capitolo 28

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Merda.

Ero nella merda.

"Ehi, tesoro, non fare così."

Il pianto aveva invaso il mio viso.

Già malridotto.

Potevo vivere così? Tra l'ansia e i sensi di colpa. Tra l'odio per quello che ero e la mia solitudine.

No, no e no.

"Vi giuro che...." singhiozzavo. "... non ....non è davvero colpa ... mia."

"É solo il tuo cervello." Dice con tanta calma il dottore. "Ha soltanto bisogno di essere capito."

"Io davvero ci ho provato." Dice Zayn con il viso sepolto nelle sue mani. "Non capisco davvero perchè tu non ti senta abbastanza, Taylor. Per me lo sei, anzi, sei anche di più."

Piango.

Non volevo sentire più niente. Non volevo sentire niente e nessuno che andasse contro di me.

Cazzo, sono stata violentata e il giorno dopo analizzata psicologicamente da un medico.

Datemi un po' di tregua.

"Tua madre lo sa. Che... sei un autolesionista, insomma."

Il dottore esce dalla stanza per andare da mia madre che era rimasta fuori. Non voglio sapere il motivo.

"Ehi?"

"Si?"

"Stai meglio?"

"Si." Mento, ovviamente.

Sbuffa e si avvicina al lettino dell'ospedale. Quel fottuto ospedale.

"...posso?"

Fa cenno allo spazio di fianco a me e io annuisco debolmente, con gli occhi gonfi.

Mi sdraio al suo fianco e appoggio la testa sul suo petto.
Casa?

Mi accarezza la testa e mi abbraccia, baciandomi la fronte.

Sarebbe stato un dolcissimo momento se non fosse stato per i miei singhiozzi e il pensiero estenuante di mia madre che sapeva tutta la verità sul mio conto.

"Ssh. Va tutto bene... smettila."

Passiamo il pomeriggio nella mia camera a parlare e giocare a giochini stupidi. Di mamma nemmeno l'ombra.

Lui non fa riferimenti agli avvenimenti precedenti e gliene sono grata. Sorridiamo e ridiamo come se nulla di quasta merda avesse inondato la mia vita.

"Sai cosa ci fa una caramella in un campo di calcio?"

"Ehm no, Zayn. Non ne ho idea."

"Si scarta."

"Ma?!" Lo guardo come per chiedere che cosa lo ha portato a dire stupidaggini del genere, ma scoppio a ridere perchè non succedeva da un po', e ne volevo approfittare.

Fattasi sera, obbligo Zayn ad andarsene ma lui rifiuta.

"Parliamo un po'?"

Mi acciglio, perchè so a cosa si riferisce. "Non abbiamo parlato abbastanza per tutta la giornata?"

"Non seriamente." Così detto prende una sedia e si siede di fronte al lettino.

"Allora?" Mi fissa con quegli occhi penetranti e scuri. "Cosa hai intenzione di fare?"

"In che senso?"

"Della tua vita!" Alza il tono, probabilmente aveva trattenuto troppo la tranquillità ed ora era scoppiato. "Non capisco cosa... come fare Taylor."

Stringe le dita e il terrore mi invade.

É Zayn.

Non mi farebbe mai del male.

Era nervoso e potevo immaginare che nascondesse qualcosa. Ma non ne ero del tutto sicura. Forse tratteneva troppe emozioni.

"Cos'altro posso fare? Per farti amare quello che sei, per amare quello che hai... cosa risolverebbe tutto questo?"

"Essere amata?"


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