Namjin

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Namjoon's pov
Ricordo ancora il primo giorno, ricordo ancora quello sguardo, ricordo ancora quella risata e ricordo ancora quelle labbra.
Avevo appena iniziato a frequentare le scuole superiori quando lo vidi per la prima volta.
Mi innamorai di lui fin dal primo momento, anche se il nostro amore non si ufficializzò fra le quelle mura.
È vero che per me fu amore a prima vista, ma nonostante ciò era un amore non corrisposto.


Lo seguivo ovunque e provavo sempre a parlargli, con scarsi risultati dovuta la sua popolarità e il suo essere sempre circondato da milioni di studenti, di tutte le età.
Ero così invidioso dei ragazzi che avevano l'onore di poter stare vicino a lui che, per distogliere la mia attenzione dal ragazzo dei miei sogni, mi buttai a capofitto nel mondo della musica e del rap.
Scrissi molti testi e nonostante la maggior parte non venissero considerati, data la mia giovane età, io provai e riprovai fino a quando non fui assunto part-time in un'agenzia musicale, con il ruolo di assistente compositore.



Passavo i miei pomeriggi in quell'edificio a scrivere e registrare, cercando di dare una mano dove possibile.
Continuai così per anni e, nonostante il lavoro occupasse la maggior parte del mio tempo durante la giornata, non riuscì comunque a scacciare dalla mia testa e dal mio cuore quel ragazzo.
È più grande di te Namjoon, non ti guarderà mai.
E poi è conosciuto in tutta la scuola, vuoi vedere che non è fidanzato?
Poi è anche un modello affermato nella società.
Questi erano i pensieri che sommergevano la mia mente, fino al farla entrare in totale confusione.


Preso dall'ira, interruppi le attività che stavo svolgendo e appoggiai, non proprio delicatamente, la testa sulla scrivania, facendole emetter un forte rumore, nel momento in cui venne a contatto con il mio cranio.
"Ouch" Dissi massaggiando la parte dolorante.
Quando pensavo che nulla potesse andar peggio, il telefono iniziò a squillare e la mia esasperazione salì alle stelle.
Guardai lo schermo e risposi scocciato.
"Pronto?" Chiesi rimanendo educato, essendo comunque una chiamata di lavoro.
"Lei è il signor Kim Namjoon giusto?"
"Si, lei chi è?"
"Sono un impiegato dell'azienda in cui lavora. Mi è stato chiesto di riferirle che è invitato in azienda domani mattina, per discutere di questioni importanti"
"E potrei sapere a che riguardo?"
"Uno dei suoi testi e delle sue melodie sono stati scelti per essere pubblicati ufficialmente, attraverso la diffusione di un video musicale"
"Mi sta dicendo che sarà fatto l'MV di una mia canzone, cantata da me?"
"Esattamente"
"Wo"
"La aspettiamo domani alle otto, arrivederci"
"Uhm si, arrivederci" feci in tempo a dire, prima che l'uomo dall'altra parte attaccasse.


"Wo" continuavo a ripetere.
Non riuscivo ancora a crederci.
Non ci riuscii neppure quando fui ai piedi dell'agenzia quella mattina, neppure quando firmai i documenti necessari per la realizzazione del video e neppure quando arrivai sul set per le riprese di questo.
Ero semplicemente entusiasta, non riuscivo a contenere le mie emozioni.
Sembrava tutto perfetto: ero appena uscito dalla sala del trucco e aspettavo solamente l'arrivo del cast che sarebbe apparso nel video.
Era tutto talmente bello che non mi accorsi neanche di aver iniziato a camminare.
Quando vidi delle persone entrare dalla porta principale, capii che mancava poco all'inizio delle riprese.
Tutto sembrava filare liscio.
E dico appunto 'sembrava' perché in quel momento dimenticai quanto io fossi goffo e maldestro.



Stavo ancora camminando in giro per la stanza quando, senza neanche sapere come, finii per inciampare e cadere, ma quella non fu una caduta normale. Infatti atterrai sul tavolo del buffet, apparecchiato già da prima del mio ingresso.
Quanto tutti si voltarono verso di me per vedere se stessi bene, sentii un urlo provenire dall'altra parte del set.
"Il mio tavolo!"
Oh no, ora sono nei guai, mi licenziano.
Sicuramente, il cuoco che aveva preparato tutte quelle cose deliziose mi userà come ingrediente per il prossimo tavolo.
Pensai preoccupato.




