Un nuovo amico

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Composi il numero e aspettai impazientemente che il mio migliore amico rispondesse, non ne potevo più, non ne potevo più della mia famiglia, non ne potevo più delle loro regole e sopratutto non ne potevo più del loro modo di trattarmi.

Presi un respiro profondo e cercai di calmarmi, ancora in attesa di una risposta al telefono.
Uno, due, tre, quattro, cinque squilli e finalmente quel pabo mi rispose:
"Hey biscotto, come va?" Disse con un'energia che non riuscii a spiegarmi, sorvolando il lieve fastidio che mi diede essere chiamato biscotto.
"Ciao pabo, qua a casa va da schifo, ho bisogno di distrarmi e tu sei l'unica persona su cui posso contare"
"Sai che ci sarò sempre, cosa è successo?"
Spiegai l'accaduto per filo e per segno fino a quando un suono dall'altra parte del telefono mi fece interrompere e perdere il filo del discorso.
"Cosa è stato?"
"Oh niente, è solo Yoongi, ti ricordi? Ti ho parlato di lui, ora sono a casa sua, qua a Daegu"
"TU COSA?! BRUTTO INGRATO DI UN MIGLIORE AMICO MI LASCI NELLA CONVINZIONE DI ANDARE CON I TUOI GENITORI IN VACANZA IN UNA CITTÀ CHE NON AVETE MAI VISTO E INVECE TI DIVERTI A CASA DI CHISSÀ CHI?!"

Alla fine di questa ramanzina ripresi fiato anche se, il mio respiro, rimase irregolare per un po'.
Jimin aspettò con pazienza che tornassi a respirare normalmente e disse:
"Per prima cosa calmati, sono appunto in vacanza con i miei genitori solo che, ora, sono a fare shopping e sai anche tu quanto io odi fare shopping con loro, non mi lasciano mai decidere cosa prendere. E poi, Yoongi non è 'chissà chi', ma ti racconterò tutto al mio ritorno.
Ora ti saluto mi sta aspettando per la cena, baci-"
E con questo saluto sbrigativo mi liquidò.
Bel migliore amico che ho, appena torno lo farò diventare ancora più basso di quanto già sia, e non lo credo neanche possibile.

Poggiai il telefono sul comodino vicino al letto e iniziai a pensare alla giornata, inevitabilmente, la mia mente si focalizzò su quel bel ragazzo con cui oggi ho fatto amicizia, e chissà, magari col tempo potremmo legare sempre di più, sarebbe bello avere un amico come lui, nulla da togliere a Jimin, che rimane e rimarrà il mio migliore amico, ma ho bisogno di qualche altro amico, com'è che si dice? Più si è, meglio è no? Fu tra quei pensieri che, senza neanche rendermene conto, caddi tra le braccia di Morfeo con in mente un pensiero, nuovo, ma rassicurante:
"Un nuovo amico."

Il giorno dopo mi alzai di buonumore, insolito. Scesi al piano di sotto, presi un toast e, prima di uscire di casa, salutai educatamente i miei genitori, come se nulla il giorno prima fosse successo.
Camminando verso l'università non ascoltai neanche un po' di musica che, di solito, è la mia compagna mattutina.
Non so perché, semplicemente, quel giorno ero già felice e la musica mi avrebbe potuto distrarre da tutte le cose belle che mi circondavano, in quei dieci minuti di camminata, da casa all'università.
I miei genitori, all'inizio, si offrirono di farmi accompagnare dal loro autista privato ma io rifiutai, dissi che mi faceva bene camminare e respirare all'aria aperta senza una balia che mi assistesse perennemente, insomma, volevo essere libero.

Arrivato a destinazione, mi diressi prima di tutto verso gli armadietti che l'università forniva e lì posai i libri che avevo nello zaino, lasciai solo l'occorrente per le due ore successive, filosofia, io amavo filosofia, quindi, la giornata mi sembrò andare sempre meglio.

Entrato in classe trovai il mio nuovo compagno seduto già al suo posto.
Mattutino l'angelo eh
Pensai ridacchiando leggermente, cercando però, di non far vedere il mio sorriso agli altri ragazzi presenti in aula.
Mi sedetti e lo salutai, lui, all'inizio, mi apparse come perso nei suoi pensieri ma, dopo che gli sventolai davanti la mano davanti agli occhi, sembrò come se si fosse risvegliato dal sonno della notte.

"Come va?" Azzardai a chiedere, non sicuro che stesse veramente bene, chissà perché ma, mi stavo davvero preoccupando.
"Eh? Cosa? Ah, tranquillo tutto okay, a te come va? Passata una buona giornata ieri?"
Nonostante mi sembrasse ancora strano, decisi di ignorare questa mia sensazione e di far continuare al meglio la mia giornata.

"Insomma, non è stata proprio una delle mie giornate migliori"
"È-è c-colpa m-mia? I-ieri ti ho dato fastidio o fatto qualcosa che ti ha offeso in qualche modo?"
Disse con voce quasi tremante.
"No, no, tranquillo, perché dovrebbe essere colpa tua? È per colpa dei miei genitori, sono due veri scocciatori, la mia vita sarebbe molto meglio se non ci fossero" dissi scocciato.
"Non dire così, almeno tu hai entrambi e sono sicuro ti vogliano un mondo di bene"
Un idiota, ecco cosa sei Jeon Jungkook, un completo idiota.

E fu pensando a quelle cose che mi schiaffeggiai la fronte mentalmente.
"Oh...scusami non volevo essere inopportuno, si forse hai ragione, ma tendono ad essere troppo invadenti e io non ho la libertà che vorrei, insomma, ho ventuno anni."
"Tranquillo non fa nulla, dico solo che sei fortunato a poterli vivere ancora entrambi, nonostante ti vietino alcune cose, io e mia madre abbiamo un rapporto davvero bello ed è la persona più importante per me, da quando ne ho ricordo, senza di lei sarei perso, mi ha sempre protetto dagli sguardi indiscreti della gente che mi guardava come diverso e strano"
"Non avevi amici nella tua città?"
"No, diciamo che per il mio 'carattere' e il mio modo di fare, gli altri bambini, mi stavano lontani.
Una volta qualcuno provò a parlarmi a scuola, credo alle medie, ma è stato rimproverato dai suoi genitori poco tempo dopo e smise di rivolgermi la parola, dopo quell'episodio, smise anche di salutarmi, per questo sono sempre così prudente nel parlare e cerco di comportarmi il meglio possibile con tutti, non voglio che, anche qua in questa nuova città e, anche i miei nuovi compagni pensino che io sia strano e si allontanino"

Ero sbalordito, che vita aveva avuto questo ragazzo prima di arrivare qua?
"Ora capisco perché ti preoccupi di fare qualcosa che mi possa dare fastidio, ti sei sentito sbagliato e sei riuscito a mantenere questo carattere gioioso, nonostante tutte le sofferenze che, immagino, tu abbia passato?"
"Già, sono sempre stato così, la mamma mi dice sempre che, è come avessi il potere di essere sempre me stesso, nonostante il mio carattere possa essere, temporaneamente, diverso."
"È davvero una cosa incredibile!"
Dissi quasi urlando, al punto che, il professore, si voltò verso di noi e ci tirò un gessetto

Non appena si fu rigirato verso la lavagna, io e il mio amico, ci mettemmo a ridere il più silenziosamente possibile e io, potei ammirare per la seconda giornata consecutiva, quello splendido sorriso che già rendeva le mie giornate migliori.

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