CAPITOLO 36 - Quattro pericolosi tizi con mantelli neri

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"Che ne dite se vi aiutiamo alleggerendovi il carico?"

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"Che ne dite se vi aiutiamo alleggerendovi il carico?"

I ragazzi si sentirono scendere i brividi giù per la schiena. L'aria si fece tesa e sembrava come se il tempo si fosse fermato: niente fruscii, niente cinguettii. Si voltarono di scatto, mentre a Jan scappò un'imprecazione.

Davanti a loro stavano quattro adulti coperti da lunghi mantelli neri come la pece con i bordi rossi e vestiti con armature medievali.

L'uomo a destra era magro e di statura media. Era completamente avvolto dal mantello e non lasciava all'occhio nessun buco per spiarci attraverso. Il bordo della mantella nera era coperto di pelliccia rossastra e bianca e indossava un bell'elmo argenteo, coperto per metà dal cappuccio, con la visiera alzata. L'unica cosa che si vedeva attraverso erano i suoi occhi estremamente celesti e freddi. Avevano un leggero accento nero della pupilla - era marcato solo il bordo -, mentre intorno all'iride c'era un alone di luce rossa. Sulle spalle teneva aggrovigliato in bende bianche un lungo bastone e aveva una spada col manico avvolto da strisce di pelle animale che gli pendeva dalla cintura di cuoio.

L'altro uomo, quello sulla sinistra, aveva il mantello buttato oltre le spalle e sfoggiava una magnifica armatura a piastre di metallo con bordi dorati. Aveva le spalle larghe ed era alto, gli avambracci dei bracciali avvolgevano i suoi bicipiti alla perfezione. Il petto dell'armatura era ampio e copriva la maglia di ferro. L'elmo, coperto dal cappuccio, aveva la visiera alzata e con i suoi elettrici occhi scrutava i ragazzini. Questi splendevano in varie tonalità di marrone caramellato e, come quelli dell'altro tizio, avevano un alone rosso intorno all'iride. Sulle spalle teneva a tracolla un'ascia ben elaborata con un lungo manico e, intorno alla vita, c'era un fodero con una spada attaccato ad una cintura marrone.

Tra di loro c'era una donna. Era alta circa un metro e una settantina di centimetri e se ne stava in disparte, per metà avvolta dal mantello. La sua armatura di metallo scuro era marchiata da luccicanti striature che sotto la luce del sole cambiavano colore tra il verde e il viola. Sotto la panziera e i fiancali sfoggiava almeno una decina di coltelli ben riposti in appositi foderi e, vicino al cosciale, pendeva una lunga spada col pomolo dorato.

Infine c'era quello in mezzo, probabilmente il capo. Il mantello nero con i lembi d'oro rosso gli copriva solo la parte destra del corpo. Sulla testa aveva un elmo con in mezzo incastonato un rubino rosso come il sole durante il tramonto. Aveva due enormi penne attaccate alla parte posteriore del copricapo, una nera e l'altra rossa come il sangue fresco. La visiera era calata sugli occhi e non lasciava intravedere un minimo della faccia - questo lo fece apparire ancora più temibile e inquietante. Sull'arresto del petto aveva incastonata un'altra pietra quasi visibile, nera come la notte più scura. La sua armatura, fatta di ferro scuro quasi nero, era contornata da striature che brillavano in tonalità diverse di colori caldi: rosso, arancione, giallo. Teneva la mano sinistra avvolta dal guanto d'arme rilassata sul pomolo della sua lunga spada riposta nel fodero di pelle con ornamenti dorati.

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