"Ti ho pagato. Più di quello che meritavi, visto quanto l'hai fatta gridare con quell'incantesimo."
Prendo di nuovo contatto con i miei confini, la pelle e i muscoli. Fletto le braccia; mi rendo conto di riuscire a farlo senza avvertire fitte insostenibili in mezzo alle scapole e tiro un sospiro di sollievo. Questa è già un'ottima notizia.
"Le cose sono cambiate" afferma la voce del medico.
Sono ancora distesa sul tavolo della clinica. Dalle finestre filtra una luce chiara, riflesso della barriera, che rende inutili i globi magici qua dentro.
Quanto tempo sono rimasta incosciente?
Mi metto a sedere con movimenti cauti e studio la reazione del mio corpo. Sono un po' indolenzita lungo la schiena, ma, per quanto sia in grado di valutare, sono guarita. I vestiti, invece, mi pendono addosso come stracci sporchi e irriconoscibili. Sembra impossibile che questo tessuto annerito appartenesse a un abito uscito dal guardaroba reale.
Così come sembra impossibile che il ragazzo dalle occhiaie scure che sbraita in mezzo alla stanza sia il legittimo sovrano di Ys.
Bev mi vede e lascia perdere l'alterco per avvicinarsi. I suoi palmi grandi sono sulle mie spalle. "Ti sei ripresa. Come ti senti?"
Cerco di velocizzare i pensieri. "Bene. Che succede qui?"
"Sto per spaccargli la faccia."
"All'uomo che mi ha appena curata? Perché dovresti?"
"Diceva di dover uscire per una commissione, ma gli è caduto questo." Bev mi sventola un foglio sotto il naso.
Appunto l'attenzione sul testo. Per me sono solo delle linee nere, segni tracciati di fretta da una mano sbrigativa. Non so leggerci niente, a parte qualche ovvia deduzione sullo stato d'animo dell'autore. Le parole scritte sono un labirinto in cui il mio sguardo si smarrisce.
La vergogna mi pizzica la pelle.
Il medico, comunque, deve pensare che io abbia compreso il contenuto del messaggio, perché si fa avanti con un: "Posso spiegare."
Reprimo il sospiro di sollievo e gli rivolgo un cenno. "Prego, allora."
Bev emette uno sbuffo contrariato.
"So perché siete venuti da me" comincia il medico. "Non mi tiro indietro se c'è da ricucire qualcuno dopo episodi che è meglio che non arrivino a ospedali e orecchie ufficiali. Pensavo fosse un caso, diciamo così, tradizionale. Non sarebbe la prima volta che un riccone del quartiere alto mi chiede aiuto per far sparire i segni di qualche gioco troppo spinto con le prostitute rifugiate. Ma poi ho capito che le tue ferite erano un'altra cosa. Siete stati coinvolti in qualcosa di ben peggiore, tutti e due. Anche io ho dei limiti morali e..."
"Quanto la tiri in lungo per dire che hai annusato il pesce grosso e speri in una ricompensa!" ringhia Bevin.
La rabbia del giovane re si addensa come una nuvola invisibile attorno a lui, ma non esplode. Impiego un attimo a trasformare lo stupore in comprensione.
Ha paura.
Ha paura di se stesso e del potere che gli scoppia nelle vene. E sta facendo di tutto per reprimerlo. Perfino ora, con quest'uomo che voleva denunciarci.
Lascio perdere entrambi e mi metto a frugare nell'ambulatorio. Ieri notte, quando siamo arrivati, sono riuscita a malapena a capire dove mi trovassi. Ora mi rendo conto che, a prima vista, questa si direbbe più una macelleria che una clinica medica, forse anche per il sangue e la polvere portati da me e Bev. C'è puzza di carne infetta.
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Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...