CAPITOLO 27 - Lui, qui, non è l'unico giocattolo

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Sedeva su una sedia nella sua grande stanza circondato da muri di spessa pietra nera e grigia

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Sedeva su una sedia nella sua grande stanza circondato da muri di spessa pietra nera e grigia. Aspettava che i due ragazzi, Garr e Serpio, si preparassero per uscire; la nuova missione li aspettava.

Si sentì scattare la serratura quasi arrugginita e Serpio uscì dalla sua camera da letto. Si era vestito con un paio di pantaloni neri tenuti su da uno spago e una maglia sudicia. Si raccolse i capelli gialli con striature nere in una piccola coda di cavallo, lasciando un paio di ciocche ribelli sulla fronte. Le sclere degli occhi erano interamente dorate, la pupilla era una semplice e stretta striscia nera. Non aveva le iridi. I suoi occhi serpenteschi guizzarono su Naazul e mentre parlava sibilava leggermente. "Io sono pronto. Garr?"
"Non ancora. Aspettiamo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo a disposizione. Non c'è stato ancora nessun segno della Rotra Hol." Naazul sedeva su una delle sedie in pelle con le gambe incrociate e si guardava gli artigli della mano destra, esaminandone ogni dettaglio. "Tu invece," continuò, "nascondi la coda."

Serpio si guardò il fondoschiena. Dal sacrococcige spuntava una lunga, affusolata e liscia coda nera con strisce marroni e leggermente giallastre. Serpio la mosse e se la avvolse intorno alla gamba destra. "È scomodo incastrarla nei pantaloni. E poi, è difficile trovare l'equilibrio."
"Lo so, Serpio. Lo è anche per me. Ma sarebbe meglio tenere un profilo basso, non voglio problemi con gente mentalmente instabile." spiegò lentamente Naazul.

L'altra porta nella stanza, la camera da letto di Garr, si aprì di scatto rivelando il bestione. "Finito!" gioì. Indossava una canottiera bianca e dei pantaloni simili a quelli di Serpio. Gli stavano attillati, infatti avvolgevano perfettamente i forti muscoli delle sue gambe. La coda svolazzava a destra e a sinistra e, uscendo dalla porta, dovette fare attenzione a non graffiare il bordo superiore della porta con le corna di pietra.
"Finalmente, Garr, ti stavamo andando."

Naazul lo corresse. "No, la parola giusta è aspettare. Andare significa..."
"Recarsi, dirigersi in un luogo o presso qualcuno, già. Ho sbagliato." finì Serpio, calando il capo e guardandosi i piedi scalzi. "Ci sto ancora lavorando. Parlare è una cosa nuova, per me."
"Dobbiamo trovarti delle scarpe." decise l'uomo, guardando gli arti del ragazzo. "Non puoi continuare a camminare scalzo, ti farai male."
Serpio alzò le spalle. "Se prima strisciavo nudo, posso almeno camminare scalzo. Voglio mantenere ancora un po' con me il... mio passato."

"Quindi? Andiamo?" li interruppe Garr. Scodinzolava con la lunga coda dalla punta a triangolo, chiaro segno di eccitazione. Non vedeva l'ora di andarsene per un po' da questo puzzolente castello: le sue narici erano molto sensibili.
"E dove?" rispose Naazul. "Se non so da dove proviene la magia della Rotra Hol, non posso trovarla. Dobbiamo aspettare che..."

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo l'uomo a metà frase. Serpio aprì riluttante la porta, trovandosi davanti un cavaliere coperto con un mantello nero dai lembi color oro rosso.
"Che cosa vuoi, tu?" disse con voce bassa Naazul.
Lui si prese del tempo per guardare la stanza, poi posò lo sguardo sull'uomo. "Il Lord vuole sapere quando partirete. È passato già un giorno da quando ti ha affidato la missione."
Naazul rispose acerbo: "Partiremo quando sarò io a deciderlo. Riferisciglielo."
L'uomo col mantello si appoggiò al bordo della porta e si tolse il cappuccio, rivelando una zazzera di capelli biondi tenuti insieme da una cordicina nera, la frangia invece gli copriva la parte sinistra della fronte. Gli occhi dei due si incontrarono. L'uomo col mantello aveva gli occhi spenti, privi di luce, della pupilla rimaneva ormai solo il bordo e il contorno dell'iride emanava una luce rossastra. "Il Lord non vuole che gli si parli così. Abbi rispetto."
"Avrò rispetto per lui solo quando lui avrà rispetto per noi. E lo stesso vale per te e per la tua allegra compagnia. Adesso vattene, tornatene dal Generale." ringhiò Naazul, mostrando i denti.
"Quale dei due?" rise il biondo, poi entrò nella stanza e prese in mano la bottiglia col vino. Se ne scolò metà e, quando finito, la posò di nuovo sul tavolo. "Amico, calmati. Io sono venuto solo per riferire gli ordini. Io ti rispetto, cazzo se ti rispetto. Sei una bestia nel combattimento. Letteralmente. Adesso, non potresti essere più gentile con chi cerca di esserti amico?" La sua voce all'improvviso si incrinò, facendolo assomigliare a un miscuglio tra dei ringhi mostruosi e una soave voce femminile. Il contorno rosso delle iridi si illuminò ancora di più. Parlò: "Con chi cerca di riavvicinarsi a te, amor..."

Naazul all'improvviso scomparve, per poi riapparire davanti al biondo accompagnato da un improvviso spostamento d'aria, la sua mano intorno al collo dell'uomo col mantello. Lo sbatté al muro, strinse la mano e gli artigli gli si conficcarono leggermente nella carne del collo facendo uscire piccole gocce di sangue. Naazul ringhiò, le pupille si ridussero in due fessure e le sclere si colorarono di verde e giallo. Avvicinò la faccia a quella del biondo, che lo guardava con un'espressione neutra, assomigliando a una bambola, e sussurrò a denti stretti: "Non osare mai più rivolgerti a me così, Demone. Hai capito, puttana?"
Lui scoppiò in una risata sonora. "Sei sempre così duro con i tuoi sentimenti, Naazul. E non riesci a controllare la tua forza. Così mi romperai il giocattolo."
Naazul mollò istantaneamente la presa al collo e l'uomo col mantello cadde in ginocchio, tossendo. Gli occhi persero lo scintillio rossastro e la voce ritornò la sua, profonda e virile. Poi si alzò, come se non fosse successo niente e il dolore al collo non esistesse, e continuò da dove si era interrotto: "Un amico qui ti farebbe bene, Naazul." Si avvicinò all'uomo, gli strinse la spalla, e se ne andò, dichiarando che farà rapporto a lui, al Lord.

Naazul rimase in silenzio, guardando ancora il muro dove adesso giaceva una crepa. Strinse i pugni, frustrato fino al midollo, e fece ritornare le sclere degli occhi del loro bianco naturale. Poi la avvertì. Una debolissima fonte di potere apparve per un solo secondo, per poi scomparire di nuovo. Alzò velocemente la testa e ne analizzò la posizione. Veniva da sud.

Garr e Serpio, che intanto si erano stretti in un angolo della camera, si avvicinarono cautamente al loro capo.
"Naazul..." sussurrò Garr, spaventato della possibile reazione dell'uomo. Questo si voltò e guardò il bestione negli occhi, per poi scompiliargli i capelli platinati e dire: "Il nostro segnale è apparso. Andiamo, usciamo da questo buco d'Inferno."


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