Capitolo 15

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Lexa sorpresa disse,

"Dove si trova questo bunker? E perché tu non ci sei entrata, o perché non sei andata nello spazio?

La bionda rispose,

"Storia lunga per il bunker, ma per quanto riguarda lo spazio, non funzionava il satellite per la navigazione, così uno di noi doveva rimanere qui, andare sopra la torre ed attivarlo, così da permettere agli altri di sopravvivere",

"E ci sei andata tu?" Hai sacrificato la tua vita per gli altri?"

"Sì l'ho fatto, e sai non mi sono mai pentita, forse solo quando ho visto che non c'era nulla ed avevo perso le speranze, perché avevo perso tutto e tutti, e morire così, di fame e di sete sarebbe stato molto peggio che morire per le radiazioni, ma ho salvato delle vite e poi ho trovato Madi, non ero più sola, e questo mi ha reso più forte, ed è stato il regalo più bello che potessi ricevere, Madi è stato un dono dal cielo".

Disse Clarke con il sorriso e anche con un velo di tristezza negli occhi ripensando a quei momenti difficili.

"Mi dispiace Clarke, sapere che si sta per morire non dev'essere una bella cosa, e tu ti meriti tutta la felicità di questo mondo, dopo quello che hai fatto. Io non so se avrei avuto il coraggio di fare una cosa del genere, sacrificare la mia vita per gli altri".

Disse Lexa,

"Beh ora sono felice Lexa, ho Madi, e poi ora ci sei anche tu, è tutto perfetto, credimi".

E le sorrise, e Lexa arrossì al complimento.

"Vuoi sapere altro Lexa?"

Disse Clarke, e Lexa rispose di sì,

"Perché non ricordo nulla? Lo so a questo potrei non ricevere risposta, ma la mia vita, a livello di memoria inizia con me stessa su di un tavolo, ero coperta da un lenzuolo e con attorno dei fiori, come una cerimonia funebre, e quando sono uscita da quella stanza, la prima cosa che ho visto sei stata tu Clarke".

"Io?"

Rispose Clarke sorpresa ed incredula.

"Sì, tu eri in piedi al centro della piazza di quella città ormai distrutta, e c'era della gente che piangeva e stringeva dei corpi a terra dei propri cari morti, e ti gridava contro, davano la colpa a te per la loro morte, e poi c'era un ragazzo al tuo fianco, e lui dolcemente ti disse che era meglio andare via da lì, guardai la scena finché tu non ti allontanasti con lui, presi un pezzo di stoffa, mi coprii il viso e scappai nel bosco, avevo paura"

"Oddio Lexa, mi dispiace che tu abbia dovuto assistere e vivere tutto questo e per giunta da sola, senza sapere chi fossi. Allora vediamo come posso spiegarti la cosa, perché è difficile e non so proprio da dove cominciare".

Disse Clarke.

"Comincia da quello che ti senti di dire Clarke, se per te è difficile possiamo anche fermarci e riprendere questa conversazione un altro giorno".

Rispose Lexa e le sorrise, e le mise una mano su quella di Clarke che teneva la sua sulla proprio coscia.

Clarke alzò lo sguardo e fissò negli occhi Lexa con deisderio, quel tocco, era così famigliare, non se lo aspettava. Voleva baciarla, le faceva male sapere che non poteva, quel tocco la fece ardere dentro, erano passati sei anni, ma lei non aveva mai smesso di amarla, e averla lì era stupendo, ma era anche un inferno, così sì allontanò e sì alzò di scatto per allontanarsi un po' da quel fuoco chiamato Lexa.

La bruna rimase stupita dalla reazione di Clarke, l'è era sembrato di vedere nei suoi occhi il desiderio di lei, e dal suo tocco, ma forse era solo la sua immaginazione a farle credere questo, alimentato dai suoi flashback, soprattutto gli ultimi avuti praticamente ad occhi aperti.

Desiderava Clarke, ma che illusa, sì disse tra se e se Lexa, e continuò, figurati se Clarke mi vuole in quel senso. Però sì preoccupò della reazione di Clarke. Cosi sì alzò e raggiunse la bionda che era alla finestra e guardava fuori, persa nei suoi pensieri, l'è appoggiò una mano sulla spalla per avvisarla della sua presenza dietro di lei e le chiese,

"Clarke tutto ok? Scusa se ho detto o fatto qualcosa che non dovevo, non era mia intenzione".

Lo disse con un tono così dolce che a Clarke le veniva da piangere, sì sentiva in colpa perché aveva fatto intendere a Lexa che le dava fastidio, quando era tutto il contrario.

Sì voltò e la guardò negli occhi, e vide Lexa triste e le accarezzò il viso e le disse,

"No Lexa, non devi scusarti, non hai fatto nulla di male, scusa se ti ho fatto intendere questo, e se ho reagito così".

Oddio, pensò Lexa, il suo tocco è così morbido e delicato come nei miei sogni, ma è reale, è stupendo, ti prego non smettere Clarke.

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