Casa

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Jungkook's pov

Dopo lo spiacevole incidente, riguardante il mio pianto immotivato, le giornate passavano tranquille, tra me e Taehyung sembrava si stesse instaurando un rapporto che dava onore e rispettava le parole che, il ragazzo, mi aveva rivolto.

Tutto sembrava procedere per il verso giusto, ma sentivo una strana sensazione, come se, questo verso, non mi bastasse più. Avevo sempre più bisogno di passare del tempo con il mio nuovo amico.
Avrei voluto poterlo vedere anche fuori dalle mura universitarie, volevo potergli parlare per ore, che non si limitassero ad essere quelle di lezioni e quindi, a dover intrattenere una conversazione sottovoce, per non farsi cacciare via dall'aula.

Ero talmente frustrato che, arrivata la pausa pranzo, non riuscii più a trattenere i pensieri e le parole che, volevo tanto poter condividere con Tae.
Prima che potesse uscire dall'aula, per recarsi in cortile dove Hoseok, come tutti i giorni, lo stava già aspettando, lo chiamai, deciso più che mai di riuscire nel mio intento.
Chissà perché mi sento così, neanche con Jimin, all'inizio della nostra amicizia, sentivo quelle emozioni dentro di me.
Lo vidi girarsi e, col suo fare allegro, tornò al suo posto, aspettando che gli dicessi il motivo per la qualche avevo richiesto la sua presenza.
"Ascolta TaeTae, ti-ti andrebbe di venire a casa mia questo pomeriggio? Potremmo, non saprei, giocare con il computer, oppure se non ti va, possiamo fare qualsiasi altra cosa che ti piace, non conosco ancora bene i tuoi gusti ma ho una casa grande e un giardino immenso, ho anche il campo da minigolf" finii ridacchiando e guardando finalmente negli occhi il ragazzo di fronte a me che ora, aveva gli occhi e la bocca sbarrati, come se non credesse alle mie parole.
Subito cercai di spiegare e chiarire che, anche se ero ricco, non volevo essere trattato diversamente, ma, notando la sua espressione non variare, capii che non era il campo da minigolf, ciò che lo aveva sbalordito tanto.

Improvvisamente scosse la testa e parlò:
"Non è per il minigolf, sono solo sorpreso, nessuno, prima d'ora, mi aveva mai invitato a casa sua, ho sempre passato i miei pomeriggi a casa con mia madre" esordì infine e io interpretai quelle parole come se avesse risposto negativamente alla mia proposta di uscita.
"Oh, non importa allora, se non vuoi fa nul-"
"No, no, no, hai frainteso, non ti sto dicendo che non verrò, anzi, sono molto contento di essere stato invitato dal mio primo amico" disse con un sorriso, a dir poco stupendo.
Mi sono innamorato di quel sorriso.


"Quindi verrai?" Chiesi titubante ricevendo, in risposta, un altro splendido sorriso.
"Certamente!" Fece per andarsene ma io lo fermai di nuovo.
"Ti andrebbe... di venire... subito dopo la fine della scuola? Casa mia dista solo dieci minuti a piedi da qua, in più non si direbbe ma sono un ottimo cuoco, potrei preparare una cena con i fiocchi se decidessi di rimanere fino a sera" conclusi con un sorriso.
"Sai Jungkookie, assomigli sempre più ad un coniglietto quando sorridi" disse sorridendo a sua volta e correndo a tutta velocità verso la porta.
"Comunque ci sarò, sono proprio curioso di assaggiare la tua cucina" e dicendo questo si dileguò.
Un altro sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra.


"Sbaglio o ti ha chiamato coniglio?"
Sobbalzai quando una voce, che capii appartenere al mio migliore amico, interruppe il mio profondo stato sognante.
"Eh? Hai detto qualcosa?" Dissi con un sorriso ebete sul viso.
"Ho.detto:sbaglio.o.ti.ha.chiamato.coniglio" disse scandendo sopratutto l'ultima parola.
"Ah, si, e allora?"
"Come allora Kook, tu hai sempre odiato quando la gente ti chiamava in quel modo, neanche io posso chiamarti così, o mi arriverebbe sicuramente uno sguardo fulminante"
"Smettila di dire stupidaggini ChimChim, non è affatto vero"
"Sicuro?"
Annuii vivamente in risposta
"E allora che mi dici di Jackson, in seconda elementare? Dopo averti chiamato 'coniglietto' è andato piangendo dalla maestra, poiché gli avevi distrutto la sua matita preferita"
"Ero solo un bambino!" Cercai allora di difendermi.
"E di quella volta che hai ribaltato il banco di Yugyeom, per lo stesso appellativo che ti aveva affibbiato?"
Non potendo negare divenni rosso e iniziai ad urlare cercando di picchiare un Jimin troppo agile per i miei gusti.
Non a caso è il ballerino più bravo dell'istituto.


Alla fine di quella 'interessante' pausa pranzo, tutti gli studenti tornarono ai propri posti, le lezioni proseguirono senza intoppi e, nella mia testa, dopo la discussione animata con quel mochi, riaffiorarono tanti ricordi degli anni precedenti.
Pensandoci bene, in tutti i ricordi da me posseduti, era presente la figura di Jimin, sia nei momenti belli, che in quelli 'meno belli'. Nonostante le divergenze con i miei genitori e la solitudine nella quale ero segregato, non riuscivo a definire un singolo ricordo della mia esistenza 'brutto'.
Non so per qualche ragione, sono solo consapevole che, al mondo, ci sono persone che non hanno nulla e che devono sopportare dolore atroce tutto i giorni.
Ad ogni modo, avrei dovuto ringraziare Jimin come si deve per tutte le volte che mi ha aiutato o sostenuto, non importava se avessi torto o ragione, lui era sempre lì per me, era l'unico, o almeno, lo era fino a quando, quello strano ragazzo lunatico, non entrò nella mia vita.


Le lezioni terminarono e io mi avviai all'ingresso e stetti lì ad aspettare Taehyung, rimasto in aula un po' più del dovuto, convocato dal professore. Una volta arrivato, ci dirigemmo a casa mia.
Durante il tragitto, il mio amico, non fece altro che saltellare e raccontarmi di Hobi, quel ragazzo sembrava davvero simpatico ma provavo una sensazione strana nei suoi confronti
Forse gelosia Jungkook, chi lo sa.
Cercai di ignorare la mia coscienza, io non potevo essere geloso, perché mai avrei dovuto esserlo? Infondo io e Tae eravamo solo ottimi amici e, in più, nè io, nè lui, eravamo gay.


Riuscendo a convincermi delle mie stesse parole, riuscii anche a camminare sereno al fianco di quel meraviglioso ragazzo.
Quando arrivammo a casa, vidi la sua bocca spalancarsi.
"Chiudi la bocca o ci entreranno le mosche" dissi ridendo di gusto.
Lui la richiuse immediatamente e, con le sue labbra, carnose ma non troppo, fece una specie di broncio che mi parve vernante adorabile, al punto che, agii senza pensare e gli pizzicai le guanciotte, anch'esse abbondantemente adorabili.
"Benvenuto nella mia umile dimora" Dissi con ironia che subito il mio amico capii e si mise a ridere.

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