Mi alzai dal letto ed esaminai il piccolo rettangolo di plastica nera che, nel frattempo, avevo rimosso dalla sua sede.
Il sonno sembrava essermi passato del tutto, di colpo.
Guardai la lucina rossa che continuava a lampeggiare, a intervalli regolari. Sul lato del dispositivo notai il minuscolo buco del microfono.
Riuscii a stento a trattenere un conato di vomito. Avevo visto abbastanza telefilm polizieschi per sapere esattamente davanti a cosa mi trovavo. Quella era una microspia ambientale, una di quelle che vengono usate per intercettare le conversazioni altrui.
Una sensazione di terrore mi pervase e fui scossa da un forte tremito che mi si propagò in tutto il corpo, scuotendolo con la forza di un uragano.
Allora non mi ero sbagliata: le mie paure, il mio sesto senso, si erano rivelati drammaticamente giusti.
Quando, alcune settimane prima, ero tornata a casa e avevo trovato la lampada in frantumi era perché qualcuno, effettivamente, era entrato in casa mia e aveva posizionato quell'oggetto.
E, ripensando alla settimana appena trascorsa, allo strano modo di manifestarmi la sua gelosia, la sua possessività, non avevo dubbi su chi fosse stato, o almeno su chi fosse il mandante.Ecco come Alessandro doveva aver saputo tutte quelle informazioni su Faaris. Dopo che Angela gliene aveva parlato, probabilmente, aveva deciso di saperne di più, e adesso mi spiegavo come.
Doveva aver sentito tutte le mie conversazioni telefoniche con Raya, le cose che raccontavo a mia madre, i discorsi che mi facevo ad alta voce, da sola.
Mi resi conto con orrore che parte della mia vita era stata ascoltata e analizzata, che non ero mai stata realmente sola in quella casa.
Fui assalita nuovamente da una forte nausea.
Corsi in bagno giusto in tempo, prima di vomitare la magra cena che avevo fatto; quella profonda violazione della privacy mi atterriva.Alessandro era un maniaco.
Mi pulsavano le tempie e, quando tornai in camera, mi sorprese un senso di oppressione mai provato, come se le stesse pareti si fossero ristrette, rimpicciolite, e stessero provando a schiacciarmi.
«Ho bisogno d'aria» esclamai, ad alta voce, sollevando la tapparella e aprendo la finestra.
Solo quando misi la testa fuori mi sembrò, finalmente, di riuscire a respirare di nuovo.Inspirai ed espirai più volte, cercando di imporre a me stessa, al mio muscolo cardiaco, di pompare meno velocemente, di calmarsi.
A poco a poco il senso di paura che pure continuavo a provare, iniziò a trasformarsi in qualcosa di diverso: rabbia.
Come diavolo si era permesso di spiarmi?
Come aveva osato violare in maniera così prepotente la mia intimità?Quella notte non riuscii a chiudere occhio.
Passai buona parte del tempo a mettere a soqquadro la casa, alla ricerca di eventuali altri dispositivi. Quello che avevo trovato era posizionato tra la presa di corrente e la radiosveglia che avevo sul comodino. Esaminai quindi con attenzione tutte le prese di casa, alla ricerca di intrusioni e, non contenta, svuotai tutti i cassetti, esaminai tutti i mobili, guardai dietro gli specchi, sotto il tappeto.Ero come impazzita, un fervore quasi demoniaco sembrava essersi impadronito di me, ma per non perdere totalmente il senno, per non lasciarmi andare alle paranoie, dovevo essere assolutamente certa che nessun altro mi stesse spiando.
Nel frattempo avevo distrutto quella cimice con un martello che avevo trovato nella cassetta degli attrezzi, in soggiorno. L'avevo colpita innumerevoli volte, in modo quasi ossessivo, maniacale, fino a che ero stata sicura che la lucina rossa si fosse spenta, che nessuno potesse più ascoltarmi.
Alla fine, esausta, mi appoggiai sul letto, ma non riuscii a dormire.
Era, ormai, quasi l'alba.
Mi limitai a guardare il soffitto, gli occhi sbarrati, finché la sveglia non mi avvisò che era ora di alzarmi per andare a lavoro.
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La rosa del deserto
Romance(COMPLETA) Barbara è una ragazza come tante altre, appena laureata, piena di sogni e speranze. Accetta di volare a Dubai per uno stage lavorativo che la porterà a scoprire se stessa, a trovare l'amore e a far fronte ad un mondo culturalmente così lo...