CAPITOLO 22 - La singolare ragazza dai capelli verdi... una principessa?

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"Onorata di fare la vostra conoscenza

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"Onorata di fare la vostra conoscenza. Sono Jarelyne Centauri Host, figlia di Heliodoros Centauri Host e principessa dell'Impero di Kamoria."

Calò un lungo silenzio sulla stanza. Il leggero fruscio delle foglie era l'unico suono che si propagava per le stanze della grande villa. Jarelyne non riuscì a leggere le espressioni dei cinque ragazzi. Sembrava come se una carrozza li avesse investiti in pieno senza che loro se ne accorgessero.
"Tu... una principessa?" riuscì a mormorare Jasmina. "Davvero?"
Jarelyne, sempre con i polsi delle mani incrociati davanti a sé, annuì con un lento movimento della testa. La lunga gonna di seta iniziò a sembrarle sempre più pesante e il corsetto la stava soffocando - o almeno più di quanto non facesse già. Prima o poi morirò di assfissione, pensò.
Jan la guardava con la bocca spalancata, Axel la studiava scettico e le due ragazze sembravano in trance, Niko invece sembrava come avesse visto una divinità.

"Una principessa? Davvero davvero?" chiese Niko, avendo quasi un attacco di iperventilazione. "È fantastico! Che onore, ragazzi! Una vera principessa!"
Kaya stava per ribattere, ma poi chiuse gli occhi e sospirò sorridendo, scuotendo la testa.
"Ma cosa ci fai qui? Le principesse non vivono nei castelli?" domandò il biondino. Poi si ricompose e aggiunse: "Vostra maestà."
Jarelyne si sentì male all'improvviso. "No, ehm, vi prego, datemi del tu. E niente 'vostra maestà'. Non mi piacciono le formalità."
Niko si corresse, sorridendo ancora di più: "Come vuoi, Jara."
Jarelyne sentì il nodo che le si era formato nella pancia sciogliersi. Niko non aveva obbiettato alla sua richiesta. Ingrandì il suo sorriso e spiegò: "Come ho detto, sono qui per un apprendistato. Studio l'uso delle erbe mediche e le basi per essere una buona nobildonna e futura sposa di un buon lord. E, siccome Kaya è la nipote dell'Elfo più potente di tutta l'Isola Hoster, mi fa da maestra."

"Quindi anche lei è di una famiglia colta?" chiese Jan a bocca spalancata indicando Kaya. "Non sembra."
"Noi Fleur siamo la famiglia più ricca, potente e antica di Birdem, mindiyo Humano. Quindi porta rispetto." Kaya lo trafisse con lo sguardo.

"Quindi tu vivi in un castello? E hai dei servitori? E partecipi ai galà?" Katja e Jasmina iniziarono a porre domande su domande e a Jarelyne piaceva la scioltezza con la quale le parlavano. Si sentì parte di un mondo tutto nuovo, un mondo che suo padre non approvava. Kaya sospirò, mentre la principessa cercava di rispondere a tutte quelle domande.

Katja guardò la principessa dritto negli occhi. "Jarelyne, com'è essere una principessa?"

Jarelyne si bloccò. All'improvviso vide tutto nero. Poi, in mezzo a questa oscurità, vide sé stessa sotto una luce che la illuminava. Intorno a lei facce nere con grandi sorrisi e occhi a mezzaluna la guardavano e la contemplavano, le baciavano le mani avvolte in lunghi guanti di pizzo bianco e piene di anelli preziosi e si inchinavano al suo cospetto. Le dicevano: ma come è carina oggi, principessa, o che bella collana, vostra giovane magnificenza. Già da piccola era circondata da persone che la contemplavano. Già da piccola era circondata da leccapiedi. Già da piccola era circondata da persone false e bugiarde in cerca di attenzioni da suo padre.
Suo padre... A lui diceva sempre di amare i vestiti che i sarti le confezionavano, che quelle meravigiose collane di brillanti erano tutto quello che aveva sempre voluto, ma non era così. Lei odiava quei vestiti: il corsetto troppo stretto che la soffocava, i braccialetti di diamanti che le tenevano incatenate le mani davanti alla gonna quando lei invece voleva staccarle, il diadema che le ricordava il suo posto nella società. E suo padre, che voleva lei fosse una signorina perfetta, degna di invidia. Lei odiava tutto questo.

"Jarelyne? Va tutto bene? Scusa, non dovevo chiedertelo..."
Jasmina la scosse per la spalla, svegliandola dal trance nel quale era caduta. Jarelyne annuì, tornando alla realtà, ma sul viso aveva ancora una piccola traccia di un'espressione scioccata. "Ah, ehm, stia tranquilla... va tutto bene..."

