CAPITOLO XIX - Il segreto di Raya

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«Di cosa parli?» le chiesi, improvvisamente allarmata da quel suo repentino crollo.
Lei restò muta, gli occhi che, seppur fissandomi, sembravano, ugualmente, persi nel vuoto.
«Raya, parlami ti prego» la incalzai «di che guaio si tratta?»

Lentamente sembrò riacquistare la sua compostezza, si asciugò gli occhi con la manica della camicetta e fece un respiro profondo.

«Ho contratto un debito» confessò «con una persona...con uno di quelli...»
La osservai per un lungo istante, incerta su cosa dirle. Fortunatamente fu lei a proseguire, togliendomi dall'imbarazzo di essere io a porgerle altre domande.
«La cosa è iniziata alcuni mesi fa» raccontò «mia madre non sta molto bene, purtroppo, e ha bisogno di soldi per delle cure. All'inizio con il lavoro in azienda e gli spettacoli riuscivo a mantenere me e lei molto tranquillamente, ma poi le cose si sono fatte difficili...»

Non sapevo di sua madre.
Non me ne aveva mai parlato.

Mi spiegò, in pochi scambi verbali, della sua malattia, delle costose terapie che doveva affrontare.
Aveva lo sguardo fiero mentre mi raccontava le sue difficoltà, un fuoco che appartiene solo alle persone determinate e piene di forza interiore. Non potei fare a meno di ammirarla, rammaricandomi per non essere venuta a conoscenza prima di quella situazione.

Fece una piccola pausa.
Io restai in silenzio, aspettando che continuasse.

«Quando le cose sono precipitate» proseguì «ho conosciuto un uomo, un certo Samir. L'ho incontrato al campo, dopo uno spettacolo. Abbiamo iniziato a frequentarci»
La voce cominciò a tremarle nuovamente.
Odiavo vederla così.
«Va tutto bene» le sussurrai «raccontami com'è andata e troveremo una soluzione insieme, vedrai»
Rivolse lo sguardo verso di me, grata, sollevata del fatto di potersi finalmente aprire con qualcuno.
«Avevo iniziato a fidarmi di lui» continuò «era molto ricco, come tutte le persone che frequentano quel posto»

Ebbi un sussulto pensando a Faaris.
Le cose tra noi erano iniziate in maniera molto simile. Che stessi sbagliando a fidarmi di lui?

«All'inizio sembrava tutto perfetto. Nonostante fosse più grande di me mi faceva sentire protetta, a mio agio. Così ho finito per raccontargli di mia madre, della sua situazione»
Avevo già intuito di cosa potesse trattarsi, ma la lasciai continuare, sfogarsi.
«Gli ho chiesto in prestito dei soldi, il corrispettivo di ventimila dollari statunitensi. Lui si è offerto di aiutarmi. Credevo che provasse qualcosa per me, che mi avrebbe dato effettivamente una mano»

Rabbrividii.
Immaginai me stessa, nella sua situazione. Cosa avrei fatto? Per un attimo sembrò mancarmi il respiro.

«D'un tratto è diventato freddo, di ghiaccio. Come se di me non gli importasse più nulla. L'ho visto con altre donne, abbiamo litigato. E adesso rivuole i soldi indietro, subito. E ha cominciato a minacciarmi».
«Non mi sembra una somma irraggiungibile» la interruppi, cercando di rassicurarla «credo che, in qualche modo, potremmo mettere da parte i soldi. Non puoi chiedergli un po' di tempo?»
«Sto temporeggiando da un paio di settimane» mi confessò «Ma sono ben lontana dal raggiungere l'importo necessario. Purtroppo ho già speso tutto il denaro che mi ha prestato per aiutare mia madre, e anche i miei risparmi sono agli sgoccioli. Mi sembra di essere in un vicolo cieco. Ho una terribile paura di perdere tutto»

Si lasciò andare di nuovo allo sconforto.
Iniziò a singhiozzare, piano, e non potei fare altro che prenderle nuovamente la mano, stringendola fino a farle sentire tutto il mio calore e la mia vicinanza.

«Non puoi rivolgerti alle autorità?» le chiesi «magari se spieghiamo la situazione ci aiuteranno. In fondo questo mi sembra un tentativo di estorsione bello e buono»

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