"E quale sarebbe la ragione?"

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Roma, h 12.35

Il sabato che entrambi ci eravamo immaginati, non è andato effettivamente secondo i nostri piani.
Dopo che Claudio mi ha spiegato, nuovamente, per filo e per segno ciò che hanno scoperto durante gli esami balistici (perché no, non sono stupida, ma avevo bisogno di sentirglielo ripetere per rendermi conto che fosse la realtà dei fatti), mi sono rivestita, indossando gli abiti della sera precedente e ho lasciato casa di Claudio, non prima di organizzarmi con lui per poter andare in ospedale il prima possibile.

No, non abbiamo litigato e no, non è un fatto negativo che io abbia lasciato casa sua da sola.
Lui aveva bisogno di farsi una doccia e di fare alcune telefonate ed io avevo bisogno di tornare a casa, di farmi anche io una doccia e di cambiarmi, perché di certo non potevo continuare ad andare in giro con il vestito blu cobalto di Nonna Amalia che ho indossato per la festa del Supremo e che tutti mi hanno visto indosso. Si sarebbero insospettiti e per quanto le cose fossero già abbastanza evidenti, io e Claudio abbiamo ancora QUEL discorso in sospeso che in questo momento sembra essere passato, m o m e n t a n e a m e n t e , in secondo piano.
A dirla tutta, comunque, ha anche insistito nel riaccompagnarmi a casa, forse perché temeva che mi sarei persa nei meandri dei miei pensieri o forse perché, subdolamente, pensando che avrei trovato Arthur a casa, aveva voglia di marcare il territorio.
Alla fine sono riuscita a convincerlo che non ce ne fosse bisogno e che sarei filata dritta a casa a prepararmi, visto che ci aspettavano comunque in ospedale e che non potevamo tardare.

Sia mai che il dottor Conforti arrivi in ritardo!
E quelle volte che è accaduto, a causa mia ovviamente, me l'ha fatta pagare cara e amara!

Ovviamente ho chiamato un taxi, sarebbe impossibile arrivare da casa di Claudio a casa mia a piedi con queste scarpe che per quanto belle sono parecchio scomode e la mia maratona l'ho già corsa, ieri sera, in aeroporto.
Durante il tragitto, che è molto breve in realtà, penso a quante cose siano avvenute nelle ultime dodici ore, credendo fermamente che il tempo stia rallentando veramente o che in realtà siamo stati io e Claudio, e tutti gli avvenimenti intorno a noi, a rallentare!

Sovrappensiero varco la porta di casa dall'entrata secondaria che da sulla strada, passando per il piccolo giardino ricco di piante che Cordelia ha piantato da quando ha incontrato Nina ed entro in casa silenziosamente, come se fossero le otto del mattino quando in realtà è già passata la mezza.
Inizio a pregare in tutte le lingue del mondo (che poi in realtà ne conosco solo due) sperando di non incontrare nessuno, e con nessuno mi riferisco ad Arthur.
Ovviamente, perché non sia mai che abbia un po' di fortuna ogni tanto, la prima persona che vedo, di spalle, in cucina, intento a preparare il pranzo, è proprio lui: Arthur.
Sto pensando seriamente di sgattaiolare in camera mia senza farmi vedere, visto che a quanto pare è assorto così tanto dai suoi pensieri che non mi ha sentito entrare, quando dalla sua stanza compare Cordelia!

"Alice!! Finalmente! Resti a pranzo con noi??"

Cordelia mi si avvicina e mi abbraccia, senza maschere e senza farsi problemi, nonostante sia l'effettiva causa del cuore spezzato di suo fratello che ci sta guardando mentre ci abbracciamo.
Odio quello sguardo negli occhi di Arthur, mi fa sentire una persona cattiva cosa che ammetto non di non aver mai pensato di essere. Infondo non è colpa mia se ho fatto ciò che alla fin fine ha fatto anche lui, con me, in questi ultimi giorni. Ho seguito il cuore e il mio cuore mi ha portato dal Claudio.
Ho amato Arthur, l'ho amato tanto e quando stavamo insieme fantasticavo sul nostro futuro e sulla nostra famiglia ma era sempre un po' sbiadito quel sogno, a causa della sua insistente assenza dovuta al suo lavoro. Ci siamo persi e ritrovati più volte ma quando qualcosa è in una continua instabilità, alla fine crolla ed è difficile ricomporre insieme i pezzi.
Con Claudio è diverso, lo è sempre stato.
Claudio c'è da prima nel mio cuore, anche se è una verità che forse ad ammettere è stata solo Silvia, mettendomi di fronte alla realtà dei fatti, motivo per cui dopo la richiesta di Arthur di partire con lui e quella di Claudio di provarci, sono finita tra le braccia del mio CC.
Arthur l'ho sempre visto come il ragazzo perfetto, dolce e premuroso che avrebbe messo qualsiasi cosa dopo di me, ed è per questa lunga serie di motivi per cui mi ero appoggiata a lui, con la vana speranza di togliere Claudio dalla mia testa e dal mio cuore.
Ma durante le sue assenze, Claudio era ed è stato l'unico punto fermo della mia vita e delle mie giornate. Anche se era furioso con me, anche se mi diceva che ero una buona a nulla, anche se mi lasciava tornare da sola dai sopralluoghi ed ero costretta a girarmi mezza Roma per tornare in Istituto. Nonostante tutto questo, Claudio c'era.

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