CAPITOLO 21 - Non tutti desiderano essere speciali

18 4 2
                                    

"Io

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Io... Io voglio aiutarvi!"

Si voltarono tutti verso Jarelyne. Stava in mezzo alla stanza, tra loro e Kaya, con uno sguardo determinato sul suo viso bianco e candido come la neve. Per una come lei, la pelle bianca era una fonte di bellezza. E suo padre era molto severo riguardo a queste piccolezze che facevano risaltare la bellezza di una signorina.

"Da-davvero? Fantastico!" Jasmina fece un enorme sorriso nel quale ci si sarebbe potuti specchiare.

"Mispàiya, che sta dicendo? Li vuole aiutare?" Kaya la guardò, allibita.
"Certamente. Sono bravi ragazzi. E poi dubito che abbiano usato volontariamente la Pietra Portale." Jarelyne ne era convinta. All'inizio si era spaventata, ma poi aveva notato che il ragazzo, come anche i suoi amici, non mostrava nessun segno di volerla attaccare o derubare. Da quando aveva incontrato Niko le era sembrato strano che non la riconoscesse e non le mostrasse il rispetto dovuto. Ma Jarelyne non c'era rimasta male, anzi: aveva apprezzato questo azzardo e, quando anche gli amici di Niko si erano comportati normalmente con lei, non si era sentita speciale. E questo le piaceva. La faceva sentire libera. Già da piccola facevano tutto gli altri per lei: la vestivano, la pettinavano, le servivano la cena e il pranzo, la accompagnavano in città. E lei si era stufata di questa vita già anni fa. Quella parola, quella semplice parola che le rivolsero quei cinque ragazzi - ciao! - le era rimasta impressa nella mente. Niente inchini, niente biaciamano, niente sorrisi zuccherosi e falsi, ma un semplice e sincero ciao.

Quando Kaya disse che quei ragazzi erano speciali, perché venivano da terre lontane, lei si accorse di essere ancora più interessata a loro. E adesso avevano bisogno d'aiuto e Jarelyne glielo avrebbe dato come ringraziamento per averla fatta sentire normale e non come una nobile intrappolata in una gabbia a forma di corsetto e vestito di seta pregiata.

"Ma..."
"Niente ma, Kaya. Ho già preso la mia decisione." disse decisa Jarelyne, alzando il mento.

Kaya la guardò direttamente negli occhi per un paio di secondi in silenzio per farle capire che era una brutta, anzi, pessima idea, poi però fece un respiro profondo, esasperata. "Penso che qualsiasi cosa io dica non le farà cambiare idea, vero? È cocciuta come suo padre. Allora facciamo un patto: se le cose si faranno pericolose smetterà subito, capito?"
Jarelyne sfoggiò di nuovo il suo mezzo sorriso calmo e gentile, anche se non sapeva se avrebbe mantenuto la promessa. "Certamente."

"Allora vi aiuterò anch'io." Kaya si voltò dai ragazzi, facendoli rimanere sorpresi e allo stesso tempo felici del suo aiuto. Che strana ragazza, pensò Jan. "Ma mettiamo una cosa in chiaro," si voltò verso Niko, "non osate rivolgervi alla mispàiya Jarelyne senza darle del lei, capito? Non ci conosciamo neanche e questa è una delle basi della buona educazione."
"Kaya, va bene così." cercò di calmarla Jarelyne, ma l'Elfa non l'ascoltò. Si conoscevano da piccolissime ed erano cresciute insieme, ma Kaya si ostinava a rivolgersi a lei con appellativi come signorina.
"Non va bene, signorina. La plebe dovrebbe portare rispetto alle persone del nostro rango e soprattutto a quello vostro!"

"Ehi!" si scaldò Jan. "Come ci hai chiamato, scusa? Plebe? Ma chi ti credi di essere?"
"Jan, stai zitto, per favore..." sibilò Katja. Stava per coprirgli la bocca, quando lui si scostò.
"Osa chiamarci ancora plebe e io..." In quel momento Kaya alzò la mano verso il viso di Jan e la sua frase si fermò a metà. La bocca continuò ad aprirsi e a chiudersi senza lasciare uscire nessun suono e il ragazzo si ritrovò a boccheggiare come un pesce. La guardò con occhi supplicanti, chiedendo in silenzio di liberargli la bocca dalla magia.

"L'ho appena detto. La plebe deve avere rispetto." Con un movimento veloce della mano, la magia si annullò e Jan iniziò a tossire. Kaya li guardò uno a uno. "Forse non vi rendete conto da chi avete l'onore di ricevere aiuto."

Niko si accigliò: "Onore?"
"Già." disse Kaya, voltandosi verso Jarelyne, come per dire: se non glielo dice lei, lo farò io.
Guardarono tutti Jarelyne, cercando di capire cosa intendesse Kaya. La ragazza dai capelli verdi esitò, non volendo dire chi era veramente. Poi avrebbero sicuramente cambiato opinione su di lei. E Jarelyne non lo voleva, ma si rese conto che, anche se non glielo avesse detto lei, ci avrebbe pensato Kaya o l'avrebbero scoperto da soli. E non voleva mentire proprio lei, che odiava le persone false e bugiarde.
Fece un respiro profondo, poi prese i lembi della gonna e, come le era stato insegnato fin da piccola, si presentò inchinandosi: "Onorata di fare la vostra conoscenza. Sono Jarelyne Centauri Host, figlia di Heliodoros Centauri Host e principessa dell'Impero di Kamoria."

Cavalieri Del Sottosuolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora