Festa

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Passò una settimana, una settimana che le vacanze erano finite, una settimana che conoscevo Kim Taehyung, una settimana che ci avvicinavamo sempre di più, una settimana che ero finalmente felice.

Finalmente, alla fine del weekend, avrei rivisto il mio migliore amico, avrei rivisto quel piccolo mochi, avrei rivisto la persona che mi è sempre stata vicina, non perché fossi ricco, ma perché mi vuole veramente bene.
Ero all'aeroporto, lui non ne sapeva nulla, volevo fargli una sorpresa, volevo vedere che espressione avrebbe fatto, se dallo stupore e dalla gioia nel vedermi, oppure dalla paura per tutte le minacce che in quella settimana gli avevo mandato.
Eccolo lì, era piccino come sempre, sembrava quasi un bambino, eppure aveva due anni più di me.
Non appena mi vide lascio le due valigie che teneva nelle mani e si fiondò tra le mie braccia.
Mi erano mancati questi abbracci.
"Mi sei mancato tanto" disse e in quel momento mi parse di sentire un lieve singhiozzo provocato dalle lacrime che scendevano imperterrite.
"Anche tu chimchim"
"Smettila di chiamarmi così, non sono un bambino e sono anche più grande di te, dovresti chiamarmi 'Hyung'!"
Dopo aver sentito quelle parole mi misi a ridere così forte che tutto l'aeroporto poté sentirmi.
"Intanto sono più alto di te Jimin-ssi"
"Uff smettila" disse dandomi piccoli pugni sul petto.
Ma più lui continuava più io non riuscivo a smettere, era questo l'amico di cui avevo bisogno, era lui la persona che mi era mancata così tanto.

"Dai andiamo a casa...
Ah a proposito"
Jimin mi guardò stranito.
"Signori Park" dissi con tono formale, e quest'ultimi si girarono in mia direzione.
"Desidererei tanto che Jimin venisse a dormire nella mia dimostra per sta notte, ha già tutto l'occorrente nelle valigie, in più, potrei, prima di andare a letto, portarlo più o meno in pari con il programma"
A quella proposta, i genitori del mio migliore amico, non poterono che accettare e così, io e Jimin, tornammo a casa e, una volta nella mia stanza, anziché studiare come detto mentendo in precedenza, ma bensì dopo esserci messi il pigiama iniziamo a raccontarci ciò che non avevamo potuto dire nelle due settimane precedenti.

"DEVO RACCONTARTI TANTE COSE!" Dicemmo urlando all'unisono.
"Parla prima tu" dissi, pensando che, quello che doveva dirmi, fosse più importante.
"Okay, allora, ti avevo raccontato di quel ragazzo che avevo conosciuto un po' di tempo fa, no?"
Annuii, aspettando che lui continuasse il suo discorso.
"Ecco, si chiama Yoongi, abbiamo fatto amicizia e volendolo incontrare, ho cercato di convincere i miei genitori a trascorrere le vacanze nella città dove abita, Daegu"
Continuai a guardarlo curioso e stupito.
"Sono riuscito a convincere i miei, come sai."
Annuii di nuovo
"Lì, abbiamo passato tanto tempo insieme e..."
"E..?"
"E 'forse' potrei avergli detto che mi piace." Disse tutto d'un fiato.

"TU COSA?!?!"
"Calmo ti prego..." mi chiese con gli occhi ormai lucidi.
"E LUI COSA HA DETTO?"
"H-ha detto c-che anche i-io gli o-piaccio e, da allora stiamo insieme..." disse abbassando il capo, lasciando che una lacrima percorresse il suo piccolo viso.
"M-m d-dispiace, mi dispiace non averti detto che s-sono fidanzato e mi d-dispiace sopratutto non averti detto che s-sono g-gay..."
Oramai in preda al panico e al pianto, si portò le mani sul volto per coprisi il viso dalla vergogna e dal dispiacere.

