capitolo 16

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Allora posso benissimo giustificare il mio odio per il sabato sera.

Per prima cosa è buio per le strade e la temperatura di solito è bassa.

Okay no, questa era una giustificazione davvero assurda, ma contribuisce.

La vera prima cosa e che... ci sono troppe persone.

Troppa gente intorno mi opprime. Mi sento soffocata dagli sguardi delle persone affianco a me. Anche se, probabilmente nessuno mi fissa, io mi sento lo stesso osservata.

Le persone sono state create per distruggere o mettere alla prova il tuo ego. Se è capace di restare indifferente ai giudizi riesci ad instaurare un carattere forte, chi invece non ci riesce... beh, diventa come me.

E poi le ragazze ... uff.

Si vestono eleganti, e si truccano per bene, e io odio questa routine.

Andasse al diavolo quello che ha inventato il sabato.

Finita la scuola tornai a casa con la testa fra le nuvole.

'Okay forse non dovevi accettare.'

'Sai quanto ti mette l'ansia uscire il sabato.'

'Se lui ti vuole davvero bene, non credo si offenderebbe se gli dai buca per un'uscita.'

No, no e no.

Basta rimanere rinchiusi nelle proprie paure. Dovevo mettermi in gioco e la mia coscienza non avrebbe più avuto influenza sulla mia scelta.

A dirla tutta avevo davvero il trauma del sabato sera.

Vomitavo ogni volta che tornavo a casa, non che non vomitassi mai, ma mi sconvolgeva molto e a volte portava a farmi sentire davvero male interiormente. Sembra esagerato, ma non lo è, ve lo assicuro.

'Vabbene allora muoviti. Non si possono fare miracoli per il tuo aspetto, ma almeno puoi provare ad essere più carina.'

Quelle parole nella mia mente risuonavano come verità.

Mi guardo allo specchio e noto delle piccole strisce familiari sul mio viso. Lacrime calde e tristi.

'Ne stai facendo una tragedia, stupida.'

Annuisco e mi asciugo le lacrime.

E inizio a prepararmi per davvero.

Apro l'armadio e ovviamente non c'è nulla che avrei potuto mettere.

Non ho un armadio molto fornito di roba che mi piace davvero.

Ma comunque noto un vestito nero all'angolo dell'armadio. Mi ricordo anche l'occasione in cui mi è stato regalato. Alle hawaai, l'anno scorso, quando ero ancora felice, per un occasione speciale necessitavo di un vestito abbastanza elegante e non potevo comperarlo. Così mia nonna, sapendo che mi serviva un abito, me lo spedì dall'america, e così lo usai quella sera, che non fu niente di che, ma mi ricordo che mi sono sentita davvero una principessa quella sera. E così decisi di indossarlo per sentirmi una principessa, nascosta nelle pieghe della mia pancia e del mio cuore, ma era ancora li, nel castello, pronta a salvarsi da sola.

Lo presi nelle mani. Era ancora liscio e morbido, come quando lo avevo usato l'ultima volta. Era tutto nero, ma aveva la particolarità di pizzo nero sulla parte superiore del petto ed era senza maniche. E a dieci centimetri dall'ombelico c'era un laccetto elastico che bombava la parte in alto del vestito.

Non era tutta questa eleganza, ma a me trasmetteva un senso di semplicità che mi attirava particolarmente. Forse perchè mi sentivo un po' più io  vestita così.

Così decisi di indossarlo.

Mi ricordavo molto bene l'effetto che faceva mio corpo. Ne troppo grassa e ne troppo bassa. Mi sentivo okay.

'Piacerò?'

Il cellulare squilla per una notifica di un messaggio. Mi giro verso il letto e raccolgo il cellulare.

'Alle otto e venti ci vediamo da Nando's okay? Viene anche Niall sta sera."

Era Zayn ovviamente.

'Si certo...

"Oh no!"  imprecai a bassa voce.

La mamma!

Dovevo convincerla prima di organizzare qualsiasi cosa.

Dovevo scendere e chiederglielo. Solo chiedere.

Mi tolgo il vestito e mi metto i vestiti di casa morbidi.

Scendo le scale e vado verso il divano di fianco alla cucina, dove era sdraiata mia madre. Ero un po' giù di morale si vedeva.

Forse per la nostra litigata, o forse per papa' ... non dava a vedere quando stava male. Proprio come me.

"Ehi ma'." sussurro.

"Ehi Tay ... tesoro."

"Ma' senti..." striscio le mani sudate sui pantaloni della tuta. "... scusami se ho fatto salasso, ieri."

Immaginavo che scusarmi sarebbe stata una mossa intelligiente per ottenere il suo lasciapassare per uscire.

"Okay, ti perdono." dice sorridendo. "Dopotutto sei un' adolescente."

Dice e intravedo un luccichio nei suoi occhi.

"Solo che non riesco ancora a concepirlo. Capisci?" dice con tono tremolante.

Poi fa cenno di andare verso di lei e io la abbraccio. Credo che fosse successa una cosa con papa', perchè era un po' troppo giù di morale.

'Pensa alla tua missione.'

"Ehm ... quindi, beh... " balbettai dopo che mi fui allontanata dal suo abbraccio. "... vorrei, invitare qui Zayn, per fartelo conoscere."

'COSA?!?'

Si sono impazzita.

'Aah. Zayn." Mi fissa negli occhi. "Un ragazzo."

Aveva uno sguardo serio ma allo stesso tempo aspettava che scoppiassi a ridere. E così lo feci.

"Mamma! É solo un amico, dai!"

"Mh... si mi sforzo a crederci." dice ancora ridendo. "Ma questa sera?"

"Si mamma, e dopo... ehm ... dovremmo uscire." tentai la via diplomatica.

"Ah a questo volevi arrivare?"

Già.

"No ma..."

"Si va bene."

"Si?" dico eccitata.

"Non ho intenzione di dirlo di nuovo." dice seriamente sorridendo. Le salto addosso strillando.

"Signorinella a mezza notte a casa."

"SIII!!"

Ero così felice!

Controllo e noto sul cellulare illuminato:

19:38

Mando un messaggio a Zayn.

'Ehi Zayn potresti venire a prendermi a casa? Scusami ma mia mamma non vuole farmi andare lì da sola oggi.'

Sperai davvero tanto che dicesse di si.

Dopo qualche minuto.

'Certo, non c'è problema.'

Non potevo evitare di immaginare la forma dolce delle sue labbra mentre pronunciava la "o" dal testo del suo messaggio.

L'accordo con mia madre e l'immagine di Zayn nella mia testa, avevano reso questo sabato piacevole, rispetto a quello che mi aspettatavo.

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