svanire. Lo stesso vale per i pensieri degli altri.
L'emergenza di quella notte mi ha spinto verso una padronanza dei miei poteri che ormai avevo smesso di cercare.
Immagino sia l'aspetto positivo di tutta la faccenda.
"Che c'è?" mugugno, stropicciandomi la faccia. Le cicatrici sono spesse e nodose sotto i polpastrelli.
"Avevi chiesto di essere avvertito subito."
Sobbalzo. "È il momento?"
"È il momento."
Calcio via le lenzuola e scendo dal letto. Perfino nella cecità, la disposizione degli oggetti in questa stanza è talmente familiare che mi muovo agile. Morrigan dice sempre che dovrei farmi aiutare dai servi, ma io non voglio. Ho cacciato anche quelli che mi seguivano prima. Riesco a fare benissimo da solo, e sentirmi ronzare intorno i loro pensieri disgustati o impietositi dal mio aspetto è fastidioso.
Estendo i confini del mio potere quel tanto che basta. Una lunga veste da camera mi si precipita addosso, si allaccia fino al petto senza che debba muovere un dito. La stoffa pregiata mi bacia la pelle, fruscia attorno alle gambe. Un paio di scarpe morbide, il mio preferito da usare all'interno del palazzo, si chiude sui miei piedi.
Per finire, un nastro di seta si posa dove si trovavano i miei occhi e si annoda sulla nuca. Non riesce a coprire tutte le cicatrici, ma il peggio è nascosto.
Passo una mano tra i ricci. Il tentativo è quello di riavviarli, forse li ho scompigliati di più. Non importa.
Apro la porta della camera e Mairead emette un sussulto sorpreso. "Bev... Altezza. Sei già pronto."
"Andiamo."
I passi della ragazza si avviano lungo il corridoio. Io seguo il ritmo e mi affianco a lei. Avverto con chiarezza il brivido che corre tra i suoi pensieri.
Dopo la morte di O'Riley e la fuga di Chani, il consiglio ha smesso di avanzare pretese e la lealtà delle guardie nei miei confronti non è più stata messa in dubbio. Le voci nella mia testa premevano per far pagare l'insubordinazione con il sangue, almeno a titolo di esempio, ma io le ho lasciate perdere.
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Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...