Chapter fiveteen (part II): Colpa mia

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Avvertenza: Questo NON è il capitolo, quello uscirà regolarmente sabato. Ma essendo che in moltissime mi avete chiesto un'anticipazione ho scritto una specie di "spin-off" dal punto di vista di Finn. Consideratelo come una piccola continuazione del capitolo precedente!
Nell'attesa di sabato, spero di avervi fatto contente almeno un po' con questa piccola sorpresa! 💝

Consiglio: Ho scritto sulle note di In my Head - Peter Manos. Consigliata mentre leggete.
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P.O.V Finn

Ero stato un coglione.

Non avrei dovuto.
Non avrei dovuto dirle tutto ciò che pensavo.
Non avrei dovuto aprirmi in quel modo con lei.
Non avrei dovuto starle così vicino da respirare il suo profumo.
Ma soprattutto, una cosa che non avrei mai dovuto fare, mai e poi mai, era baciarla.
E invece proprio quello avevo fatto, l'avevo baciata. L'avevo baciata come se fosse sempre stata mia.

Ma perché lo avevo fatto? Che diamine mi era passato per la testa?
Il fatto, che non volevo nemmeno ammettere a me stesso, è che io avevo voluto farlo. Avevo sentito ogni cellula del mio corpo gridare, protrarsi verso di lei, come se fosse un bisogno primario.
Io avevo bisogno di farlo.
Bisogno di baciarla.

E la cosa che mi faceva impazzire, incazzare veramente, era che era stato semplice come respirare.
Prendere quelle labbra e baciarle come se lo avessi già fatto altre mille volte, baciarle forte e senza vergogna, senza aspettare un suo consenso, e poi baciarle gli occhi, i capelli, il viso, era stata la cosa più facile del mondo.
Non avevo esitato, non mi ero chiesto se a lei potesse piacere o no, se potessi infastidirla o no perché sapevo che quello che volevo io era esattamente ciò che voleva lei.
Sapevo che i brividi sulla schiena, il bruciore sulla pelle, il corpo che tremava, non erano cose che sentivo solo io, ma erano cose che provava anche lei.
Ecco, era esattamente questo che mi faceva incazzare veramente. Ed era sempre per lo stesso motivo, che non riuscivo pentirmi di averla baciata, nonostante mi sforzassi con tutto me stesso... non ci riuscivo.

Camminavo velocemente mentre la pioggia mi aveva ormai inzuppato dalla testa ai piedi, ma ero così immerso nei miei pensieri da non fare neanche caso al temporale che squarciava il cielo sopra di me.
L'unico obiettivo impresso nella mia testa come un sirena lampeggiante era allontanarsi da lei. Allontanarsi da lei il più possibile, mettere più distanza il mio corpo mi permettesse di raggiungere.

A ogni passo mi sembrava di sprofondare sempre più. Più camminavo velocemente e più mi sentivo bloccato.
A ogni passo realizzavo sempre di più ciò che era appena accaduto e più ci pensavo, meno potevo crederci.
Avevo detto a Millie che volevo lei. Le avevo quasi detto che la amavo, porca puttana.
<<Ma che cazzo!>> imprecai tra me e me mentre il rumore della pioggia sovrastava di gran lungo quello emesso dalle mie parole.

Every breath you take, I'll be watching you | FILLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora