Capitolo 5: Non l'hai avvelenato vero?

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Una volta finita la conferenza stampa rientrammo subito in sede. La giornata di certo non finiva là, avevamo ancora molte cose da fare, tra cui quella di fissare un appuntamento per andare a vedere le case a schiera sulla Upper West Side.

Sia io che Alex ci dirigiamo quindi verso gli ascensori per andare ognuna nel proprio studio.

Le porte si aprono, da lì escono alcuni impiegati che ci salutano cordialmente con un cenno della testa.

Entriamo ed Alex pigia il pulsante dell'ultimo piano.

«Dobbiamo trovare qualcuno che vada a controllare le case a schiera.» dico ad Alex mentre le porte si vanno chiudendo. «Pensavo di mandare Mendoza e Burset. Sfortunatamente tutti gli altri sono impegnati. Non abbiamo altra scelta.»

«Pensavo potessimo andarci noi due invece.» mi risponde, voltandosi verso di me.

«Noi due?» chiedo sorpresa.

«Si noi due. Andando direttamente noi eviteremmo problemi ed avremo un'idea più concreta del lavoro svolto.» mi dice, facendo spallucce.

Questo vorrebbe dire passare un'intera mattinata con lei.

Le porte dell'ascensore si aprono al nostro piano, pertanto usciamo.

«In effetti hai ragione. Però così facendo non resta nessuno in sede. Se ci cercano come faremo?» chiedo.

«Basterà che le nostre segretarie segnino tutti coloro che hanno chiamato di mattina. Dopo pranzo saremo di nuovo nei nostri studi e li contatteremo.»

«In effetti... va bene allora chiedo a Jefferson di fissare un impegno. Tu quale giorno saresti libera?»

Mi avvicino alla macchinetta del caffè nel quale inserisco delle monete.

Due caffè macchiati.

«Anche domani mattina va bene, prima ci andiamo, prima possiamo vendere le case, prima possiamo occuparci di un altro appalto.»

Annuisco, prendendo poi i due caffè macchiati che escono dalla macchinetta.

«Tieni.» le dico, offrendogliene uno.

Mi guarda un po' stupita.

«Non l'hai avvelenato vero?» mi chiede, ridendo.

«No, ci ho solo sputato dentro.» dico sarcasticamente.

«Come quella volta con il professore Mool.»

Scoppio a ridere, ricordandomi di quell'aneddoto.

«Oddio non lo sopportavo proprio quello la! È stata una bellissima vendetta sputargli nel caffè! E lanciargli le uova sulla macchina nuova...»

«Eri stata tu?» mi chiede cominciando a ridere anche lei. «Divenne un pazzo quando vide come era ridotta! Non pensavo fossi stata tu!» comincia a ridere più forte, cosa che faccio anche io.

Alcuni impiegati si voltano verso di noi, osservando il siparietto.

«Dio non sai che goduria nel vederlo urlare come un disperato!

"LA MIA MACCHINA. ODDIO BAMBINA MIA CHE TI HANNO FATTO!"»

Scoppiamo a ridere ancora più forte.

L'aria intorno a noi cambiò... mi sentii osservata.

Mi voltai verso i nostri impiegati che, con la bocca aperta ci osservavano.

«Che avete da guardare?» dico, acida. «Tornate a lavorare.»

«Oh andiamo, lasciali ammirare il miracolo. Sicuramente non ti hanno mai vista ridere!» afferma.

Partner In Love || Vauseman StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora