Metti una sera a cena (terza parte)

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Sono stata alla mia postazione, nella stanza degli specializzandi, per tutto il resto della mattinata fingendo di lavorare all'ennesimo compito assurdo assegnatomi dalla Wally che, vi giuro, ci impiegherei solo due ore a spiegarvi in cosa consiste senza riuscire a farmi capire perché nemmeno io ho capito cosa voglia, questa volta, da me.
Ho evitato lo studio di Claudio e Claudio stesso anche se mi aveva sfiorato l'idea di andare a ringraziarlo per la colazione, ma sono così convinta ed ostinata a voler tenere il punto ed a sentirmi indignata ed offesa per ciò che mi ha detto che ho evitato di andare da lui.
Allo spacco, per l'ora di pranzo, mi dileguo senza dare spiegazioni a Lara che insistente mi riempie di domande, mentre Paolone continua ad osservarmi spaesato e terrorizzato, perché sa dove sono diretta e teme di non reggere la pressione delle domande inquisitorie che Lara gli farà quando sarò andata via.

Raggiungo il centro in poco tempo, nonostante io sia venuta con Claudio in Istituto e quindi mi sia ritrovata a piedi e senza bicicletta. Fortunatamente l'autobus è arrivato subito ed anche la metro, miracolosamente, è passata non appena sono arrivata in stazione.
Osservo svogliatamente tutte le vetrine che mi passano davanti, con le cuffie nelle orecchie e la voce di non so chi che canta non so cosa.
Sono distratta, sono fisicamente qui, sulla terra ma la mia mente è totalmente su di un altro pianeta.
L'idea di fare spese o compere per me o anche solo per Marco e Lara non mi sfiora minimamente ne mi stimola.

Ma ci rendiamo conto!!??
Proprio io che amo spendere tutti i soldi (che non ho!!) in vestiti e scarpe!

Il problema è che sono troppo concentrata nel ripensare alle parole di Claudio che, anche se in maniera alterata, rispecchiavano di parecchio la realtà delle cose nonostante sia difficile per me ammettere una cosa del genere.
Dargli ragione è come affermare che 2+2 fa sempre 4 e... anche se la matematica dice il contrario, a volte può fare anche 5!
Dipende sempre dalla circostanza in cui ci si trova.
Ma Claudio è così, o vede tutto bianco o vede tutto nero senza accorgersi che ci sono delle sfumature e che il mondo è pieno di colori.
Quello che ha fatto, accettare l'invito di mia nonna intendo, è un gesto che apprezzo tantissimo e che mi fa sorridere e mi ha fatto sorridere tutte le volte che da questa mattina mi è tornato alla mente.
Ma mi fa rabbia il modo in cui è così sicuro e convinto delle sue ragioni, così come detesto il fatto che non sia capace di spiegare le cose con calma, perché finiamo sempre per discutere e l'unica cosa che non voglio, in questo momento, è litigare con lui anche se forse per questo è troppo tardi.
Capisco il suo discorso e capisco anche che, dietro quel suo tono acido ed inquisitorio, c'è una persona che tiene a me e che si preoccupa per questa mia spiccata curiosità legata alle indagini. Ma non poteva dirlo direttamente? Non poteva guardarmi negli occhi con quei suoi occhi maledettamente blu e dirmi che vorrebbe che io stessi fuori dai guai? Certo, forse non ci starei comunque, ma i suoi occhi sarebbero di gran lunga una bella distrazione, no?
E invece no, lui deve urlare e deve farmi innervosire e deve ferirmi con i suoi modi bruschi e mai moderati.

Alla fine ho trovato un piccolo negozietto nascosto tra i vicoletti che sono possibili da raggiungere solo a piedi, lontano dal caos della strada e delle auto che durante l'ora di pranzo si moltiplicano a vista d'occhio.
Ho optato per una piccola bussola color bronzo, dall'aspetto molto antica ed un diario di bordo dove potranno annotare tutte le loro avventure.
Si, lo so, ormai con cellulari, tablet e quant'altro è parecchio obsoleto scrivere a penna ma in primo luogo sono le prime cose che ho trovato e che ho deciso di comprare perché non ho altre idee in mente (ne tempo, visto che devo ritornare in Istituto!) ed in secondo luogo perché secondo me ha un qualcosa di magico l'idea di appuntare tutti i loro spostamenti un po' come Gulliver nella terra dei Giganti.

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