Chapter twelve: Può un amico mancarti così tanto?

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P.O.V. Millie

Camminavo spedita verso la mia roulotte, con la mente ripassavo il discorso che avrei fatto a Noah per la milionesima volta. Quella mattina non avrei avuto tempo, ma dopo le riprese lo avrei costretto a parlare con me o con le buone o con le cattive.

Aprii la porta chiusa a chiave e, dopo averla sbattuta alle mie spalle, mi pietrificai.

Davanti a me c'era Finn, girato di spalle, con le cuffiette nelle orecchie. Ecco perché non mi aveva sentita entrare, ed ecco perché... era praticamente nudo.

Cioè, mi spiego: aveva un asciugamano nero legato in vita ed era fradicio dalla testa ai piedi. Probabilmente era uscito pochi minuti prima dalla doccia.

Le gocce d'acqua gli scivolavano dai capelli ancora mossi, nonostante la doccia, ricadendo sulla schiena bianca, l'asciugamano copriva solo per metà quelle gambe lunghissime.

Non chiedetemi perché, ma non volli far notare la mia presenza, anzi, me ne stavo ancora impalata sulla porta, prendendomi la libertà di osservarlo, di guardarlo.

Dopo forse neanche un minuto scarso, Finn si girò e sbiancò trovandomi lì.

<<Oh mio Dio Mills, scusami, scusami tanto!>> esclamò strappandosi le cuffiette dalle orecchie.

La musica era così ad alto volume che riuscivo a sentire il suo ronzio anche da dov'ero messa, non mi sorpresi che non mi avesse minimamente sentita.

Io cercai di trattenere una risata e, non prima che potesse accorgersene, costrinsi i miei occhi a distogliere lo sguardo dal suo corpo, dal suo petto, dai suoi fianchi, dalla sua vita...
Abbassai lo sguardo e avvampai.

Maledetto Finn Wolfhard e l'effetto che mi fai.

Che dirgli?

<<N-no.. non preoccuparti, ero appena entrata.>> balbettai, guardando un punto fisso a terra.

Una pessima bugia detta da una pessima bugiarda. Questa volta fu lui a trattenere una risata, ma un sorriso non riuscì a fare a meno di spuntare da quella sua faccia perfettamente rilassata, anche se un po' in imbarazzo.
Si passò una mano tra i capelli, i ricci gli ricadevano sugli occhi, lasciando che le gocce d'acqua gli scivolassero sul viso.

Fissò i suoi occhi nei miei, e si avvicinò istintivamente. Non ebbi il coraggio di fare un passo indietro, né uno avanti.

Si bloccò a pochi centimetri da me, riuscivo a percepire il calore del suo corpo, probabilmente dovuto alla doccia calda da cui era appena uscito.

I miei occhi non poterono che scivolare sulle sue clavicole, dove l'acqua seguiva perfettamente le linee delle sue incavature, del suo petto, contornandoglielo, fino a scendere sullo stomaco, accarezzando l'addome asciutto, e poi ancora più giù, oltre la forma a V del suo bacino, coperta per metà dall'asciugamano. Vedevo il suo torace alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Sentivo il suo respiro vicino.

Every breath you take, I'll be watching you | FILLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora