Felicità

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"Vedi, io adesso abito da Jimin" confessai una volta seduti.
"Come mai?"
"Perché ho detto ai miei genitori di essere gay"
"E perché l'hai detto se sapevi che  sono contrari"
"Sai come sono loro, esagerano nel parlare e comunque volevano organizzare un fidanzamento combinato, con una ragazza che nemmeno conosco"
"Oh, capisco"
"Eh già, io mi sono alterato e una parola dopo l'altra sono arrivato a dire qualcosa di cui neanche ero convinto"
"E ora ne sei convinto?" Chiese spaventato dalle parole che precedentemente avevo detto.
Io lo guardai negli occhi e gli sorrisi dolcemente.
"Più ti guardo e più lo sono, ti basta come risposta?"
Lo vidi annuire e donarmi l'onore di poter ammirare il suo stupendo sorriso.



"Io non voglio ferirti" sbottò all'improvviso.
"Perché dovresti farlo?"
"N-non sono 'normale', ho una personalità alquanto complessa e ho paura che potresti stancarti di me"
"Non devi preoccuparti TaeTae, ho imparato ad amare ogni lato di te"
Dissi senza pensare, rendendomi conto solamente dopo del peso che quelle parole potevano avere sul ragazzo.
"Grazie" disse soltanto, girando il viso verso la strada pur di non incrociare il mio sguardo.
È diventato rosso.
Pensai sorridendo, consapevole del fatto che, di quei momenti, non avrei più potuto farne a meno.
Mi alzai dopo un po' di tempo passato mano nella mano e feci segno a Taehyung di fare lo stesso.
Camminammo un altro po' e ci incamminammo verso casa del mio ragazzo.




Quando arrivammo, la signora Kim aprì la porta all'improvviso e TaeTae sfilò velocemente la sua mano dalla mia.
Io rimasi scosso, non sapendo effettivamente che reazione avrebbe avuto la donna nel sapere che suo figlio stesse con un altro ragazzo.
Guardai il biondo che mi sorrise di rimando e allora ricordai che sua madre era completamente diversa dai miei genitori.


Mi salutò gentilmente e invitò il figlio ad entrare in casa, ma non diedi a quest'ultimo neanche il tempo di fare un movimento che gli presi il braccio e lo trattenni prima di rivolgermi alla madre.
"Mi scusi signora Kim, ma vorrei parlarle di una cosa che mi sta al cuore"
"Dimmi caro, di cosa vuoi parlarmi?"
"Di suo figlio" Dissi secco, lasciandola alquanto perplessa.



"Vede, io e suo figlio ci frequentiamo" Andai dritto al punto, vedendola senza parole.
"È la verità?" Chiese lei, rivolgendosi al mio ragazzo che annuii timidamente.
"Vorrei che mi desse il suo consenso nel portare avanti questa relazione, non posso garantirle che staremo insieme per sempre ma prometto di provarci. Non so ancora il significato della parola amore, posso solo assicurarle che farò di tutto per rendere Taehyung felice"
Dissi tutto d'un fiato, con gli occhi lucidi e il cuore che batteva all'impazzata.
"Jungkook, sei sicuro di riuscire a mantenere la parola?" Mi chiese e io annuii vigorosamente.
"Mio figlio è speciale, riuscirai ad apprezzarlo sempre?"
"Glielo assicuro"
"E tu figliolo, credi che riuscirà a renderti finalmente felice?" Chiese al biondo al mio fianco.
"Si mamma, Kook riuscirà a capirmi" disse Taehyung, lasciandomi un po' confuso ma sempre più convinto delle mie parole.





