Alice è quella persona.

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Sabato, 21 luglio 2018





Chi l'avrebbe mai detto che per sentirmi rilassato, per sentirmi sereno, quasi in pace con me stesso avrei avuto bisogno di una persona al mio fianco.
Non una persona qualunque ma di lei, Alice.
Nonostante ieri sera non ero al meglio delle mie forze e del mio sau affair, quello che io ed Alice abbiamo condiviso è stato molto importante e, ironicamente, visto il tipo di persona che sono, molto più intimo di una notte di sesso.
Quando siamo tornati a casa, notte inoltrata ormai, mi ha costretto a mettermi a letto ed a riposare. Leggevo nel suo sguardo la stessa preoccupazione che ogni tanto penso lei legga nel mio quando le dico di non fare di testa sua, per questo ho accettato di buon grado la sua ostinata richiesta, trascinandola nel letto con me.
E così, nel buio della nostra camera da letto, mentre la stringevo tra le mie braccia, un po' per amore e un po' per timore che potesse scappare via, le ho raccontato di Elena e dell'intera storia dal mio punto di vista.
Non è scappata, è rimasta lì nella penombra a stringermi a sua volta, accarezzandomi il braccio con cui le cingevo la vita per poi accarezzarmi il viso ed i capelli, come dovrebbe fare solitamente una madre con un figlio per farlo rilassare e tranquillizzare.
Dico solitamente perché la mia, di madre, certe cose non le ha mai fatte con me e non credevo che alla veneranda età di 35 anni, quasi 36, mi sarei trovato nella posizione di chi queste attenzioni, pur non riuscendo a dirlo ad alta voce, in realtà piacciono.

Mi piacciono se le ricevo da Alice.
Solo da Alice.

Quindi, per uno come me, come sono sempre stato, è strano ammettere al mondo intero ed a se stesso in particolar modo che è vero ciò che si è sempre detto e si dice ancora oggi in giro.
È vero ciò che hanno narrato per anni poeti e scrittori, racconti e poesie che ormai si tramandano nei secoli, così come di tanto in tanto hanno cercato di raccontare anche attraverso film e quant'altro: a volte il proprio posto nel mondo non è un posto reale, con mura e finestre, bensì si tratta di un posto figurato, immaginario perché in realtà la domanda è sempre stata sbagliata. Non è giusto chiedersi dove sia il nostro posto, ma è giusto chiedersi con chi sia il nostro posto.
Il nostro posto nel mondo è in realtà una persona.
A volte possiamo essere noi stessi, e per molto tempo ho creduto di essere io, per me stesso, quella persona.
Ma ad oggi, purtroppo o fortunatamente, (ancora non lo so per certo) mi sono dovuto ricredere.

Alice è quella persona.

Non so verso che ora ci siamo addormentati, so solo che è grazie a lei se sono riuscito a prendere sonno e se sono riuscito a riposare nonostante i pensieri ed i fantasmi del passato che sono tornati violentemente, intenzionati a buttare giù ogni porta e barriera costruite negli anni per difesa.

Credo che sia ormai mattina inoltrata, lo deduco dalla luce del sole non poco delicata che entra con prepotenza nella stanza, noncurante delle tende che cercano di riparare la stanza e la sua intima penombra.
Come accompagnamento per il mio risveglio inizio a sentire dei rumori provenire quasi sicuramente dalla cucina e, solo al terzo "oddio" pronunciato non tanto a bassa voce dalla mia "concubina" mi decido ad aprire gli occhi ed ad alzarmi dal letto.
Cerco avidamente sul comodino il cellulare che però non trovo al solito posto e, alzandomi, riesco a scoprire l'ora grazie al mio Rolex appoggiato sul comò della stanza, di fianco alla porta che affaccia sul corridoio.

"Mezzo giorno e quarantacinque? Ma quanto ho dormito?!" Mormorò tra me e me andando subito in cucina, raggiungendo Alice. Vorrei proprio capire perché non mi ha svegliato e vorrei sapere che fine ha fatto il mio cellulare.

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