La persona che poco prima aveva urlato si fece strada fra la folla che mi accerchiava e una volta arrivato io non credei ai miei occhi.
"Seokjin?" Chiesi, nonostante sapessi che lui non mi conoscesse.
"Namjoon? Tu che ci fai qui?" chiese un po' meno arrabbiato il castano.
"Mi conosci?"Chiesi ancora più sorpreso.
"Certo. Andiamo nella stessa scuola!"
"Pensavo non mi notassi insomma... sono più piccolo e tu sei molto ricercato"
"Non per questo devo essere uno snob a cui non interessano i nuovi arrivati, non pensi"
"Hai ragione" Dissi abbassando il capo.
"Dai, alzati" disse porgendomi la mano che io afferrai, tenendo sempre lo sguardo basso.
"Scusami per il tavolo, ci avevi sicuramente messo molto impegno"
"Non ti preoccupare, posso rifarlo, basta che non ci ricaschi sopra" disse sorridendomi.
Quel sorriso mi spiazza.
~smettila di guardargli le labbra o sembrerai strano~
Oh, si giusto.
Scossi la testa e sorrisi a mia volta.


"Wow! Jin che perdona qualcuno dopo che quest'ultimo ha distrutto il suo lavoro! È un miracolo!" Sentii urlare da qualcuno a me sconosciuto.
"Oh zitto tu! Non nono mai stato così esagerato!"
"Ti ricordo la nostra scorsa truccatrice?" Continuò lo sconosciuto.
Si intromise un'altra voce:
"Oh, quella che si è licenziata dopo che il nostro Jin l'ha attaccata per aver toccato troppo presto un cupcake?"
"Si, si, lei!" Confermò la prima voce.
"Okay ragazzi ho capito, volete fare la stessa fine?" Chiese Seokjin con un sorriso questa volta minaccioso, facendo indietreggiare impauriti tutti gli spettatori, che piano piano tornarono alle loro mansioni.
"Devi scusarmi, a volte mi faccio prendere dall'istinto, ma infondo mi vogliono bene e io ne voglio a loro"
"Sei come una mamma" dissi io.
"Eh? Ti ricordo che sono un uomo" rispose leggermente irritato.
"Scusami Seokjin-Hyung"
"Chiamami pure Jin" disse sorridendomi per l'ennesima volta.



Passò un po' di tempo da quell'episodio abbastanza bizzarro ma unico.
Io e Jin-hyung diventammo amici molto presto e questo non mi aiutava a dimenticare la mia cotta per lui.
"Mi sento così solo" confessò Jin sedendosi sulla panchina del cortile.
"Come mai? Hai me no?" Azzardai io.
"Si lo so Nam, voglio dire che sono solo in 'quel' senso"
"Oh...puoi pur sempre cercare una ragazza" Dissi triste.
"Veramente sono gay" disse con nonchalance.
"Eh?!" Chiesi sconvolto, convinto di aver sentito male.
"Qualche problema? Sono gay"
"No, no, nessun problema, è solo che non me lo aspettavo. Se lo avessi saputo prima..."
"Cosa avresti fatto Nam?"
Io a quella domanda presi tutto il coraggio che possedevo e mi preparai per confessargli i miei sentimenti.

Non ero mai stato una persona timida, dicevo sempre quello che pensavo, senza preoccuparmi delle conseguenze, ma quella volta avevo dovuto mantenere in segreto tutte le emozioni che provavo verso quel ragazzo, almeno fino a quel momento.
"Ti avrei detto prima che tu, Kim Seokjin, mi piaci fin dal primo momento che ti ho visto"
"Finalmente l'hai detto" disse lui mantenendo la sua tranquillità.
"Lo sapevi?" Chiesi un po' sorpreso.
"Nam, era ovvio" disse ridacchiando.
"E quindi?"
"E quindi cosa?"
"Io ti piaccio?" Fui diretto, forse un po' troppo, dato che lo feci arrossire violentemente.
"C-che domande sono?! Certo che mi piaci, Kim Namjoon"
"E allora vuoi porre fine a quella tua solitudine, fidanzandoti con me?"
"Anche questa risposta è ovvia, scemo d'un bambino" rispose sorridendo.



Da quel giorno sono passati un po' di anni. Durante questi, conobbi tante persone, tra cui Yoongi, che divento ben presto il mio collega e amico più fidato.
Nonostante il tempo passasse una cosa non è mai cambiata nella mia vita: la presenza di Seokjin.
Il mio amore per lui si confermò non essere una semplice cotta passeggera e entrambi finimmo dopo un po' per vivere sotto lo stesso tetto, trascorrendo al meglio le nostre giornate, acquistando sempre più confidenza e creando un'atmosfera sempre migliore fra i due, con meno imbarazzo e molte più battute, litigando anche spesso, ma risolvendo tutto, sempre.

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