48. Tradimento

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"Ne hai fatta di strada." Olivia si guarda attorno con la bocca socchiusa in una o di stupore. Neanche il suo solito cipiglio combattivo riesce a mascherare la meraviglia che prova.

Mi colpisce il pensiero che in tanti mesi trascorsi a Ys non abbia mai messo piede fuori dai confini polverosi del quartiere basso.

Olivia stona all'interno della raffinata saletta privata del palazzo come stonerebbe un cagnaccio randagio. Gli altri cinque profughi che l'accompagnano, Yanna e il suo bambino piagnucoloso in testa, non sono da meno. È probabile che io da fuori dia la stessa impressione, e mi agito nervosa facendo scricchiolare l'imbottitura della sedia.

Ma qui non c'è nessuno oltre a noi. Nessuno che possa origliarci o giudicarci.

I privilegi di essere diventata consigliere.

"Credimi, nemmeno io ho idea di come sia successo" rispondo a Olivia con l'accenno di un sorriso.

Mi servo dell'ennesimo pasticcino al cocco dal vassoio d'argento che ho fatto portare apposta per quest'incontro. Dio, non ho mai mangiato niente di così buono. Qualcuno degli altri profughi allunga le braccia per imitarmi, intimidito.

Olivia, invece, ignora il cibo. "Hai piantato un coltello nell'occhio cieco di Farkas. A sapere che bastava questo per uscire dalle fogne, ci avrei pensato io."

"Spiacente, ormai è andata così. Ora..."

"Devo dedurre che il piano originale di assaltare il palazzo abbia subito delle modifiche." Olivia insiste nel suo tono semiserio.

"Sei sempre molto perspicace" commenta tra i denti qualcuno degli altri, troppo piano perché riesca a capire chi.

"È esatto." Fingo di non aver udito la battuta sarcastica ai danni della mia amica e riprendo le redini della conversazione. Ho ancora sulla lingua il sapore dolcissimo del cocco. "Ora abbiamo una possibilità vera."

Olivia sbuffa e fa sollevare la frangia bionda. "Peccato, perché anche quel piano aveva del potenziale. Comunque per sicurezza io un po' di gas panace l'ho portato."

Sto per continuare con il discorso che mi ero preparata quando realizzo ciò che ho appena udito. "Cosa? Hai portato qui il gas?"

La donna batte l'unica manona che le resta sulla sacca di viaggio di tela che tiene in mezzo alle gambe. "Il pensiero di te sola in un palazzo pieno di stregoni era insopportabile."

"Non... non è così che funzioneranno le cose da adesso in poi."

"Che ne sai tu di come funzioneranno le cose? Tienilo, che non si sa mai."

Olivia mi porge lo zaino con un fare talmente imperioso che non mi sognerei mai di rifiutare. Prendo l'oggetto, me lo sento pesante tra i palmi; posso avvertire la consistenza dura e minacciosa delle bombole che contiene.

Se una sola molecola della sostanza compressa qui dentro entrasse in contatto con la mia pelle, la ridurrebbe in uno stato simile a quella di Farkas, o peggio. Un'arma pensata non per uccidere, ma per accecare e rendere impotenti.

"Grazie per il pensiero" accenno, reprimendo un brivido. "Ma è importante che non ci siano più incidenti. La gente di Ys deve sentirsi sicura. Farkas è morto, fra tre giorni morirà anche l'uomo che tutti credono il Lupo e..."

Olivia si schiarisce la gola. Scambia con gli altri un'occhiata piena di ombre.

Yanna accarezza la testa del piccolo Cedric con gesti meccanici, sempre uguali. Le tremano le labbra. "Ti prego, Chani" sussurra. "Adesso gli stregoni ti stanno a sentire, no? Di' a tutti che Charlez è innocente."

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