"Hey, hey guardami" dissi prendendogli il viso con le mani.
"È tutto okay, innanzi tutto, Jimin, sapevo tu fossi gay"
"C-come?" Disse finalmente guardandomi.
"Si chim, si vede"
"Davvero?"
"Si" dissi sorridendogli e, finalmente, anche lui mi donò un sorriso, un bellissimo sorriso.
"Poi, sono davvero contento che tu ti sia fidanzato e non vedo l'ora di conoscerlo"
"SUL SERIO?!" Disse buttandosi tra le mie braccia e abbracciandomi più forte possibile.
"Se non mi soffochi si, mio piccolo mochi"
"Grazie, grazie, grazie Jungkook, davvero, ti voglio tanto bene, sono fortunato ad avere un migliore amico come te"
"E io sono fortunato ad avere te"
"Ora che ti ho raccontato cosa è successo a me, raccontami tu"
"Oh niente di che, ho fatto amicizia con un ragazzo stupendo, si chiama Taehyung, viene anche lui da Daegu e non ci crederai ma è biondo naturale!"
"Sul serio? Ma è rarissimo! E dimmi, com'è? È bello?" Disse entusiasta e io, a quelle parole, arrossii violentemente.
"JIMIN!"
"Scusami,scusami, ma non hai negato" disse ancora con una faccia perversa.
"Chim, gay qua ci sei solo tu"
"Giusto~ giusto~" cantilenò.
Alla fine ci mettemmo a ridere di gusto e fu con quelle risate che, io e Jimin, ci addormentammo nel mio letto, l'uno abbracciato all'altro"

Mi svegliai di buonumore, Chim ed io ci preparammo e, una volta in classe lui si diresse verso il suo nuovo posto mentre io nel mio solito.
Quella mattina però, al mio fianco non trovai un angelo, ma bensì trovai un demone nero.
Era lo stesso ragazzo della settimana passata, con dei capelli però di un nero corvino davvero intenso, anche le sopracciglia si erano scurite, com'era possibile? Non era biondo?

Decisi di dare una risposta a tutte quelle mie domande e allora, mi voltai nella sua direzione e parlai:
"Cos'è successo ai tuoi capelli?"
"Non mi piacevano più quelli che avevo prima." disse secco, con un tono che, per quanto poco io lo conoscessi, mi parse tanto insolito.
"È successo qualcosa? Sei strano..."
"Perché dovrebbe essere successo qualcosa?"
"Sei diverso..."
"Pensi di conoscermi già?"
"No, non dico questo, ma pensavo di aver capito almeno un po' il tuo carattere, solare, quasi come quello di un bambino"
"Non osare chiamarmi bambino, proprio tu moccioso, solo perché provieni da una famiglia ricca che ti ha fatto saltare due anni non significa che tu sia meglio di me, chiaro?"
"Ma Tae, io quasi non ti riconosco, sembri un'altra persona"
"Forse lo sono, chissà Jungkookie, tu hai capito chi sono io?"
A quelle parole non ebbi il coraggio di controbattere e decisi di girarmi e seguire la lezione in silenzio.

Qualcosa non andava, possibile che, quello di ieri, non fosse il vero Taehyung?"
Era inutile pensarci in quel momento, il mio cervello aveva bisogno di una pausa.

Alla fine delle lezioni, il mio compagno di banco, prese le sue cose e, salutando a malapena con un cenno del capo, se ne andò.
Sospirai e decisi di fare una passeggiata prima di tornare a casa, ero già di cattivo umore e non avevo proprio voglia di dover star a sentire i miei genitori con le solite domande, come se fossi una persona sospettata di omicidio.

Più pensavo alla giornata più non mi ci raccapezzavo più, come poteva, una così bella giornata, essersi tramutata in una delle peggiori da me vissute? Soprattutto, com'era possibile che io fossi rimasto così ferito dalle sue parole? Insomma, lo conosco da a malapena una settimana...
Mi sono affezionato così tanto e credevo che anche lui fosse lo stesso.Ho reagito così solamente perché pensavo di aver finalmente trovato un nuovo amico.
Mi ripetei all'infinito quelle parole e, alla fine, me ne convinsi tornando, un po' più sereno, a casa.

Appena entrai non vidi i miei genitori venirmi incontro, segno che non erano a casa in quel momento, e infatti, appena misi piede in cucina, trovai sul tavolo un post-it con su scritto:
"Siamo via per lavoro, torneremo lunedì, stai attento e studia.
-Tua madre e tuo padre."
Ecco ci risiamo, i miei genitori hanno impegni di lavoro e io sono di nuovo costretto a stare a casa da solo, non che mi dispiacesse particolarmente, infondo, potevo fare tutto ciò che volevo senza nessuno che mi frenasse, e così feci, ancora un po' infastidito dalla giornata mandai messaggi a più persone possibili che frequentavano la mia università e decisi di dare una festa a casa mia.

Essendo lunedì non mi aspettavo molta gente ma, poiché molti mi conoscevano per via dei miei genitori e del mio 'salto dei due anni', vidi, quasi immediatamente, il mio telefono illuminarsi e riempire la schermata home di notifiche, tutte di studenti che avevano accettato il mio invito.
Fantastico.

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