CAPITOLO 16 - Mostruoso

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Camminava lungo il corridoio mal illuminato da fiaccole poste a intervalli regolari lungo le colonne ai lati del corridoio

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Camminava lungo il corridoio mal illuminato da fiaccole poste a intervalli regolari lungo le colonne ai lati del corridoio. Aveva lasciato i suoi due "sottoposti" nelle stanze - anche se, onestamente, non gli piaceva riferirsi a loro in tal modo, con una parola che sottovalutava, quasi ingiuriava. Erano solo due poveri ragazzi sventurati immischiati in una situazione che non avrebbero potuto mai capire.

Ma perché tale crudeltà?

Avanzava a grandi falcate verso il salone del castello, il suono dei suoi passi rimbombava tra le silenziose mura del castello. Ogni tanto dei Cavalieri Ombra si imbattevano in lui, standogli a debita distanza. Quelle ripilanti creature create dalle tenebre gli davano il voltastomaco, ma gli facevano pena. Le povere anime intrappolate per l'eternità in quelle armature, in quei gusci vuoti, aspettavano agonizzanti il momento di venire finalmente liberate. Per fortuna a lui non è toccata una fine del genere.

Non che quella che l'aspetta sia migliore. Dopotutto, una bestia incatenata o si arrende al proprio destino nefasto, o si uccide a strattoni nel mentre cerca invano di liberarsi dalla catena che la trattiene. Qui lui era la bestia, il mostro che voleva uccidersi ma non poteva. E la catena era il rimorso che avrebbe accompagnato per sempre la sua anima - negli inferi o nel paradiso - se avesse tirato troppo forte e avesse spezzato il legame che ha con la vita. Per questo non gli restava che abbassare sottomesso la testa e osservare in silenzio il fato ridere e prendersi gioco di lui.

Finalmente arrivò davanti all'enorme porta in legno e metallo. In essa c'erano scolpiti ornamenti agghiaccianti: persone che tendevano le mani in cerca della salvezza, in cerca della luce, mentre artigli e zampe mostruose le trattenevano, non lasciandole raggiungere la pace che desideravano. I due battiporta, fatti di metallo nero, rappresentavano due teste demoniache con in bocca ognuna un anello. Intorno alla porta si ergevano colonne ornate con scheletri scolpiti che si esibivano in un'agghiacciante danza di benvenuto. Dei grotesque grotteschi (ahah lol). Si fermava sempre a osservare questa porta troppo a lungo.

Mostruoso. Assolutamente rivoltante.

Aprì la porta ed entrò. Le cerniere cigolarono, aggiungendo un tocco in più alla tetra atmosfera del posto. Davanti a lui si allargava un'enorme sala da trono. Il pavimento era coperto di piastre di marmo di vari colori - rosso, nero, bluastro e altri - che disegnavano una figura simmetrica sul pavimento. Le colonne sostenevano un enorme balcone che scorreva ai lati della sala. Delle travi a forma di U capovolto reggevano il soffitto, sul quale giacevano dipinti ormai consumati dal tempo - dipinti di anime che soffrivano tra le guerre e i massacri causati dall'avidità e dal potere di certi storici individui. Il castello gotico era sempre così silenzioso da far venire i brividi, quasi si sentiva il vento soffiare tra le colonne. Alcune volte per i corridoi echeggiavano gorgolii o ringhi, grida o strani rumori, ma oggi il castello era sorprendentemente calmo.

L'uomo avanzò, evitando di incontrare con lo sguardo i Cavalieri Ombra che stavano facendo la guardia ad ogni seconda colonna. In mezzo alla sala stava un'enorme sfera poggiata su un piedistallo scolpito in marmo nero e blu scuro che mostrava le più importanti città ad intervalli. In fondo si ergeva un enorme trono di marmo nero, coperto da cuscini di seta rossa. Su di esso, con le gambe incrociate e il corpo inclinato un po' a sinistra, c'era seduto lui.

"Sei arrivato, finalmente." disse lui. "Ti ho chiamato dieci minuti fa."
"È il tempo che impiego per arrivare dalla mia camera fino a qui." ringhiò a denti stretti.
"Potresti semplicemente volare, no? So che ne sei capace. La prossima volta sbrigati. Ah, e dove sono i tuoi poikrai* ?"
"Sono rimasti nelle loro camere."
"Non ti avevo detto che quando vi chiamo dovete venire tutti?" I suoi occhi si illuminarono di rosso e si strinsero fino a diventare due fessure. Il cappuccio del suo lungo mantello nero gli copriva metà viso e il suo vestito di pelle nero e rosso luccicava sotto la fioca luce del lampadario dorato. Le lunghe e pallide dita che stringevano i braccioli del trono erano ornate con anelli dorati o argentei, su molti di loro c'era incastonata una pietra preziosa. Le unghie erano lunghe e nere. Le gambe erano strette da pantaloni neri e attillati, mentre i piedi erano coperti da due stivali neri e alti fino al polpaccio. Le stringhe degli stivali erano argentei e il tacco era alto cinque centimetri.

"Non mi va di portarli qui." l'uomo cercò di liquidare la domanda. "Comunque, perché mi hai..."
Sul suo viso si allargò un ghigno. "Hanno paura di me?"
Esitò. Non gli andava di rispondere a questa domanda. "No, è solo che..."
"Che tu, come una motar** premurosa, li stai proteggendo?"
L'uomo ringhiò. Strinse le mani in due pugni così forte che si graffiò la pelle con le lunghe unghie. Tra le dita gli scesero piccole gocce di sangue che cadderò giù fino a sporcare il pavimento tirato a lucido.
Lui ridacchiò, la bocca formò un ghigno disgustoso. "Andiamo, sono terrorizzati da me. Lo so. Sento la loro paura quando sono al mio cospetto. Ma è un bene. Dei mostri come voi dovrebbero solo servire e temere quelli della mia nobile razza."

Schifoso bastardo.

Strinse più fortemente i pugni. Non doveva rispondere, o ne sarebbero andati di mezzo anche i suoi "sottoposti". E non voleva farli soffrire a causa sua. Inghiottì il blocco che gli si era formato in gola e parlò: "Perché mi hai chiamato? "
"L'hai sentita anche tu?"
"Che cosa?"
"Questa energia." Lui alzò il mento al cielo e fece un'espressione di goduria, come se contemplasse gli orridi disegni sul soffitto. "Adesso non c'è più, ma per un paio di attimi una debolissima energia si propagò per le Tre Grandi Isole."
"Quale energia? Non l'avevo sentita." Mentiva. L'aveva avvertita, solo che non voleva parlarne. La riconosceva molto bene. Fin troppo bene. E aveva paura di sapere cosa ne voleva fare lui.

L'uomo sul trono lo guardò in cagnesco. "In ogni caso, questa energia mi interessa. Mi risveglia un ricordo vecchio centinaia di anni... Ma non ricordo esattamente..." Chiuse gli occhi, concentrandosi. "Ah ecco," sussurrò poi, sorridendo e mostrando i suoi bianchissimi denti. Si leccò i quattro canini, poi continuò: "adesso ricordo."
"Davvero?" l'uomo continuò a fare lo gnorri, sperando che lui non lo immischiasse di nuovo in qualcosa.

"Da quanto tempo non ne avverto una... Questo è il potere delle Rotra hol. Sei d'accordo con me?"
"... Non saprei."
"Ma, da quel che ne so, sono proibite. E sono state distrutte quasi tutte centinaia di anni fa. Ma non importa. Se c'è davvero una Rotra hol devo averla. Non posso lasciarmi sfuggire questa opportunità." Sul suo viso si allargò un sorriso inquietante. "Voglio che tu e la tua squadra andiate ad investigare."
Esitò. Non voleva portarsi dietro i due ragazzi, ma non aveva altra scelta. La loro vita era in mani sue e non voleva privare i due ragazzi di una cosa importante come il futuro. O come la vita.

Se ce l'avevano ancora.

"Va bene. Ci andrò il più presto possibile." Fece un inchino quasi notabile: non voleva dare alcun tipo di soddisfazioni a lui.
Lui sorrise maliziosamente, sottolineando il nome del suo servo come fosse spazzatura: "Bene, bravo. E non fallire, Naazul."

VOCABOLARIO

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VOCABOLARIO

*Poikrai = lett. Sottoposto. Formata dalle parole poi che significa sotto e krai che significa posto. Si riferisce ad una persona subordinata ad altri.

**Motar = madre

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