Capitolo 14

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E di nuovo accadde quello che accadde prima, Lexa sentì un dolore alla testa, chiuse gli occhi ed ebbe un altro flashback, e lo vide chiaramente, come un dejavu. Clarke che le medica la ferita, proprio come stava facendo ora, e Clarke le parlò nel flashback e chiese,

"Quella ragazza, quella che era con Nia, Ontari? Cosa le succederà?".

E Lexa rispose,

"Non tornerà fino al conclave che si terrà dopo la mia morte".

E di rimando Clarke disse,

"Parli di altre cose oltre la tua morte?"

E si sorrisero fissandosi negli occhi, era stupendo pensò Lexa.

"Grazie per avermi supportata"

Le disse la mora, e Clarke le rispose,

"Stavo solo facendo la cosa giusta per la mia gente".

E Lexa abbassò lo sguardo delusa da quella risposta, e sentì che le fecero male quelle parole, come se stesse vivendo tutto ora, in quel preciso momento. Poi sentì chiamarsi,

"Lexa? Lexa di nuovo? Che succede? Lexa?".

Era Clarke che la chiamava preoccupata, e lei aprì gli occhi e chiamo a bassa voce,

"Clarke".

E la bionda le chiese,

"Che ti sta succedendo?".

Lexa si prese la testa fra le mani e le disse,

"Non lo so".

Clarke le disse che era meglio finire qui la conversazione per oggi, troppe cose ed emozioni tutte assieme non le facevano bene. Lexa le chiese,

"No, voglio sapere, ho bisogno di sapere. Ti prego Clarke".

E la guardò con uno sguardo così innocente che Clarke si sciolse e le rispose,

"Ok, va bene. Ma se capita di nuovo una cosa del genere, ci fermiamo subito, ok?".

Lexa le rispose sorridendo,

"Ti preoccupi per me Clarke?".

E aveva un sorrisetto compiaciuto, e Clarke le rispose,

"Forse".

E si sorrisero proprio come nelle immagini che Lexa aveva appena visto, però Clarke aggiunse,

"Ad un altra condizione".

Lexa aggrottò la fronte e disse,

"Dimmi pure".

"Mi dovrai dire cosa ti succede, perché lo sai anche tu Lexa che qualcosa sta accadendo, e io voglio saperlo e aiutarti".

Lexa sorrise, era davvero dolce.

"Va bene Clarke, te lo dirò, ma tu non mi dovrai prendere per pazza".

Clarke sorrise e in un tono dolcissimo rispose,

"Non lo farei mai"

Così Clarke continuò a medicarla e Lexa le chiese,

"Clarke ho il sangue nero e tu non hai reagito in nessun modo. Perché?"

E Clarke alzò gli occhi per fissarla e disse,

"Lexa potevi chiederlo e basta perché hai il sangue nero, senza farti del male"

"Beh, perché forse se te lo avessi detto senza mostrarti il colore, magari non mi avresti creduto".

Clarke scosse la testa e sorrise e prese il coltello che Lexa poco fa aveva usato, e si tagliò anche lei in una parte del palmo, e il sangue iniziò ad uscire. Era nero, Lexa era incredula, aveva il suo stesso colore.

Alzò lo sguardo e Clarke le sorrise e disse,

"Visto? Abbiamo lo stesso colore, e in più, anche se il mio fosse stato rosso, Lexa io ti avrei creduta lo stesso, abbiamo dei trascorsi, e io sapevo benissimo di che colore fosse il tuo sangue".

"Scusa hai ragione, non ci ho pensato. È che questa cosa, di questo colore del sangue, è davvero strana. Come mai abbiamo questo colore?".

"Vedi Lexa, ci sono due spiegazioni, tu ci sei nata, io no. Prima di questa tempesta che spazzò via tutto e tutti, ci furono delle piogge con acqua carica già di radiazioni, e bruciava tutti, e ci si doveva mettere al sicuro. In uno dei villaggi, un gruppo di persone non ci riuscì a mettersi al riparo durante questa pioggia, e morirono donne, uomini e bambini, e in mezzo a queste persone, c'era una ragazza, Luna. Lei guarì, e non riuscivamo  a capire il perché lei si fosse salvata, finché non abbiamo fatto le analisi e abbiamo capito, aveva il sangue nero. Forse avevamo sotto mano la cura per sopravvivere a quella tempesta che stava arrivando, la nostra speranza, il sangue nero".

Clarke si fermò un attimo per vedere se Lexa le stava dietro,

"Tutto chiaro fin qui?".

Lexa annuì e allora Clarke andò avanti.

"Così abbiamo fatto degli esperimenti, abbiamo costruito una capsula che emetteva radiazioni, e abbiamo preso dei campioni di sangue da quella ragazza, per poi iniettare il sangue nelle cavie, ma quando lì testavamo, morivano bruciati vivi dalle radiazioni".

"Oddio ma è terribile" disse Lexa.

"Già" rispose Clarke.

"Ma non avevamo scelta, per salvarci dovevamo provare. Luna non ci stava più a collaborare con noi per i nostri esperimenti, ma noi con la forza andammo avanti, e per l'ultimo test dovevamo usare la ragazza di un vecchio amico, ma lui era innamorato e ci pregò di non farlo, perché c'era il rischio come negli altri, che anche lei morisse. Ma era tardi, tutti avevano deciso che lei sarebbe stata la prossima cavia, ma io no, così presi la siringa dalle mani di mia madre e mi iniettai il sangue. Ma mia madre per non farmi morire, distrusse la capsula, così non riuscimmo a testarlo su di me, beh ed è così che è diventato nero".

"Wow interessante, quindi è grazie a questo nostro sangue che siamo sopravvissute? E anche Madi ha il sangue nero, giusto?"

"Sì esatto Lexa. Nella vostra lingua si dice Natblida, siamo 3 Natblida, solo che io non ci sono nata, ma comunque mi ha salvata".

"Penso che se il sangue su di te ha funzionato, e perché tu sei speciale Clarke". Disse Lexa sorridendo.

Clarke arrossì a quel complimento.

"Grazie Lexa, ma io penso che sia stata solo fortuna".

"Non penso proprio" ribadì Lexa.

"Anche su questo c'è altro da sapere vero!"

Era più una precisazione che una domanda.

"Già Lexa c'è altro, ma anche questo sì lega alla domanda di prima, quindi quando ti finirò di dire quello, automaticamente ti dirò anche anche il resto di questo discorso".

"Ok. Allora sono tutti morti? Siamo solo noi tre?".

Clarke le rispose,

"La maggior parte della gente si purtroppo, ma alcuni si sono messi in salvo in un bunker, ma non era abbastanza grande per tutti, e delle persone stabilite prima della tempesta, si sono rifugiate lì, è un bunker a prova di radiazioni. Non so se siano ancora vivi però, e poi altre sette persone sono andate nello spazio, con il mio aiuto, e anche loro, non so se siano vivi".

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