CAPITOLO 41 - Nuovo frammento

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La giornata passò velocemente, come anche quella successiva e quella dopo ancora

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La giornata passò velocemente, come anche quella successiva e quella dopo ancora. E il problema era che non c'era tanto da fare - anzi, praticamente niente.

Jan passava le giornate attaccato al cellulare o alla console a giocare e a fare niente. Ogni tanto appariva e diceva di essere affamato, ma subito dopo si ritirava sul divano a grattarsi la pancia e a dormire.

Niko continuava a dilettarsi in cucina. Provò a cucinare un paio di radici, e sembrava anche ci stesse riuscendo, ma poi una volta morsa una scoprì che faceva più schifo di prima.
Le bacche erano l'unica cosa decente che avevano da mangiare, anche se erano tutti coscienti che il piccolo cespuglietto dietro casa non avrebbe prodotto frutti per tutto l'inverno.
Jan si era portato dietro un mucchio di merendine (rubate dal frigo e dalla dispensa della nonna), ma quelle di cioccolato si erano sciolte e dei cracker rimasero solo briciole.

Intanto la testa di Axel stava guarendo: della ferita rimase solo una gran bella cicatrice, nascosta bene dai suoi folti capelli color cioccolato. Siccome i suoi amici insistevano e lo incitavano a riposarsi dai lavori pesanti, passò i tre giorni steso sul divano a studiare la Lingua Vecchia. Ormai l'alfabeto era diventato suo amico, ma i significati delle parole erano difficili da imparare. Per non parlare dell'intera grammatica: una faticaccia agli occhi dei suoi amici, ma Axel vedeva in essa solo la meraviglia della cultura e della conoscenza. Kaya gli aveva prestato un dizionario e un libricino per bambini di sole trenta pagine per, lentamente, provare a leggere.
Ma il risultato non era... dei migliori.

Aveva anche tanto tempo per pensare e riflettere. Non ne aveva parlato ancora con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico Niko, ma c'era qualcosa che non quadrava sia nell'incontro con Naazul sia nello scontro con i quattro misteriosi cavalieri. Così continuò a riflettere e ormai ogni pensiero o dubbio era un pezzo di legno che alimentava la sua focosa mente.

Perché Naazul sembrava rammaricato? E poi perché si porta dietro un Ibrido e un Gargoyle? A detta di Jarelyne, gli Ibridi sono inutili e odiati. E poi non sono nemmeno forti. Cosa ne ricava? E perché loro non ci avevano attaccato? Se avessero voluto che smettessimo con la ricerca ci avrebbero spaventati - ma anzi, ci avevano pure messo in guardia. Voleva forse che non smettessimo?
E poi i quattro cavalieri. Sono decisamente pericolosi, e avevano un'ottima occasione per liberarsi di noi. Perché ci avevano risparmiato? Era un ordine da Lui? Dal misterioso capo? Perché ci vogliono vivi?
Questi erano i pensieri e le domande di Axel, ma nessuna di loro aveva una risposta. O almeno, che non fosse una supposizione del ragazzo.

Jarelyne non si era fatta viva per tre giorni interi. Probabilmente Kaya la teneva rinchiusa in casa perché si era arrabbiata per bene: Jarelyne aveva dimenticato di avvisarla che non sarebbe riuscita a tornare a Birder e Kaya si era preoccupata da morire. Quindi, probabilmente adesso l'Elfa ha incatenato la principessa sul tavolo per farla studiare.

Katja e Jasmina stavano ritoccando la casa con fiori raccolti nel "giardino". Avevano trovato un posticino vicino alla casa dove crescevano more e fragole e ogni giorno andavano a raccoglierne qualcuna. Jasmina, che aveva esperienze da scout, si ricordava di alcune radici commestibili, così almeno non morivano di fame - anche se, quello che davvero mancava ai ragazzi, era una bella fetta di carne. Ma nessuno di loro sapeva cacciare, quindi potevano scordarsi una bella bistecca.

