CAPITOLO VIII - Una sconcertante rivelazione

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Rimasi senza fiato, come se qualcuno avesse colpito con forza i miei polmoni facendone, di colpo, fuoriuscire tutta l'aria.

«Credo di non aver capito bene» dissi, con un filo di voce.

Dovetti fare appello a tutte le mie energie per resistere all'improvviso calo di zuccheri che stavo sperimentando. Una forte vampata di calore mi salì prepotentemente fino alla testa e le tempie cominciarono a pulsarmi.

«Cosa significa che sei sposato?»

Lui mi guardò.
Aveva lo sguardo ferito e, allo stesso tempo, spaventato.
Come quello di un bambino che, dopo una marachella, si reca dalla madre, occhi bassi, a chiedere perdono.

«Barbara, in te ho trovato una persona unica, una ragazza brillante con cui vorrei condividere qualcosa di serio. Non me la sentivo di nasconderti a lungo la verità. Prima o poi avrei dovuto dirtelo comunque, e ho pensato che sarebbe stato meglio strappare questo cerotto il prima possibile».
«Questo non è un semplice cerotto» esclamai, a voce più alta di quanto volessi «questo è un ostacolo insormontabile, tu...tu sei un uomo sposato».
«Non la vedo da quasi tre anni, lascia che ti spieghi come stanno le cose prima di giudicarmi male, te ne prego»
«Ma non c'è nulla da spiegare! Se avessi saputo che eri impegnato non avrei neanche minimamente pensato di uscire con te, figuriamoci di baciarti. Ero pronta persino a...».

Mi allontanai da lui, interrompendo quella confessione, quelle parole che, come un treno in corsa, sembravano fuoriuscire dalla mia bocca senza controllo.

Mi spostai sull'altro lato del pontile, eppure per qualche motivo non riuscivo ad andare via.

Lo guardai nuovamente.

La sua espressione, così compassata, gli occhi velati di tristezza, stavano per qualche oscura ragione facendo breccia nel mio cuore.

Mi aveva appena detto che era sposato e provavo una rabbia dentro che a malapena credevo di riuscire a controllare.
Mi aveva ingannata, illusa, al punto che volevo piangere.

Eppure una parte di me, quel lato debole che tante e tante volte mi aveva lasciato esporre il fianco alle più cocenti delusioni, stava tornando prepotentemente a galla, impedendomi di scappare, di chiudere quella storia con un deciso addio.
I suoi occhi sembravano sinceri e, per un attimo, divennero lucidi al punto che mi sembrò di intravedere una lacrima brillare alla luce della luna.

Cercai di calmarmi.
Respirai a fondo una, due volte.
Ripresi il controllo di me stessa e, infine, parlai.

«E va bene» dissi «sono disposta ad ascoltare le tue spiegazioni. Ma ciò non significa che tra noi potrà continuare tutto allo stesso modo».

Quello che avevo davanti non era più l'Alessandro sicuro di sé, a tratti addirittura sbruffone.
Nessuna traccia dell'uomo affascinante, irraggiungibile e a tratti proibito.
Adesso vedevo una persona diversa.
Un essere umano con il suo passato, la sua vita e le sue sofferenze.
Iniziai a riflettere su come, spesso, quando conosciamo una persona nuova, che sia un amico, un fidanzato, un collega, ci limitiamo a guardarne soltanto il presente, come se tutto ciò che c'è stato prima di noi non avesse importanza.
Eppure il prima è sempre li, ha forgiato il nostro carattere, le nostre espressioni.
Ha cambiato e definito il modo in cui ci relazioniamo con il mondo esterno.

E adesso il ragazzo che fino a tre settimane prima nemmeno conoscevo era lì, a raccontarmi il suo prima.

Mi parlò di Angela.

L'aveva conosciuta all'università, ed era un anno più piccola di lui.
Una ragazza meravigliosa, piena di talenti, intelligente.
Si erano parlati per la prima volta ad un seminario.
Lui l'aveva guardata, con quegli occhi verdi e penetranti, probabilmente allo stesso modo in cui aveva guardato me quella mattina a colazione. Lei aveva ricambiato il suo sguardo, sorridendo. A fine lezione erano andati a prendere un caffè insieme, e da allora avevano iniziato a frequentarsi.
Erano stati gli anni di università più belli che potesse desiderare, mi disse.
Fino a quando non l'aveva incontrata era un vero donnaiolo, capace di cambiare una ragazza ogni sera.
Dopo di lei aveva smesso di desiderare altro.
Si era dedicato anima e corpo a quella relazione che, se da un lato sottraeva tempo agli studi, dall'altro lo arricchiva dell'intelligenza e della cultura di lei, sempre così informata su tutto, dalla risposta pronta, sempre così orientata alla carriera.

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