Capitolo 13

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Entrarono in casa di Lexa, e Clarke le chiese ancora preoccupata,

"Lexa sicura che non vuoi stenderti un po'?".

Oddio ma quanto è dolce? Pensò Lexa, le sorrise e le disse,

"Sì Clarke sicurissima, vieni, mettiamoci sul divano, va bene?".

La bionda annuì e la seguì e si misero sedute una al fianco dell'altra, la vicinanza per Lexa stava diventando difficile, perché ora aveva il flashback in testa, e vedeva quelle immagini in loop davanti agli occhi.

Si domandava se fosse veramente così baciare le sue labbra, se fosse così il suo tocco, morbido e caldo e delicato.

Oddio voleva sentirlo ora, ma che stava pensando? Scosse la testa come per cacciare via quei pensieri, e sentì Clarke chiederle,

"Allora Lexa, di cosa vuoi parlare? Cosa vuoi sapere?".

Lexa si voltò a guardarla negli occhi,

"Beh per prima cosa, chi sono io veramente?".

Clarke le rispose,

"Tu sei Lexa Kom Trikru".

Stava per continuare, ma Lexa a quelle strane parole pronunciate da Clarke, interruppe la bionda,

"Kom cosa?".

Clarke sorrise divertita alla domanda di Lexa,

"Kom Trikru. Sì scusa hai ragione, non ricordi la vostra lingua. Vedi Lexa, qui c'erano dei villaggi come questi, ed ogni villaggio aveva il suo clan e un nome, e parlavano questa lingua particolare, tu facevi parte dei Trigedakru, quindi eravate i Kom Trikru. Kom significa popolo, e Trikru significa foresta, tu appartieni a questo popolo, sei nata lì. C'erano gli Azgeda, che sta per Nazione del ghiaccio, gente bizzarra e strana e crudele direi, ma questa è un altra storia che poi ti racconterò più avanti. Beh questi popoli in tutto erano 12".

Lexa la osservava e seguiva con attenzione,

"Ah ok chiaro, e tu in quale di questi 12 popoli sei nata?".

Clarke sorrise e rispose,

"In nessuno di questi. Io 7 anni fa non vivevo qui, nessuno della mia gente viveva qui, siamo nati nello spazio".

Lexa incredula domandò,

"Nello spazio?".

"Sì si, nella vostra lingua noi siamo chiamati gli Skaikru, ovvero, popolo del cielo" dissero assieme.

Clarke rimase sorpresa e disse,

"Wow impari in fretta".

Lexa disse con quel sorrisino e sguardo da furbetta,

"Te l'ho detto, sono intelligente".

E Clarke le rispose stuzzicandola un po',

"Oh, abbiamo miss modestia qui".

E le due risero assieme a quella battuta, Lexa non aveva mai riso così, non avevano mai riso così assieme, era bellissimo ridere così senza preoccupazioni, pensò Clarke, e Lexa pensò la stessa cosa della risata della bionda, era una musica stupenda, che non avrebbe mai smesso di ascoltare.

Sì ripresero e ci fu un attimo di silenzio dove le due sì fissarono con intensità, poi Clarke imbarazzata dallo sguardo di Lexa, distolse lo sguardo e abbassando la testa le chiese,

"Hai altre domande su questo argomento o preferisci un altra domanda?".

"Beh, c'è altro da sapere su questo argomento?" Chiese Lexa.

Clarke rispose di sì e poi aggiunse,

"Ma forse è presto per parlare di questo, potremmo lasciarlo in sospeso, perché comunque è complicato e io non voglio affaticarti con i pensieri, e caricarti di emozioni, con quello che è successo poco fa".

"Grazie Clarke, sei gentile, ti preoccupi per me, è una bella sensazione. Comunque va bene, per ora lo mettiamo da parte, però voglio sapere altro, ci ritorneremo sopra" disse Lexa.

"Ok va bene, vai con un altra domanda".

"Questa cosa potrà un po' spaventarti"

Disse Lexa alzandosi e andando verso la sua roba, prese il suo pugnale, si voltò verso Clarke che la guardava con aria interrogativa, e con un tono un po' preoccupato chiese,

"Lexa che vuoi fare?"

"Oh, Clarke tranquilla, non voglio farti o farmi del male",

Nel mentre tornò a sedersi vicino a lei, Clarke e Lexa si guardarono e Lexa disse,

"Sei pronta?".

"Pronta per cosa?" Chiese sempre più confusa Clarke.

Lexa aprì la mano sinistra e sì tagliò parte del palmo e una smorfia di dolore apparve sul suo viso. Clarke la interruppe subito,

"Ma che fai? Perché lo hai fatto?" Disse Clarke preoccupata e sì alzò di scatto alla ricerca di qualcosa con cui bendare e pulire la ferita.

Trovò una pezza e dell'acqua, né strappò un pezzo e si avvicinò di nuovo a Lexa e le medico la ferita.

Lexa la guardò con aria interrogativa, non aveva fatto caso al colore del suo sangue, perché? Pensò.

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