CAPITOLO XXIV - Delusioni e capovolgimenti

366 35 21
                                    

Mi pulsavano le tempie.
«James?» chiesi, sconvolta «ma non è possibile!»
Alessandro mi guardò, con un'espressione compassata e allo stesso tempo incredula.
«Ha confessato, Barbara» dichiarò, scandendo la parola "confessando" quasi a volersi convincere, lui stesso, di quello che mi stava dicendo.

Quella rivelazione mi piombò addosso come un macigno.

Come era possibile?

James, il mio collega, la persona con cui avevo condiviso l'ufficio da quando ero arrivata a Dubai.

Mi era sembrato un ragazzo moralmente integro, il tipo pacato, buono e disponibile che tutti avrebbero desiderato come compagno di scrivania. Un ragazzo che poteva apparire addirittura introverso, timido, se non lo si conosceva a fondo.
E adesso mi stavano dicendo che, proprio lui, si era introdotto in casa mia, mi aveva spiata, aveva violato la mia privacy.

Non riuscivo a crederci, mi sembrava assurdo.

«Come...come l'hai saputo?»
«Appena mi hai detto quello che era successo» spiegò Alessandro «abbiamo avviato un'inchiesta interna, proprio come ti avevo promesso. Abbiamo avvisato l'ufficio Compliance, che ha analizzato i computer dei dipendenti per scoprire eventuali violazioni...»

Sentivo l'ansia scorrermi nelle vene, paralizzandomi.
Non ero certa di voler sapere com'erano andate, effettivamente, le cose.

«Sul suo terminale abbiamo trovato alcune tue foto, Barbara».

Mi venne da piangere.
Sentii le lacrime premermi ai lati degli occhi, ma mi trattenni perché non volevo lasciale uscire fuori, non volevo mostrare la mia delusione e la mia fragilità.

«Che genere di foto?» chiesi, balbettando, e improvvisamente immaginai altre telecamere nascoste, il mio corpo nudo alla mercé di tutti, in pose intime: io che uscivo dalla doccia, io che mi cambiavo in camera da letto.

Fissai Alessandro negli occhi, aspettandomi il peggio.

«Nulla di compromettente» si affrettò a precisare lui, cercando di tranquillizzarmi e di impedire alla mia mente di viaggiare «sono perlopiù foto prese dai social: Facebook, Instagram, più alcune foto scattate qui a Dubai. Centinaia. Sembrava avere una vera ossessione per te».

Tirai un sospiro di sollievo, nonostante la situazione fosse ugualmente drammatica.

Ripensai di colpo a Raya.
Avevo pensato male di lei, l'avevo ignorata per giorni.
Ero rimasta così delusa dal fatto che non mi avesse detto tutta la verità, che non avesse avuto totale fiducia in me, da voler assegnarle altre colpe. Ancora una volta avevo demonizzato una persona senza approfondire i fatti, senza avere la certezza di come erano andate le cose.

Decisi, in quel preciso momento, che mi sarei riappacificata con lei, che sarei passata sopra al suo segreto, che magari l'avremmo condiviso insieme ora che io sapevo, ora che ero a conoscenza di tutto.

Sì.
L'incontro con Angela mi aveva aperto gli occhi su come comportarmi con le persone. Avrei indagato le sue ragioni, a fondo questa volta, per capire i suoi perché e per aiutarla. Ne saremmo uscite insieme.

«Dov'è James adesso?» chiesi ad Alessandro.
«Sta raccogliendo le sue cose, gli abbiamo ordinato di andarsene. Gli altri colleghi non sanno ancora bene cosa è successo, abbiamo voluto evitare un eventuale linciaggio».

Quella parola mi colpì.

Linciaggio?
James era sempre stato stimato da tutti: puntuale nel lavoro, sempre educato, sempre pronto a dare una mano.
Ripensai a come mi aveva accolta, al modo in cui mi aveva trasmesso le basi del lavoro, la sua passione e, a mano a mano, mi aveva aiutata a perfezionarmi, rivelandomi i suoi trucchi, guidandomi verso una piena autonomia operativa.

La rosa del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora