Capitolo 36: È uno scherzo?

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POV.PIPER

«Signorina Piper?»

Alzo gli occhi dal monitor, Taystee entra nel mio ufficio, ha l'aria preoccupata.

«È sua madre... ha bisogno di parlare con lei.»

Chiudo gli occhi, stanca, poi le faccio segno con la testa, chiedendo tacitamente di passarla alla mia linea.

Lei capisce e torna nel suo ufficio. Pochi secondi dopo il telefono squilla, rispondo al secondo trillo.

«Pronto?» chiedo, stanca.

È passato un mese e mezzo da quel giorno, il mio recuperò è stato accelerato, per poter tornare al lavoro al più presto possibile.
Dopo aver scoperto che era colpa di Larry per le varie perdite e per la poca fiducia che le banche ci davano, siamo riusciti a far tornare tutto alla normalità. Larry come di dovuto è sotto processo, le prove sono tutte a suo sfavore, insieme a Sam ed a Trevor si beccheranno tanti anni di carcere.

Stella era tornata in Australia. Grazie ad alcuni appoggi le riuscii a trovarle un posto di lavoro in uno studio di un importante architetto.
Non volevo che continuasse a lavorare per me, con me, però mi sentivo in colpa a licenziarla e lasciarla senza lavoro.

Ho perso un importante progetto?
Può darsi, ma nelle mie attuali condizioni non potevo permettermi di lavorare con lei, mi è già difficile lavorare da sola...

Sola...

Già, perché Alex non si è ancora ripresa.
Alex è ancora su quel letto di ospedale.
Alex lotta ancora tra la vita e la morte.

«Tesoro...» la voce di mia madre attraverso la cornetta risulta tremendamente preoccupata.

Apro gli occhi di scatto, sperando di non ricevere la brutta notizia.

«Cosa c'è mamma, che succede?» chiedo, molto, molto preoccupata.

«Ho bisogno che tu venga in ospedale, ora... si tratta di Alex.»

Non me lo faccio ripetere due volte, non gli do tempo di ribattere e con un salto felino mi alzo dalla poltrona, lascio tutto acceso, incurante di tutto. Al volo prendo borsa e giacca, apro la porta del mio ufficio e corro verso gli ascensori.
Taystee intercetta il mio sguardo, capisce e si alza in piedi, cominciando a dare ordini a gli altri impiegati.
È solo grazie a lei se l'azienda è andata avanti senza di me e Alex.
Una volta uscita dalla sede mi dirigo subito nella mia auto e, in men che non si dica, arrivo in ospedale.

Quarto piano, stanza 10-49.

Apro la porta senza nemmeno bussare, entro quasi come un uragano.
Poi però mi blocco, vedo diverse persone in piedi, alcuni occhi mi fissano.
C'è il medico, che con sguardo serio ma allo stesso tempo preoccupato mi guarda.
C'è mia madre, che invece non mi guarda negli occhi.

E poi... c'è lei.

«Alex.»

È sveglia. Seduta sul letto. Mi guarda con sguardo interrogativo.
Con passi lenti mi avvicino a lei, ponendomi alla sua destra, come ogni notte, da un mese e mezzo.

«Alex...» le prendo la mano, lei abbassa lo sguardo, guardando stranita le nostre dita intrecciate.

«Piper... che ci fai tu qua?» mi chiede, confusa.

Strabuzzo gli occhi «Come che ci faccio io qua! Sono la tua ragazza, è ovvio che io sia qua...» dico, guardandola negli occhi.

Alex si impietrisce, guardandomi perplessa.

«Ragazza? Di che stai parlando scusa?»

Cosa?

Guardo il medico, non capendo.

«È uno scherzo vero?» chiedo, incapace di accettare la situazione.

Amnesia?











Angolo dell'autore.

Salve a tutti!

Che dire, io vi avevo avvertito, non dovete fare supposizioni, perché sennò io poi prendo spunto :P
Comunque non preoccupatevi, non sono una da cliché... quindi aspettatevi di tutto ;)

Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi abbia intrigato, anche se corto.
Commentate e votate la storia se volete, mi piace leggervi ve l'ho detto.

A presto, un bacione a tutti voi!

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