La sala del consiglio è una stanza a pianta ottagonale all'interno dell'ala nuova del palazzo. La luce pallida spiove da un lucernario intagliato nella cupola del soffitto, ricadendo a disegnare ombre rigide sui volti dei presenti. A differenza degli ambienti ricavati nelle zone più antiche dell'edificio, questo è piuttosto austero, privo di affreschi, stucchi, statue o rilievi. Le pareti corrono dritte e lisce, le venature nel marmo della pavimentazione fanno pensare alla superficie di cristallo di un lago di montagna.
Il solo arredo è costituito dalle scranne di legno su cui sono accomodati, con diverse espressioni, i sei membri del consiglio.
La bianchissima Morrigan ha il viso chiuso in un'espressione combattiva, la piccola bocca corrucciata. Alla sua destra siede Cormac, elegante e imperscrutabile, con una guancia abbandonata su un palmo e gli occhi grigi saettanti. Gli altri sono sconosciuti, anche se nell'uomo biondo e sottile che sta parlando sono pronta a riconscere un qualche grado di parentela con il capitano O'Riley.
Lo stomaco mi si chiude in un pugno.
"Un... che cosa, altezza? Non credo di aver capito." Il sorriso del biondo non arriva fino agli occhi.
Bev è al centro della sala, accanto a me. Le scranne pongono i membri del consiglio più un alto rispetto a noi, che siamo in piedi come se questa non fosse una consultazione, ma una specie di processo improvvisato in cui noi siamo gli imputati.
E forse è davvero così.
A differenza mia, però, Bev non sembra schiacciato dagli sguardi che ci si riversano addosso. "Un rappresentante dei profughi dovrebbe sedere nel consiglio" scandisce, il petto gonfio. "Volete votare settimana prossima? Benissimo. Deciderete come riterrete giusto su di me e il destino di Ys. Ma adesso anche i profughi fanno parte di questa città e dovrebbero avere il diritto di esprimere la propria opinione in merito."
Un risolino nervoso si diffonde tra gli astanti.
Il consigliere biondo si sistema sulla scranna, come se all'improvviso si fosse accorto di essere seduto su uno scomodo pezzo di legno. "Ci sono solo sette sedie, qui dentro. Una per il legittimo re, sei per i suoi consiglieri. Non c'è posto per aggiungerne un'altra."
"Vorrà dire che qualcuno di voi lascerà libera la sua."
L'altro non si fa cogliere di sorpresa. "In tal caso, scommetto che la principessa Morrigan sarà lieta di proporsi per la rinuncia, visto il suo stato."
"Perderesti tutti i soldi della scommessa, Riley" interviene il principe Cormac, una mano sul braccio della moglie. "Portare in grembo un bambino non le impedisce di proteggere Ys dalle tue macchinazioni."
Riley inarca un sopracciglio quasi trasparente e torna a rivolgersi a Bev. "Allora chi dovrebbe liberare il proprio posto per fare spazio agli stranieri? Il principe Cormac, che porta a questo governo le amicizie e i legami dell'antica nobiltà? Loren, proprietario delle serre e delle risorse agrarie? O Rolf, che rappresenta le imprese di pesca del porto? Non certo Bran, che è a capo degli ingegneri che controllano e custodiscono la barriera! Forse... forse pensavi a me, altezza? Temo che mio figlio, il capitano delle guardie, non sarebbe contento di una mia deposizione improvvisa."
Un rigurgito amaro di rabbia e odio mi risale in petto. Lionel è morto per colpa di queste persone, che se ne stanno al sicuro nel loro palazzo e non hanno mai visto la terribile devastazione della terra baciata dai raggi del sole.
Fanno di tutto perché niente cambi.
Con le dita allento la stretta ruvida del pizzo del colletto alto attorno alla mia gola. Stamattina ho scelto questo abito per nascondere le mie cicatrici agli occhi del consiglio, ma comincio a pentirmene.
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Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...