"Allora ti considero già mio figlio!" concluse lei sorridendomi ampiamente, facendomi diventare dello stesso colorito di un pomodoro.
"Grazie, signora Kim"
"Così però non andiamo d'accordo mio caro, chiamami mamma" disse facendomi l'occhiolino.
Okay, credo che io abbia appena inventato una nuova tonalità di rosso.
"D-d'accordo, mamma"
"Così ragioniamo. Ora, ti andrebbe una tazza di tè?"
"Oh, la ringrazio per l'invito ma mi aspettano a casa"
"Sappi che non accetterò un no come risposta la prossima volta"
"Sarò lieto di passare del tempo in vostra compagnia la prossima volta"
Dissi salutando e voltandosi in direzione dimora Park.
Nonostante mi stessi allontanando, riuscii comunque a sentire le parole della mamma di Tae, rivolte verso quest'ultimo:
"Mi piace già!"
Io sorrisi e camminai serenamente,  fino ad arrivare a destinazione, con ancora il pensiero di quella conversazione impressa nella mente.


"Alla buonora" disse il ragazzo più basso di me con le braccia conserte che mi aspettava seduto sul divano del salotto.
"Ho fatto una fermata a casa di Tae" Mi giustificai io togliendomi le scarpe e sistemandomi finalmente al caldo.
"Devi.raccontarmi.ogni.singola.cosa"  disse Jimin, scandendo ogni singola parola facendomi ridere.
"D'accordo, ma andiamo in camera mia, sono esausto e non avrei le forze di alzarmi una volta finito di parlare"






Ci accomodammo sul mio letto e io iniziai il racconto nei minimi dettagli, senza tralasciare niente.
"Wo" disse rimanendo con la bocca spalancata.
"Ci entreranno le mosche, oppure se preferisci chiamo Yoongi e ci mette il suo c-"
"OKAY! OKAY! HO CAPITO CHIUDERÒ LA BOCCA, ADESSO TACI! PER FAVORE!"
Io scoppiai a ridere e mi distesi più comodamente nel letto, seguito poi da Jimin che si accoccolò sul mio petto.
"Ora i nostri momenti insieme diminuiranno" disse timoroso.
"No Chim, non ti preoccupare ,non mi dimenticherò di te e poi tu stai con Yoongi-Hyung no?"
"Si ma lui è lontano, non è la stessa cosa"
"Ma passate tanto tempo al telefono quando lui non è a lavoro"
"Uff~Promettimi che non ti dimenticherai di me" continuò mettendo il suo solito broncio.
"Te lo prometto. E ti prometto anche che quando il tuo ragazzo si degnerà di ritornare usciremo tutti e quattro soli soletti, d'accordo!"
"Si~Grazie Kookie"
"Grazie a te per esserci sempre"
"Non ti libererai così facilmente di me"
"E non ho intenzione di farlo, come farei senza il mio poggia braccio preferito"
"Un giorno ti supererò" disse convinto.
"Jimin, hai ventitré anni"
"E allora?! Vedrai come crescerò, piccolo feto!"
"C-come mi hai chiamato?" Dissi scoppiando a ridere.
"Feto! Questo soprannome l'ha pensato Jin-Hyung e io trovo che ti calzi a pennello"
"Solo perché ho due anni in meno?"
Lo vidi annuire e scoppiai nuovamente a ridere.
"ChimChim, sono più muscoloso di te"
"Ma io ho più addominali di te"
"Mi stai sfidando?" Chiesi, alzando la maglia, sentendo aria di sfida.


"Vuoi fare braccio di ferro?" Propose all'improvviso.
"Ci sto!"
"Preparati a perdere" lo stuzzicai io.
"Io non ne sarei tanto convinto se fossi in te, feto"
"Zitto e metti il braccio qua sopra, tappo" lo provocai ancora e ancora, fino al punto in cui lo vidi correre e buttarsi su di me, facendoci cadere entrambi al suolo.
"Stupido!" Urlai io, massaggiandomi la schiena dolorante.
"Sei un vecchietto!" Disse lui, saltellando per la camera.
"Non ero un feto?"
"Anche" disse lui ridendo
"Aspetta che ti prenda e diventerai ancora più basso"
"Prova a prendermi, se ci riesci"
Mi disse scattando di qua e di là.
Lo rincorsi fino a quando fummo entrambi sfiniti, accasciandosi sul letto e addormentandoci dolcemente su di esso.

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