Capitolo 3

386 37 0
                                    

La mattina dopo si svegliò e si alzò affamata, mangiò una mela e poi iniziò a pensare come agire e disse a voce alta

"Bene Lexa, ora pensiamo come agire, per prima cosa dobbiamo andare in quella città, magari mi sposto lì a dormire, così domani avrò un punto avanzato da cui partire, e meno strada da fare, non può essere tutto perduto".

Vi starete chiedendo, come fa a conoscere il suo nome se non si ricorda nulla? Beh, faceva dei sogni, erano più che altro dei flashback, dove vedeva persone e sentiva dialoghi, e in questi "sogni" vedeva spesso la bionda che aveva visto mesi prima, era sempre presente, e la chiamava per nome, "Lexa", e in questi flashback sentì lei stessa chiamare per nome quella misteriosa ragazza che la incuriosiva, "Clarke", e vedeva anche altre persone e parlavano una strana lingua, e anche lei la parlava, e la chiamavano con uno strano nome alle volte "Heda", e alle volte aveva uno strano disegno in faccia e uno strano oggetto attaccato in mezzo a gli occhi.

Chissà se anche lei è ancora viva e si è salvata, pensò Lexa. Comunque fece come disse. Prese tutto il necessario, le scorte rimaste, il cuscino e la coperta, i vestiti e il coltello e l'arco con le frecce, e partì verso quella città distrutta. Arrivò lì e si mise a cercare un buon riparo, c'era un punto dove la torre ormai crollata quasi del tutto, stava in piedi, e sembrava sicura, così Lexa decise di sistemarsi li. Il giorno dopo, si svegliò e si preparò alla ricerca di vita, zaino in spalla, bastone alla mano e via.

Camminò tanto e continuava a non trovare nulla, stava quasi perdendo la speranza, quando in lontananza vide del verde, era un bosco, alberi, erba, vedere tutto quel verde era bellissimo.

Così iniziò a correre in quella direzione tutta contenta, "sono salva" disse. Quando mise piede in quel meraviglioso angolo di paradiso, si sentì bene, ora aveva bisogno di cercare dell'acqua per prima cosa, così iniziò ad esplorare, per lei quel posto era il paradiso, il suo paradiso.

Mentre esplorava, sentì una cosa che la fece mettere sull'attenti, seguì quei suoni, e andò lenta e senza far troppo rumore in quella direzione, quando arrivò vicino si nascose dietro ad un albero, e si mise a spiare. Lexa sgranò gli occhi, non ci credeva, c'erano delle case e c'erano due persone, per ora vedeva solo quelle, non sapeva se ci fossero altre persone nei paraggi. Rimase nascosta e vide una bambina di 7 anni circa, e una ragazza bionda girata di spalle che parlava con quella bambina, che fosse sua figlia? sì chiese Lexa.

Restò lì a spiare per capire la situazione, di certo non tutta la gente che c'era prima di quella tempesta, poteva vivere lì, per quanto c'era spazio, non c'erano abbastanza case per tutti, e Lexa intuì in quel momento che la maggior parte della gente probabilmente era morta, non era stata abbastanza forte per sopravvivere a quella tempesta.

La ragazza dai capelli biondi si girò per andare verso il fiume e Lexa rimase stupita e sgranò gli occhi, era lei, era Clarke, se quello era il suo nome, pensò. Era la bionda che tutti accusavano di aver ucciso quelle persone mesi fa, era sopravvissuta, e gli altri tutti morti, forse quella gente aveva ragione, pensò ancora Lexa, perché a quanto vedeva erano tutti morti tranne lei è quella bambina.

Eppure non le sembrava pericolosa, anzi, quella volta le sembrò indifesa e quel ragazzo accanto a lei, la proteggeva, quindi perché lei era viva e tutti gli altri morti? Perché anche io e quella bambina siamo vive?

Queste domande erano sempre presenti nella sua testa, e non aveva risposte purtroppo. Magari lei lo sa, pensò Lexa, di sicuro lo saprà, ma non voglio avvicinarmi, non voglio farmi vedere, non mi fido.

Remember MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora