CAPITOLO 8 - I-phone o Aifon?

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"Finalmente!" gridò arrabbiata Katja, prendendo Niko per il colletto non appena era spuntato dal bosco

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"Finalmente!" gridò arrabbiata Katja, prendendo Niko per il colletto non appena era spuntato dal bosco. "Ce ne hai messo di tempo, Niko! Stavamo quasi per organizzare una squadra di ricerca, idiota! Dovevamo trovarci qui dieci minuti fa!"

L'accoglienza che Katja riservò a Niko non era una delle migliori, anzi. Stritolandolo per il colletto della maglietta bianca, le era quasi venuta voglia di fargli perdere conoscenza a suon di schiaffi.

"Ti rendi conto di quanto..." riprese a gridargli in faccia Katja, quando dietro a Niko comparve una ragazza con i capelli marroni e bellissimi occhi verdi. Aveva la pelle candida e in mano teneva un cestino pieno di piante.

"Ragazzi," annunciò Niko ancora soffocato dalla forte stretta di Katja. "Vi presento Jaral... Jarey... Jar..."
"Piacere di fare la vostra conoscenza," disse elegantemente la ragazza, prese i bordi della lunga gonna e fece un inchino profondo, esattamente come fece con Niko, "il mio nome è Jarelyne Centauri Host."

Tutti la guardarono di traverso. Jan aprì la bocca: "Ma perché quel...."
"Piacere, Jarelyne, il mio nome è Katja!" La ragazza si dimenticò subito di Niko: lasciò il colletto del vestito facendo cadere Niko a terra e strinse le mani alla nuova arrivata, sorridendo. Questa fece un'espressione stupita, come se non fosse abituata a un gesto del genere. Guardò le loro mani muoversi su e giù nella stretta. Poi squadrò Katja e si fermò per un momento a osservare gli arti delle due ragazze. Subito dopo voltò lo sguardo, quasi imbarazzata. Katja notò che Jarelyne aveva le mani ben curate. "Felice di conoscerti!"
"Ehi! Stavo parlando io, cugina!" sbuffò Jan. "Che problemi hai?"
"Problemi a vedere la tua faccia, carino." gli rispose la cugina facendo un sorriso provocatorio. Poi si voltò da Jarelyne. "Non fare caso a Jan. È solo uno strambo con grossi problemi mentali! Gli avevo consigliato un sacco di volte di fare visita a qualche psicologo, ma per sfortuna è ancora qui."

"Io sono Jasmina!" si presentò la biondina, poi indicò l'amico. "Il ragazzo con gli occhiali, invece, è Axel." Jarelyne li salutò tutti senza scomporsi. Sorrise dolcemente quando Axel alzò la mano per salutarla e, timidamente, lo imitò.

"Comunque, Niko, dove hai incontrato Jarelyne?" chiese Axel rivolgendosi al suo migliore amico.
"L'ho incontrata nel bosco, vicino ad un fiume. Ha detto che ci accompagnerà nella città più vicina."
"Davvero? Questa sì che è una bellissima notizia!" gioì Katja. "Grazie, sai? Ci stai praticamente salvando!"

"Si figuri, Katja. In ogni caso, che ci facevate qui, in mezzo alla Foresta Perennegren?
"Alla che?"
"Alla Foresta Perennegren." ripeté Jarelyne.
"Non sapevo qui vicino ci fosse una foresta con questo nome. E poi, che cavolo di nome." Jan si grattò dietro la nuca.

"In ogni caso," disse poi Katja attirando l'attenzione di tutti verso sé. "È già tardi! Il nonno si starà preoccupando! Sbrighiamoci!"
"Lo chiamo." Jan prese in mano il telefono. "Così almeno gli dico di venire a prenderci in auto e, se è preoccupato, di calmarsi."
Aprì il cellulare e digitò il numero di telefono di Nestor. Poi se lo portò all'orecchio. Si appoggiò ad un albero, mise il polpaccio della gamba sinistra sull'altra e spostò il peso del corpo sulla gamba destra. Aspettò un po', poi guardò lo schermo, contrariato. "Non c'è rete." disse.

"Forse perché siamo in un bosco?" fece Katja, gesticolando verso gli alberi.
"Quindi, andiamo? Io voglio farmi il prima possibile una bella nuotata! Fa così caldo." disse Jasmina e iniziò a spingere Katja verso Jarelyne, la quale li stava pazientemente aspettando.

"Avanti, andiamo." Jarelyne si voltò e tutti la seguirono.

"Che stai facendo?" Niko raggiunse Jan che premeva fortemente e ripetutamente lo schermo del cellulare

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"Che stai facendo?" Niko raggiunse Jan che premeva fortemente e ripetutamente lo schermo del cellulare.
"Sto cercando di mandare uno stramaledetto messaggio! Ma non c'è rete!"

Jarelyne e Katja lo guardavano. "Sapete," disse poi la ragazza dai capelli verdi. "Quel ragazzo è veramente astruso."
"Ah, non me lo dire." Katja scacciò con la mano una zanzara che la stava infastidendo.
"Che cosa starà cercando di fare con quella cosa?"

"Questa cosa?" Jan le sentì e le raggiunse a grandi falcate. "Questo è un I-Phone di ultimo modello, bella! Non osare definirlo una normale cosa!"
"Scusi, ma non la capisco. Che cosa sarebbe un Aifon?"
Jan fece una smorfia e la scrutò in modo teatrale. "Non... non conosci gli I-Phone? Ma sono dei cellulari! Cellulari!" ripeté. "Dove vivi, nel medioevo, bella?"
"Mi scusi, ma non so cosa sia. E, per favore, non si rivolga a me con un tale soprannome. È inappropriato." si difese Jarelyne.
"E potresti smetterla di darci del lei? Mi va sui nervi. Chi cavolo dà del lei ai giovani?"

"Di che state parlando?" Niko si intromise.
"Questa qui non ha idea di che cosa sia un I-Phone."
"Egli si chiede perché io gli dia del lei. A quanto pare, non conosce la buona educazione."

Katja sussurrò a Jasmina: "Questa ragazza mi piace!"

"No, no, no! Te l'ho detto che mi va sui nervi! Perché continui a parlare così?" si adirò Jan.
"Ehi, Jan, non ti arrabbiare per ogni cosa!" cercò di calmarlo Niko. "Se lei vuole parlare così, che lo faccia! E poi, come ha detto, è buona educazione. Non ha tutti i torti."
"Io mi arrabbio, invece! Da dove vieni, Capelli Verdi, per non conoscere un I-phone?"

Jarelyne, scocciata, rispose: "Io? Vengo da Kamoria! Dovreste dedurlo da solo proprio perché, come ha appena detto, ho i capelli verdi."
"Capelli verdi un cavolo! Sono bruni! E che è questa Kamoria?"
"Kamoria è la capitale della Regione dello Smeraldo!"
"Tu sei tutta pazza!"
"Non osi darmi della pazza, umano!" Jarelyne alzò la voce.

"Umano? Che stai dicendo? Guarda che lo sei anche tu!"
"Non mi parli così! Cafone!" Jarelyne si girò sui tacchi e, arrabbiata ma sempre con una strana postura composta, avanzò per la strada. Le era quasi venuta voglia di tirargli un ceffone, ma sarebbe stato inadeguato.

Jan si zittì. Tutti lo guardarono arrabbiati.

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