La fissai attonita per un lungo istante, staccandomi d'impulso dalla stretta di Faaris che restò interdetto da quel mio repentino spostamento.
Perché quell'arpia era lì?
Sperai non mi avesse riconosciuta.
Era ancora seduta al suo tavolo. Accanto a lei un uomo sui trentacinque anni, barba e capelli scuri e folti, di bell'aspetto.
«Ah-ha» pensai «ecco la sposina che si finge ancora innamorata e poi se la spassa con un altro».
Improvvisamente si alzò, mi fissò nuovamente, e si diresse verso di me.
La guardai arrivare, incapace di muovere anche un solo muscolo.
«Ehilà» mi approcciò «tu devi essere Barbara! Ti ricordi di me? Ci siamo incontrate alcuni giorni fa alla Mason Financial Company».
Come avrei potuto dimenticarla.
«Sì, sì» risposi nervosamente «Se non ricordo male tu sei Angela».
Mi sorrise.
Nel suo sguardo non leggevo cattiveria o invidia, eppure sentivo di odiarla con tutta me stessa.
«Esatto» mi rispose «come mai anche tu a questo evento?».
Improvvisamente iniziò a fissarmi in maniera strana, come se volesse cogliere, dentro di me, qualcosa di segreto, di sottinteso, che però non riuscivo a comprendere.
Le presentai Faaris e le spiegai che era il mio accompagnatore, che mi aveva invitata lui a quell'evento per farmi una sorpresa.Mi pentii delle parole dette non appena le pronunciai.
Era chiaro che, non appena avesse incontrato Alessandro, non avrebbe perso occasione per raccontargli di aver visto la sua dipendente ad una cena di gala in compagnia del suo ragazzo.
A lui sarebbe venuto un colpo e, probabilmente, ci sarebbe rimasto malissimo.
Non volevo, nonostante gli screzi che c'erano stati tra noi, la sua sofferenza nel sapermi insieme ad un altro.
Non volevo che quel mio appuntamento potesse sembrargli una ripicca, un modo per vendicarmi delle sue menzogne.«Faaris è un mio amico» mi affrettai a precisare, come se quella parola, amico, potesse esimermi dalla responsabilità di ferire Alessandro.
Parlai in un italiano stretto e veloce, sperando che Faaris non fosse riuscito a cogliere il significato di quel vocabolo. Lo guardai, sottecchi, e mi parve di cogliere una strana luce nei suoi occhi, che non riuscii a decifrare.Scambiammo pochi altri convenevoli e infine lei si accomiatò, tornando a sedere al suo tavolo. L'uomo che la accompagnava non venne mai a presentarsi, né lei fece alcunché per introdurre il suo cavaliere nella conversazione.
Pensai che, forse, lei più di me doveva avere qualcosa da perdere a causa di quell'incontro e magari, se ero fortunata, aveva interesse a mantenerne la riservatezza.
Poteva darsi, sperai, che per evitare di dover poi rispondere alle domande scomode di suo marito sul perché era stata a quella cena e su chi era il suo accompagnatore, avrebbe evitato di menzionare me.Quel pensiero mi rassicurò un pò.
Ma allora perché mi aveva avvicinata quando, tra la moltitudine di persone presenti a quell'evento, avrebbe potuto confondersi tra la folla facendo finta di non riconoscermi o vedermi?
Ad ogni modo ero stata abbastanza chiara con Alessandro sul fatto che la nostra storia fosse, almeno finché le cose non avessero preso una diversa piega, finita.
Forse era giusto che lui sapesse la verità, il fatto che avevo accettato l'appuntamento di un altro uomo, così da poter prendere le sue decisioni in maniera autonoma e indipendente da me.
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La rosa del deserto
Romance(COMPLETA) Barbara è una ragazza come tante altre, appena laureata, piena di sogni e speranze. Accetta di volare a Dubai per uno stage lavorativo che la porterà a scoprire se stessa, a trovare l'amore e a far fronte ad un mondo culturalmente così lo...