«Alessandro!» urlai in preda al panico prima di ritrovarmi, io stessa, a correre dietro ai due uomini «Lascia perdere! E' Pericoloso!».
Sembrò non sentirmi.
Quella situazione mi spaventava, avevo la terribile sensazione che stesse per succedere qualcosa di brutto.
Li vidi mentre svoltavano dietro un angolo poco illuminato.
Accelerai, facendo appello a tutte le mie forze.
Per fortuna gli anni della pallavolo mi avevano fornita di un discreto scatto e di una notevole resistenza, per cui riuscivo a tenergli testa senza perderli di vista.Avevo tutto il mio piccolo mondo in quella borsetta: il passaporto, i documenti, il cellulare.
Mio Dio, il cellulare!
Sopra c'erano ancora tutte le meravigliose foto che avevo scattato quell'estate e che, per svogliatezza o superficialità, non avevo ancora salvato sul pc.Una parte di me urlava ad Alessandro di fermarsi, che non ne valeva la pena, che era pericoloso. L'altra parte, nel subconscio, non desiderava altro che rientrare in possesso di un pezzo della sua vita, un pezzo che stava correndo via tra i vicoli malfamati della città.
Svoltarono nuovamente, questa volta a sinistra.
Notai che Alessandro, con le sue gambe lunghe e muscolose, stava pian piano guadagnando terreno sul borseggiatore che, invece, aveva una corporatura decisamente più bassa e tarchiata.Io stessa mi stavo avvicinando sempre di più a loro.
Benedissi la scelta di indossare scarpe comode quella sera.
Le mie Adidas producevano un rumore sordo e regolare a contatto con l'asfalto umido mentre correvo a perdifiato, cercando di ridurre sempre più le distanze.Alla fine, dopo un altro paio di svolte, vidi Alessandro strattonare violentemente l'uomo che, probabilmente spaventato da tale, inatteso, inseguimento lanciò la borsetta sull'asfalto.
Finalmente li raggiunsi anch'io, mi fiondai sul marciapiede ed agguantai quel prezioso oggetto. Non mi sembrava vero di poter stringere nuovamente la mia adorata Michael Kors color rubino. Ormai credevo di averla persa, e con lei tutti i miei effetti personali.
Notai che nello strapparmela di dosso il cinturino di metallo aveva ceduto, ma quello era un problema secondario, che avrei risolto facilmente una volta a casa.«Vattene bastardo!» urlò Alessandro all'uomo che, nel frattempo, si era allontanato ulteriormente verso il fondo del vicolo. «Sparisci».
Soltanto allora mi accorsi di dove eravamo finiti.
Quel ladro, scappando, ci aveva portati ad addentrarci nella città vecchia, tra vicoli oscuri e scarsamente illuminati; lungo una serie di case fatiscenti le cui luci, dalle finestre, sembravano guardarci come occhi diabolici e maligni.
Notai che quella stradina, in particolare, non aveva uscite.
Eravamo in un vicolo cieco.
Ci aveva teso una trappola.Strattonai il braccio di Alessandro.
Era ancora intento a vomitare parole di odio contro quell'uomo per rendersi conto di dove ci trovavamo. Cercai di fargli capire con lo sguardo la situazione, di fargli intendere che non era il caso di rimanere lì ancora a lungo.Finalmente sembrò illuminarsi.
Si guardò per un attimo attorno, spaesato, come se soltanto in quel momento l'adrenalina che aveva in corpo lo stesse abbandonando, permettendogli di percepire la realtà.
Ci lanciammo uno sguardo di intesa e cominciammo ad indietreggiare, passo dopo passo.Fu allora che li vidi.
Uscivano pian piano dalle ombre, erano almeno quattro, oltre all'uomo che mi aveva preso la borsa. Cinque contro due, una proporzione decisamente sfavorevole.
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La rosa del deserto
Romance(COMPLETA) Barbara è una ragazza come tante altre, appena laureata, piena di sogni e speranze. Accetta di volare a Dubai per uno stage lavorativo che la porterà a scoprire se stessa, a trovare l'amore e a far fronte ad un mondo culturalmente così lo...