Capitolo 2

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Così scappò e visse da sola, per quei mesi prima di quella strana tempesta, osservando quelle persone che non facevano altro che ammazzarsi tra di loro, con tanta barbaria e crudeltà. Aveva paura di quella gente e non ci voleva avere nulla a che fare. Un giorno uguale a gli altri Lexa uscì per andare a caccia, ma non era un giorno come tutti gli altri, vide arrivare qualcosa, era come un enorme esplosione e la pelle iniziò a bruciarle, e gridò dal dolore, ma non si arrese a quel dolore, e con le forze rimaste, iniziò a correre verso un riparo che trovò in quella che ormai era casa sua, per fortuna era vicina in quel momento, era una specie di tana sotterranea, con un portello che chiudeva l'entrata, un bunker.

Lexa pensò che lì fosse al sicuro da quello che stava accadendo fuori, invece no, iniziò a tossire e sputare sangue, sapeva di averlo nero, anche se non sapeva il perché fosse di quel colore, e la pelle continuava a bruciarle, mentre sopra la sua testa sentiva il boato di quella strana tempesta, si sentì mancare le forze e svenne, pensando che fosse la fine. Dopo qualche ora, o qualche giorno, non lo sapeva, Lexa si svegliò, sono ancora viva pensò .

Non ci credeva, aveva ancora i segni di quella tempesta che aveva colpito tutto, e le facevano male, ma non ci diede peso, ora aveva sete, così si rialzò lentamente e riprese fiato e poi si fiondò a bere, era assettata. Finito di bere andò verso il portellone e lo aprì, ma lo spettacolo che si trovò davanti era raccapricciante, non era rimasto nulla, era tutto un deserto.

Stupita uscì da casa sua e iniziò a camminare spaesata, senza meta, era tutto strano. Non c'era nulla intorno a lei, alberi ed erba erano spariti, nessun animale, niente di niente. Poi si riprese dallo shock. Lexa era intelligente e anche se il nulla la circondava, sapeva come muoversi, così si incamminò verso quella città da dove era scappata mesi prima.

Quando arrivò vide che anche lì tutto era stato distrutto, è la fine del mondo pensò. Si avvicinò per vedere se c'era qualcuno sotto le macerie, era spaventata e disse "c'è nessuno?". Continuava a ripeterlo mentre camminava tra le macerie, ma non ebbe risposta. Erano o tutti morti o tutti scappati, ma dove? pensò. Era sola. E anche se aveva vissuto da sola tutti quei mesi, per paura di quella gente, ora questa cosa la spaventava di più, perché ora non c'erano né cibo né acqua, il pericolo numero uno era questo.

Doveva trovarlo, non poteva pensare che tutto fosse perduto. Così prese un bastone che trovò in mezzo alle macerie di quella città, era vicino alla Torre da dove lei era scappata, quel bastone le era famigliare, e sentiva che le apparteneva in qualche modo, era uno dei bastoni che facevano parte della sedia dove lei sedeva quando era Heda, ma lei non se lo ricordava, ma quella sensazione le ricordò che aveva già sentito una cosa simile, mesi fa quando aveva visto quella ragazza bionda, strano pensò e si incamminò, ma più andava avanti e più il nulla avvolgeva tutto.

Così decise di tornare a casa sua, lì aveva ancora delle scorte di cibo e acqua. Decise che per oggi bastava così. Una volta a casa, mangiò qualcosa e e poi sì addormentò subito, il sole cocente l'aveva sfinita.

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