Chapter twenty-three: Il dolore più dolce

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Consiglio: Questo capitolo sarà veramente speciale, quindi non potevo che scriverlo con una canzone speciale. Illenium - Let You Go.
Se volete renderlo magico, ascoltatela durante la lettura ♥️

_____When you're tired of the dark nightsAnd need someone to holdI'll be your fire in the cold rainI'm never gonna let you goI'm never gonna let you goI'm never gonna let you go_____

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When you're tired of the dark nights
And need someone to hold
I'll be your fire in the cold rain
I'm never gonna let you go
I'm never gonna let you go
I'm never gonna let you go
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P.O.V. Millie

I miei occhi ci misero qualche secondo ad adattarsi alla luce del mattino che filtrava dalla leggera tenda di una finestra, che sembrava dovesse essere quella di una camera d'albergo.
Dove sono? Fu la prima cosa che mi chiesi, mentre cercavo di mettere a fuoco la camera intorno a me.
Cercai di muovermi e mi accorsi con mia sorpresa di essere appoggiata a... un'altra persona?

Le mie braccia erano raggomitolate contro un petto caldo, delle braccia mi tenevano legata a quel corpo, una mano mi teneva per la nuca, come a volermi tenere comoda, mentre l'altra era attorcigliata intorno alla mia vita.
Le mie gambe erano raggomitolate contro lo stomaco di qualcuno, ma ero così piccola e bassa a confronto di quella persona, che sembravo proprio una bimba in braccio a qualcuno troppo più grande e alto di lei.
Sentivo un respiro caldo sopra di me e al mio piccolo movimento involontario, la mano che avevo poggiata sopra la mia testa mi fece una piccola, inconsapevole carezza, prima di tornare immobile, portata via dalle brame del sonno.

A quel contatto così familiare, a quel profumo così dolce che mi inebriò i sensi, ricordai in un secondo dove fossi e non potei fare a meno di sorridere.
Ero a casa. Ero tra le sue braccia, ed ero a casa.
Il mio corpo si rilassò in una frazione di secondo, contro quello della persona accanto a me, consapevole di essere al sicuro.
L'unica domanda che mi attanagliava il cervello era...
Come diamine ci sono finita qui?

Perché non ero a casa, nel mio letto, invece di essere nel suo di letto? Cazzo! Non era successo... niente? Vero?
<<Cazzo.>> imprecai tra me e me istintivamente, così piano da essere quasi un sussurro.
Finn accanto a me si mosse di poco, stringendomi a lui ancora di più con dei movimenti involontari, ma poi grazie a Dio ritornò ai suoi sogni.

Cercai in tutti i modi di ricordarmi cosa fosse successo la sera passata.
Allora, vediamo, vediamo... Sono uscita con i ragazzi, abbiamo cenato, bevuto, Finn e la sua maledetta bellezza sono state la mia tortura personale per tutta la sera. Non riuscivo a smettere di pensarlo, di guardarlo, di prestare attenzione a ogni suo movimento accanto a me e lui non smetteva di attirarmi, come una calamita, come se lo stesse facendo apposta.

D'improvviso ricordai la sua mano sotto il mio vestito, che si muoveva lungo la mia coscia, così vicino ma non troppo, così calda e decisa, ma non troppo. Così perfetta da farmi andare in bestia, da farmi quasi gridare dalla frustrazione, mentre mi accarezzava, segnando confini confusi lungo la mia pelle.

Every breath you take, I'll be watching you | FILLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora