Alterego

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Hoseok's pov

Andai a lavoro più entusiasta del solito quella mattina, nonostante il mio lavoro non soddisfacesse la mia vena artistica.
Sognavo di diventare un ballerino e, c'ero molto vicino, dovevo solo resistere un altro po' e lavorare in quel bar per il tempo necessario da guadagnare i soldi sufficienti ad un trasloco.

La mattinata passò in fretta e, come al mio solito, sfrecciai di qua e di là per il locale, servendo i clienti ai tavoli e congedandomi, con qualche mossa di ballo che molto spesso veniva seguita da degli applausi, molto graditi anche.

Non cercavo la fama, cercavo solo di realizzare il mio sogno, danzo da quando avevo otto anni e, per me, la musica e la danza, sono tutto.
Ho già fatto qualche audizione ma non sono andati a buon fine, molte volte, non perché non avessi talento, ma bensì, per il mio carattere definito troppo 'esuberante'.
Così, ogni volta, tornavo a casa deluso, fino a quando, la pressione che ricevevo dai miei genitori diventò insopportabile e io decisi di lasciare il loro tetto e diventare, finalmente, indipendente.


Mi trasferì a Busan e trovai quasi subito questo lavoro ma, comunque, continuavo a sognare. Intanto però, mi resi conto di essere solo. Avevo mantenuto i rapporti con molti dei miei amici nella vecchia città ma, sono dell'opinione che, a distanza, non si può avere lo stesso rapporto che si creerebbe, quando sei vicino e, a stretto contatto, ad una persona.


Quando la pausa pranzo finalmente si decise ad arrivare, mi diressi immediatamente verso l'università, in cerca di Taehyung.
Quel ragazzo mi piaceva, non in 'quel' senso, mi piaceva come amico, come persona, nonostante il suo carattere ostile, non era cattivo e io, questo, lo avevo intuito fin da subito, era solamente solo...
Quando arrivai, lo cercai in lungo e largo ma, non trovandolo da nessuna parte all'esterno, decisi di chiamarlo poiché, entrare nell'università, era fuori questione, io e gli istituti scolastici non andiamo d'accordo.


Dopo qualche squillo, finalmente ricevetti risposta.
Teoricamente, non si poteva neanche definire 'risposta', poiché, non appena sentii gli squilli interrompersi, dissi tutto d'un fiato:
"Ciao TaeTae! Sono arrabbiato con te!Non sei uscito oggi! Vai in cortile, veloce!"
Dopodiché, interruppi la chiamata in fretta.

Un paio di minuti dopo, una chioma bionda, più bionda della mia, venne verso di me, saltellando allegramente, e io, con occhi serrati, non riuscivo a credere che, quello, fosse veramente il mio caro amico.
"Hey ciao Hobi~!"
Mi salutò e io rimasi ancora a bocca aperta, non sapendo, per la prima volta nella mia vita, cosa dire.
"E tu saresti?" Chiesi nonostante sapessi bene chi fosse.
"Ma come Hope, sono io, Taehyung!"
"Si, questo lo avevo visto, ma, SEI BIONDO!" Dissi urlando alla fine.
Lui si mise immediatamente le mani alle orecchie e chiuse gli occhi.
"Sh~. Si sono biondo, è il mio colore naturale!"
"Ma tu eri corvino fino a ieri!"
Dopo quelle mie parole lo vidi sudare freddo, non sapeva più cosa dire, come se avesse detto qualcosa che non doveva e ora non sapesse come uscire dal guaio.


"A-ah, b-beh s-si, m-ma pensandoci m-mi p-piacciono di più così"
"Tae..." dissi sospirando e, avendo capito che stava nascondendo qualcosa.
M-ma cosa?
Era mia intenzione scoprirlo.
"Fino a qualche giorno fa, tu eri tutt'altra persona, scorbutica e stronza, mi dicesti anche di odiare i capelli biondi" conclusi il discorso.
"Cos-, non farci caso, sarò stato nel mio periodo no, sai ogni tanto capita a tutti." Disse con una risata che vacillava dall'isterico al nervoso.

La mia mente elaborava, piano piano, la situazione, cercando di capire il più possibile. Avevo molte abilità nel capire gli altri, più di quante ne dimostrassi, non a caso, in anni che mi sembravano lontanissimi, ma che in realtà non lo erano dato che avevo solo ventiquattro anni, frequentai il liceo delle scienze umane, con la speranza di fare lo psicologo se non fossi riuscito a diventare ballerino ma qualcosa non andò esattamente secondo i miei piani, al punto che, abbandonai la scuola subito dopo aver preso il diploma.


Molte idee mi passavano per la testa, mentre continuano a guardare quel ragazzo che, con le parole, si stava solamente arrampicando sugli specchi.
Pensavo a cosa potrebbe essere successo, potevano essere tante le motivazioni e tante le cause ma, dato che in quei giorni, venni a conoscenza di ogni sfaccettatura della vita di Taehyung, un'idea si evidenziò nella mia testa, al punto che decisi di esporla al diretto interessato.
Avevo letto, qualche tempo addietro, di casi, seppur molto rari, di radicazione della personalità, come se appunto, la personalità di una persona, potesse dividersi e far diventare quest'ultima, più di un individuo, nello stesso corpo.


Il mio stesso pensiero mi preoccupava, molte delle persone affette da questa 'malattia', non sapevano neanche di essere 'malate'.
Si poteva affrontare in maniera diversa, in base all'individuo che ne era succube e in base alle persone che gli stavano attorno.
Se la mia teoria era giusta, ero ugualmente sicuro che, Tae, sapesse della sua malattia ma, che non ne sapesse i particolari.
Ero sempre più preoccupato, sapevo anche che, in alcuni casi, ci fosse una personalità predominante, mentre in altri, tutte le personalità, per quanto numerose potessero essere, fossero tutte sullo stesso piano.
Il mio cervello stava per andare in tilt, magari mi stavo sbagliando, in quel momento avrei tanto voluto essermi sbagliato, però dentro di me, qualcosa mi diceva che avevo ragione e che, dovevo dirlo una volta per tutte al mio amico.


Il coraggio non fu facile da raccogliere, ci misi un po', presi fiato varie volte e cercai di placare il mio carattere, assumendo un'espressione e un atteggiamento più seri possibile.
Prima di parlare però, sentii quasi una voglia immotivata di piangere, come se fossi io, a dover affrontare tutti i problemi che quella malattia comportava, pensavo che dovesse essere stato davvero difficile convivere con essa e che, la cosa più difficile ma inevitabile, fosse quella di dover sopportare la solitudine.



"Tae..." inizia insicuro, ricevendo in risposta uno guardò preoccupato.
"So cosa ti sta succedendo." Dissi sicuro.
Volevo finirla una volta per tutte.
"Di cosa stai parlando Hobi, non sta succedendo proprio nulla"
"Hai un Alterego, non è così?"
A quelle parole, lo vidi impallidire di colpo, come se avesse visto un fantasma.
"C-come f-fai a-a s-saperlo..? Disse poi titubante con le lacrime che minacciavano violentemente di uscire dai suoi occhi.
"Si Tae, l'ho appena capito, sei un'altra persona, hai cambiato gusti, modo di parlare e atteggiamento"
"H-Hobi"
Disse lentamente, smettendo di guardarmi, oramai in preda ad un forte pianto.
"S-sono un mostro..."

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