Il pallore della piazza del quartiere alto oggi mi sembra meno splendente. Più opaco. Come se la luce rifranta dalla barriera avesse deciso di offuscarsi per impedirci di assistere a questo spettacolo.
Stupida. È una cosa impossibile.
Eppure ho l'impressione sempre più viva che il cielo artificiale di Ys oggi pomeriggio voglia mettersi a piovere.
Al mio posto sul palco di mogano montato per l'occasione, mi stringo a Bev per impedire il brivido di freddo. Oppure è qualcos'altro? Ansia? Rimorso?
Il giovane re deve essere investito dalla scarica delle mie emozioni. Con cautela, attento a non attirare l'attenzione dei nobili, sposta una mano bianca sul mio ginocchio fasciato dal macramè blu notte dell'abito. Socchiudo le palpebre con gratitudine.
Gli altri membri del consiglio seduti intorno a noi, invece, sembrano solo annoiati. L'indolenza sui volti è screziata dall'astio di chi è finito troppo lontano dal re per i suoi gusti. Anche la scelta dei posti fa parte dell'interminabile lotta per l'affermazione del potere. Un'assegnazione sbagliata e rischiamo di mandare all'aria tutto il lavoro portato avanti finora.
Sul palco, comunque, sono tutti attenti a mascherare l'insofferenza sotto sorrisi cordiali. Non così la folla radunata sul selciato tra il palco e il patibolo antistante. Qualcuno comincia a lamentarsi ad alta voce per l'attesa.
Cerco Morrigan con gli occhi. Non la trovo. Nei giorni scorsi è stata l'unica a pronunciarsi contro un'esecuzione in piazza del Lupo, ma abbiamo convenuto tutti che farne uno spettacolo pubblico sia il modo migliore per lanciare un segnale chiaro e chiudere con il passato. La principessa non era contenta. Ha borbottato qualcosa sui già troppi spiriti che infestano Ys e non si è più fatta vedere, con la scusa dei dolori della gravidanza.
Vorrei che le avessimo dato ragione. Ci sono peccati che è meglio tenere per sé.
All'improvviso il cicaleccio della folla cambia tono. Un rumore di passi in marcia fende l'aria.
Il pubblico si schiaccia in due ali per lasciar passare un drappello di guardie capitanato da un O'Riley dagli occhi trionfanti.
In mezzo a loro, le mani legate e la bocca semiaperta in un'espressione smarrita, arranca Charlez.
La folla, composta sia da stregoni che da profughi, gli grida addosso insulti. Lui non sembra udirli. Ha lo sguardo allucinato, come se fosse intrappolato in un incubo da cui non riesce a svegliarsi.
Quando arriva il momento di salire i pochi gradini del patibolo, le sue gambe tremano. O'Riley, che lo ha preceduto, torna indietro e lo spintona. Charlez comincia a salire.
Non ha ancora terminato la sua lenta ascesa quando mi scorge.
Mi riconosce, qui sul palco accanto al re, al posto d'onore, vestita con le stoffe migliori.
Sbianca.
"Chani!" Latra il mio nome con una voce che non sembra nemmeno la sua.
Abbasso il viso.
Charlez non si ferma. "Devi dirglielo, Chani."
Sguardi curiosi mi dardeggiano addosso. Io serro le dita sulla gonna.
"Diglielo, che sono innocente!" Ormai l'uomo ha raggiunto la pedana del patibolo, la catena del cappio sempre più vicina. La scena mi ricorda il mercato di Marsiglia e certe aste per gli schiavi più riottosi. Mi si rivolta lo stomaco. Charlez punta i piedi per non farsi trascinare. "Non sono io il Lupo" strilla, ora rivolto alle guardie. "Lei lo sa. Lei..."
STAI LEGGENDO
Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...