 Ma nessuno di loro sapeva cacciare, quindi potevano scordarsi una bella bistecca

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Era la sera del terzo giorno. Jan stava seduto al tavolo con tutti gli altri e si lamentava della scarsità di cibo mentre sua cugina gli stava rispondendo per le rime. Gli altri, seduti all'altro lato del tavolo, li stavano guardando come se stessero assistendo ad una partita di ping pong molto intensa.

"La vuoi smettere?" gli rispose scontrosa la cugina mentre gli passò un piatto metà rotto - probabilmente in questo stato per colpa del precedente misterioso proprietario della casa. "O mangi questo osso, o salti questo fosso. Sta zitto e non lamentarti!"
"L'osso probabilmente mi avrebbe saziato di più! Senti la mia pancia, è già da due giorni che mi sta dicendo 'Jan, nutriscimi'!"
"Se non te ne fossi accorto, noi siamo nella tua stessa situazione!" Katja roteò gli occhi. "Se non la smetti mangiamo te per cena!"
"Con tutti i muscoli che ho sarò duro da digerire! Tu hai più grasso, con te saremmo sazi fino a inverno."

Jasmina e Niko rimasero senza fiato, mentre Axel si alzò dal tavolo dicendo: "Esco dalla casa prima che Katja la sfasci." E se ne andò.

"Cosa hai detto?" gridò la ragazza. "Mi hai appena dato della grassa?"
"Sì, l'ho fatto, e allora? A casa mi hanno sempre insegnato a dire la verità."
"La verità è che tu sei una persona egocentrica e opportunista, pensi sempre a sé stesso! E non sai quando chiudere bocca!"
Jan la guardò come guarderebbe un orso un umano che ha provato a rubargli i cuccioli. "Sempre a sé stesso? Si chiama spirito di sopravvivenza, ed è quello che sto cercando di fare da quando siamo caduti in questo mondo di matti: sopravvivere!"

Axel sia affacciò alla porta e disse: "Ragazzi, c'è una cosa che..."

"Sopravvivere? Allora mangia queste stupide bacche e radici e dà un taglio a questa discussione!" rispose Katja.

"Ragazzi..."

"Ma se fanno schifo!" Jan portò le mani sopra la testa e finì la frase con una parola tutt'altro che carina.

"Raga..."

"Fanno schifo a tutti, ma noi.."

"Ragazzi, adesso basta!" gridò furioso Axel. Essendo un tipo molto calmo e col carattere passivo, la sua reazione fece bloccare tutti. "Non è possibile che voi due litighiate per ogni cosa! Non so perché vi odiate, non so perché continuate a litigare e onestamente non mi importa niente dei vostri problemi personali o perché non vogliate mangiare una stupida radice!" Il ragazzo fece un respiro profondo e continuò: "Non si può continuare così, in questi tre giorni avete litigato almeno dieci volte, ma non vi vergognate? Avete quattordici anni, non..."
"Quindici." disse Jan. "Ho un anno più di vo..."
"Non mi importa!" disse stizzito Axel. "Il fatto è che ci siamo trovati tutti insieme in una brutta situazione, ma ne usciremo tutti insieme. Ma per riuscirci dobbiamo essere tutti uniti, dobbiamo aiutarci e, soprattutto, essere come una squadra."

"Squadra un cavolo." brontolò Jan alzandosi dal tavolo. "Vi conosco da sì e no una settimana, quindi non venire a parlarmi di squadra perché io non ne faccio parte." E se ne andò.
"Io non... Lui... ARGH!" fece Katja e crollò su una delle sedie.

Niko, dopo un lungo silenzio, chiese lentamente: "Axel, c'era qualcosa che dovevi dire?"
Axel lo guardò confuso, poi sembrò ricordarsi: "Ah, sì, giusto. La mappa ha ripreso vita: è apparso un nuovo frammento."

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