CAPITOLO 37 - I dubbi e le domande di Axel

24 5 2
                                    

"Sono ancora vivo?" domandò Niko

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


"Sono ancora vivo?" domandò Niko. Era steso sul pavimento con la faccia seppellita nell'erba e con una mano sulla schiena. Jasmina corse da lui e lo aiutò ad alzarsi, appoggiandolo al sasso. Il ragazzo, con le lacrime, aveva annaffiato per bene l'erba intorno al suo viso, creando quasi una piccola pozzanghera di acqua salata.
"Come stai?" domandò cauta la biondina.
Niko fece una smorfia e si asciugò le lacrime col bordo della maglietta. "Non mi sento più la schiena."

Katja corse dal cugino, inginocchiandosi vicino a lui. "Mio dio, Jan, stai bene?" chiese con voce tremante.
Questo si alzò sui gomiti, mentre sua cugina lo sostenne per la schiena. Lui le prese il colletto della maglia e avvicinò il viso della ragazza alle proprie labbra. "No-non respiro bene..." sussurrò all'orecchio della cugina. "Penso che sto per morire... Kat, ti prego, esaudiscimi l'ultimo desiderio... pensa al tuo povero cugino e portalo alla capanna in braccio..."
Questa roteò gli occhi, gli tolse le mani di dosso e lo lasciò cadere a terra con un sonoro thud. Si alzò arrabbiata e raggiunse a grandi falcate Jarelyne che si era inginocchiata da Axel, il quale aveva sbattuto la testa sul tronco dell'albero.

"Come sta?" chiese preoccupata Katja alla principessa. Axel stava seduto appoggiato all'albero, mentre Jarelyne si era accovacciata vicino a lui. Il ragazzo gemeva ma era conscio.
"Sta sanguinando dalla testa, ma la ferita non sembra grave." rispose Jarelyne prendendo il viso di Axel tra le mani ed esaminandolo. Katja prese dell'acqua e ci bagnò un fazzoletto per poi pulire il sangue dalla testa dell'amico.
"È st... stato un bel... pugno." balbettò Axel.

Niko si avvicinò barcollando, seguito da Jasmina, facendosi cadere sulle ginocchia. "Axel... Stai sanguinando dalla testa..." mormorò spaventato.
Axel sbuffò. "Dimmi qualcosa che non so."

Venne anche Jan e si sedette a terra vicino a Jasmina. Si stava massaggiando il petto dove, circa cinque minuti fa, ci aveva dolorosamente piantato un piede un uomo avvolto da un mantello nero. Jan si guardò le mani; le nocche della mano destra erano rosse e graffiate dall'impatto con l'armatura. "Voglio tornare a casa." mormorò. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. In questo momento non gli importava di farsi vedere come un bambinotto piagnucolante - nemmeno davanti a sua cugina.
"Anch'io." rispose Jasmina.
Rimasero tutti in silenzio, sfiniti dalla giornata, dalle sorprese, dalle emozioni.

"Cosa facciamo adesso?" domandò Niko. "Dopo che... Pensavo che... Pensavo fosse diverso."
Katja non lo guardò, ma chiese comunque: "Cosa?"
"Non lo so... Quel tipo mi ha quasi spezzato in due..." mormorò. "Pensavo sarebbe stato più avventuroso, più divertente, più..."
Axel continuò: "Più da videogioco? Da film?"
Niko annuì. "Quel tipo mi ha... mi ha quasi spaccato in due la schiena... e io non potevo nemmeno reagire. Ha quasi ucciso Axel." Le lacrime reiniziarono a rigargli le guance. "Voglio tornare a casa."
Jan sospirò e rise debolmente. "Siamo in una bella situazione se anche il più positivo tra noi sta frignando dicendo di volere la mamma." Si asciugò gli occhi con il palmo delle mani e tirò su col naso. (Mi sono appena accorta che qui piangono più i ragazzi che le ragazze...)

"Naazul ci aveva messo in guardia." disse poi Axel. Lui sapeva che sarebbero venuti. E sapeva che erano pericolosi. Quando ci parlava sembrava strano, quasi rammaricato. Se avesse voluto che smettessimo di cercare i frammenti ci avrebbe pensato lui a spaventarci. Ma non l'ha fatto, ci ha pure consigliato di scappare in un posto abitato, ma non di smettere la ricerca - che ci volesse aiutare? O che volesse che noi continuassimo?
"Pensi volesse aiutarci?" chiese Katja, come leggendogli nel pensiero. "Ma ti prego! Lui probabilmente voleva che incontrassimo questi quattro energumeni proprio per farci spaventare!"
Axel non la ascoltò. Alzò delle barriere intorno alla propria mente e iniziò a pensare: cercò di collegare gli eventi di una settimana prima, quando avevano incontrato Naazul, e l'incontro di oggi. E poi, questo 'generale', il capo di questi quattro, aveva detto qualcosa tipo: segui gli ordini e non essere avventato. E se gli ordini erano di lasciarci vivi? Avevano una fantastica occasione per liberarsi di noi, perché, da quel che ho capito, ci stiamo mettendo in mezzo alla loro ricerca, ma non capisco perché. Che significa? Vogliono giocare con noi? Con le nostre menti? O c'è qualcos'altro dietro tutto questo?

"-el. Axel!" Jasmina lo prese per il braccio e lo scosse. "Stai bene?"
Lui la guardò attonito, poi esclamò scuotendo la testa. "Ah, sì, scusate. Stavo solo... niente, niente. Lasciate perdere."
"Si sta facendo tardi." notò Jan, guardando il cielo. Un velo di oscurità si stava lentamente posando sull'Isola Hoster, avvolgendola nel buio.
"Sarebbe meglio montare le tende." disse Niko. "Avanti, diamoci da fare."

Si alzarono e iniziarono a tirare le tende fuori dagli zaini. La principessa sedeva sul sasso e guardava attenta i ragazzi che cercavano di montare le tende. Axel, che aveva ancora un po' mal di testa, si sedette vicino a lei.
"Ti vedo un po' scossa, principessa. Va tutto bene?"
Lei voltò la testa; aveva gli occhi ancora arrossati dal pianto e il viso stanco. "Si nota molto?"
"No, solo leggermente."
Lei voltò di nuovo lo sguardo verso i suoi nuovi amici. Con gli occhi seguiva i muscoli delle braccia di Jan mentre batteva col martello su un picchetto, l'elegante movimento dei biondi capelli di Jasmina mossi dal venticello serale, il viso lentigginoso di Niko mentre guardava dentro lo zaino. "Non dite a Kaya cos'è successo oggi." disse poi. "Non mi lascerà più incontrarvi."

Axel rise. "Certo che no. Pensi che dirò ad una ragazza di essere stato sbattuto contro un albero?"
La ragazza sorrise leggermente. "Suppongo che un uomo non lo farebbe mai." Ascoltò il leggero cinguettio degli uccellini, per poi continuare: "Non dirlo o accennarlo agli altri, ma... il generale, l'uomo che capitanava il gruppo... mi..." Si fermò. Mi starò sbagliando, pensò, è una supposizione assurda, un pensiero impossibile.
"Cosa?" la incitò Axel.
Lei scosse la testa e si alzò. "Niente, una bazzecola, sto pensando troppo ultimamente. Vado a offrire il mio aiuto." Dicendo questo, lasciò Axel da solo con i suoi pensieri.

Già, forse ci sto pensando troppo anch'io.

Oppure no?

Cavalieri Del Sottosuolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora