23. Venti di bufera

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Sotto la spinta di un'aggressione che non si aspettava, Damien crolla sul pavimento del Giardino di Cristallo con un tonfo sordo. È lo stesso suono dei giovani faggi abbattuti tra nuvole di terra e polvere per permettere l'impianto dei vigneti attorno ad Arcachon. La sorpresa che il ragazzo prova è tale che per un momento si limita a sgranare gli occhi, incapace di gridare o parlare.

Il momento dopo è già troppo tardi. Gli sono sopra e gli punto il frammento di vetro alla gola, un palmo schiacciato sulla sua bocca. "Sbaglio o ci siamo già trovati in una situazione simile?" sorrido.

Lui suda freddo e mugola qualcosa che non mi sforzo di comprendere.

"Adesso fai silenzio, se non vuoi un bel taglio. Mi hai capito?"

Aspetto che annuisca, poi tolgo la mano dalle sue labbra, lo afferro per il colletto della camicia e lo costringo a rialzarsi.

Stavolta, però, Damien non è disposto a essere docile.

Averlo già sopraffatto durante un confronto fisico deve avermi indotta ad abbassare la guardia, perché mi accorgo della sua reazione solo quando il tempo per difendermi è passato.

Anziché lasciarsi spingere in avanti, il ragazzo mi si rivolta contro. Sposta la testa per uscire dall'area d'azione della scheggia e mi afferra la mano con cui la stringo. Nei suoi occhi brucia la furia mentre serra le dita con forza e i bordi taglienti del vetro mi si conficcano nella carne morbida.

Una grossa goccia scura cola lungo il mio polso. Il dolore mi acceca in un lampo e mi lascio sfuggire un lamento.

"La pagherai per avermi umiliato davanti a tutti!" sibila lui.

Damien imprime un'ultima stretta, poi rilassa appena i muscoli. Il frammento di vetro rintocca per terra, viscido del mio sangue. La vista mi si annebbia quando un pugno mi raggiunge al plesso solare e mi strappa via tutto il fiato dai polmoni.

Le mie ginocchia vacillano. Chiudo gli occhi in attesa del prossimo colpo, sperando solo di riuscire ad incassarlo meglio del primo.

Invece del dolore, però, avverto un mugolio strozzato. Sollevo le palpebre e quello che vedo mi lascia spiazzata.

La corta catena di iridio che unisce le manette di Bevin affonda nella gola di Damien. Lo sgherro di Farkas annaspa in cerca di aria, paonazzo, e con le dita tenta di allentare la stretta della catena. Invano.

Alle sue spalle, il re di Ys ha le braccia gonfie nello sforzo di trattenerlo. Il suo viso è contorto dalla rabbia e dalla disperazione. "Che cosa mi avete fatto?" mormora in continuazione, come una cantilena.

Gli occhi di Damien si rovesciano all'indietro e il ragazzo si accascia privo di sensi addosso a Bevin, che lo trattiene e lo accomoda a terra. Nel farlo, i suoi lineamenti si rilassano in uno strano smarrimento.

Mi avvicino titubante. Il petto dello sgherro di Farkas si alza e si riabbassa piano, ma lui ormai è incosciente.

"Grazie" accenno. "Mi hai salvata."

Bevin tiene la testa china. "Anche lui arriva dalla superficie" commenta, con voce piatta. "Come Farkas. Come il Lupo. Come te."

Mi inginocchio al suo fianco, il cuore che martella.

Il re emette un verso di disgusto. "Pensavo di fare qualcosa di buono e di giusto accogliendovi nella mia città. Credevo davvero nella possibilità di una Ys migliore. Di un mondo migliore. E voi come mi ripagate?" Il suo respiro accelera. "Disobbedite alle mie leggi. Uccidete la mia gente. Rubate il mio potere."

"Il tuo potere non è scomparso. È solo... bloccato."

Bevin digrigna i denti e si osserva i palmi bianchi, impotenti. "Qualcuno pagherà per questo."

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