Kaya poi batté le mani, attirando la concentrazione di tutti verso di lei. "Quindi, l'aiuto che vi daremo io e la principessa si estenderà solo sul territorio sotto il dominio della città Kamoria. Fuori dalle nostre terre è troppo pericoloso. E, signorina Jarelyne, dovrebbe darmi retta. Lo sa che lo faccio per il suo bene."
"Kaya, noi li aiuteremo in base al bisogno. Se ci sarà da oltrepassare il territorio sotto l'impero di Kamoria, noi lo faremo. O, almeno, io lo farò. Sta a lei decidere se seguirmi o meno." disse convinta la ragazza. Poi Jarelyne si avviò verso Niko e gli prese la pergamena con la mappa dalle mani. Si concentrò e, lentamente, sentì l'energia del suo corpo raccogliersi nei palmi delle mani, per poi fluire dentro la mappa. Dalla pergamena viola iniziarono ad alzarsi montagne e alberi e sopra le città e i villaggi comparvero i rispettivi nomi, scritti nella Lingua Vecchia.

Poggiò la mappa sul tavolo, tenendola ancora con una mano, e mostrò con un dito una foresta. Si avvicinarono tutti per guardare. "Ecco," disse, "noi siamo qui, a Birdem, la città sacra degli Elfi. Il castello di mio padre, invece, è qui." I loro sguardi si spostarono per dieci centimetri a nord-ovest dove, tra verdi pianure e piccoli villaggi, si allargavano le fondamenta di un enorme castello con vessalli verdi appesi sui muri e grandi bandiere che sventolavano al vento. Era circondato da un muro alto, poi dalle case della città e infine da un'altra muraglia. Intorno si allargavano terre dei contadini e varie cittadine.

"Quindi..." chiese poi Jan, "dove iniziamo la ricerca della Pietra Come-si-chiama? Deve apparire, che ne so, qualche segno o qualche croce rossa dove si trovano i pezzi rotti? Voglio tornarmene al più presto a casa dal nonno e godermi il resto delle vacanze!"
Kaya si spinse tra Jarelyne e Axel che stavano esaminando la mappa. "Non lo so di preciso. Avrebbe già dovuto mostrare i posti dove si raccoglie insieme l'energia simile a quella della Pietra Portale - ovvero dove si trovano i frammenti - ma fino ad adesso non è apparso ancora nulla."
"Forse prima, nell'esplosione, qualcosa era andato storto." Axel si prese il mento tra l'indice e il pollice della mano destra.
"È probabile. Inoltre non so dirvi se o quando apparirà il segnale. Non so nemmeno se funziona, la mappa."
Niko sfoggiò il suo gran sorriso. "Sono sicuro che funziona più che bene. Sarai spaventosa, ma ho fiducia in te."

L'Elfa lo guardò di sfuggita.

Il ragazzo però non riuscì a trasmettere questo suo entusiasmo agli altri. Kaya continuò: "Comunque, ragazzi, dovete sapere una cosa importante. Il potere degli Artefatti Magici è molto potente e, per qualcuno che è molto abile a percepire le aure, è molto facile individuare la magia che emanano queste pietre. Adesso, quando la pietra è incompleta, dovrebbe essere molto difficile, ma intera emana un'energia potentissima. E qui arriviamo al problema: molte Guardie Reali sono in grado di percepire le aure. Per questo vi consiglio di non passare molto tempo nelle città, se non volete passare mari di guai. Ovviamente, se succedesse qualcosa, non osate nominare i nostri nomi." Indicò sé stessa e Jarelyne e continuò: "Abbiamo un patto. Segretezza in cambio di aiuto. Ci state?"

I ragazzi si affrettarono ad annuire. "Aspettate un momento." Axel prese parola. "Ma se non possiamo passare molto tempo nelle città per il rischio che qualcuno ci scopra, come faremo a vivere qui?"
Kaya lo squadrò. "Io non ho mai detto che voi vivrete a casa mia."

"Come? Non ci lascerai stare qui?" strillò Jan. I cinque guardarono Kaya con la fronte corrugata.
"Certo che no. Il patto era che noi vi aiuteremo e voi non farete il nostro nome alle guardie se vi catturano. Quindi, non pensate che se state qui con questa pietra che emana una magia antica e potente le guardie vi troveranno?"
Jasmina fece spallucce. "Non fa una piega."

"Ma non possiamo vivere in strada!" Jan portò le mani sopra la testa, agitandole. Non gli andava di vivere come un barbone in strada, e ancora meno in un posto che pillula di creature magiche e strani esseri metà cavalli e metà umani. E, anche se non gli andava di vivere sotto lo stesso tetto di una pericolosa Elfa armata di magia, era sempre meglio che passare le giornate rannicchiato sotto una lurida scatola in qualche viuzza disabitata.

"Non ho detto che vi farò vivere in strada, mindiyo." Kaya prese la mappa dalla mano di Jarelyne e la arrotolò, porgendola poi a Katja. Poi, andando verso l'uscita, si coprì con una mantella e fece segno ai ragazzi di seguirla. "Venite con me. Ho un'idea su dove vi stabilirete."

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