Capitolo due

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A metà mattinata e dopo aver terminato la colazione prima e la doccia poi, assieme a Mia, Liv trasportò le due valigie e il trolley dalla camera da letto fin fuori l'ingresso di casa, dove, sotto ai raggi del sole estivo mattutino, la stava attendendo un autista di mezza età Afroamericano dal sorriso cordiale e che aveva già visto altre volte quando era con Steven.

Liv guardò la sorella con un sorriso sulle labbra; le sarebbe mancata, ma sapeva anche che stava intralciando la sua privacy da circa due mesi, da quando era accaduto il fattaccio che aveva portato il suo matrimonio a un punto di non ritorno, seguito da un divorzio ormai sulla bocca di tutti. I tabloid l'avevano schiaffata in prima pagina, rubandole uno scatto privato a sentenza ultimata.

Accarezzò la guancia della sorella prima di stringerla a sé e sussurrarle un grazie carico d'affetto. Guardò un'ultima volta quella donna così simile a lei, due gocce d'acqua con il frontman degli Aerosmith, motivo per il quale Steven stesso si accorse della strana somiglianza tra la sua Mia e la piccola Liv, figlia di un'altra donna che frequentò a fine anni settanta.

- Chiamami se e quando ne sentirai il bisogno- le sussurrò Mia prendendole il viso tra le mani.

- Stai tranquilla che non ti libererai di me tanto facilmente - le rispose fissando quelle pozze nere con i propri occhi cerulei.

Mia assunse quell'aria birichina che tanto amava e odiava allo stesso tempo: era pronta alla sua ennesima frecciatina. - Se nel buio è tutto nero, sta arrivando l'uomo nero. E se il buio ancora dura...-

- Possiam solo aver pura- concluse Liv roteando gli occhi e scoppiando poi a ridere. - Ancora non capisco perché lo ritrai come l'uomo nero. Suvvia, Slash non è così spaventoso. Ha stile, classe e...-

Mia portò un braccio attorno al collo della sorella e la interruppe, trascinandola verso l'auto in attesa di partire. - Boogeyman. È proprio lui. Sempre vestito di nero, con quel cappellaccio nero e gli occhiali da sole. Avvolto in quella perenne nuvola di fumo puzzolente e... cosa ancor più importante, nasconde il viso dietro a quella massa di capelli... neri! Secondo me è talmente brutto che deve coprire il volto perché il trucco non basta. E ora va che sono le undici. Papà ti starà aspettando in aeroporto-

Non si poteva parlare con Mia di quel cantante, era irragionevole. Lo aveva visto a fine anni Ottanta, all'età di dieci anni, e ne era rimasta sconvolta. La sua mente da bambina lo aveva probabilmente catalogato come persona bizzarra, spaventosamente fuori di testa, dato che, come lei stessa aveva più di una volta detto, l'incontro con i Guns era stato qualcosa di spaventoso. " Il biondo, alto tre metri, ondeggiava sul posto come un giunco mosso dal vento forza dieci. Me lo vedevo arrivare addosso, ma non cadeva mai e tornava in posizione eretta per poi ricominciare a ondeggiare pericolosamente. Quello secco come un chiodo e con i cappelli neri spalmati sul volto emaciato, era seduto su di una sedia e, con sguardo perso e seccato di uno che voleva solo essere lasciato in pace, suonava la sua chitarra. L'altro biondo, il batterista, quello mi era simpatico. Io ridevo e lui rideva di rimando, e questo per minuti buoni, eh. Con il senno del poi avrei potuto dire che era fatto a bestia, ma da bambina inesperta quale ero, mi sembrava un tipo a posto. E poi arrivarono i due tornadi. Un ragazzo in pantaloncini da ciclista e capelli lunghi biondo-rossicci si avvicinò a mio padre, sparando una serie infinita di parolacce in sequenza e fumava come come un turco una puzzolente sigaretta, probabilmente precedentemente spenta e poi riaccesa, dato l'odore che ricordo emanava. E infine il pazzo. Lo avresti dovuto vedere Liv, mi piombò addosso come una furia traballante. Venni praticamente investita da questo tram in corsa, che nel tentativo di sollevarmi da terra, mi bruciò i capelli con la sua maledetta sigaretta che stringeva tra le dita della mano. E quel viso nascosto dai capelli ricci: un incubo, Liv, un vero incubo."

Liv Tyler raggiunse l'aeroporto con una buona mezz'ora di ritardo. Nel frattempo, durante il viaggio di andata, aveva ricevuto un paio di telefonate da Steven per sapere se, in ordine, avesse cambiato idea e dove passasse dato che era l'ultima. Infilò le braccia nello zaino griffato e, sistemati i capelli in una lunga coda di cavallo, seguì l'autista attraverso l'immenso aeroporto, fino a raggiungere il mezzo di trasporto che li avrebbe condotti presso l'aereo privato che Aerosmith e Cospirator avevano prenotato.

- Le sistemo i bagagli, Signora - la voce dell'uomo afroamericano la ridestò dai ricordi che cercavano di tornare a galla attraverso piccole immagini sparse nella sua testa. Era arrivata ai piedi del volo privato. Annuì ringraziando e scese dal mezzo ormai fermo.

Scorse un gruppetto di uomini, tra i quali individuò subito suo padre, il frontman degli Aerosmith che, nonostante l'età, era ancora in ottima forma. Accanto a Steven scorse il profilo magro di Myles e i lunghi capelli scuri di Tod che cadevano lisci oltre le spalle.

- Hey!- la sua voce arrivò probabilmente chiara all'orecchio di Steven che, fino a quel momento di spalle, stava parlando con un interlocutore lontano dal suo campo visivo. Si voltò verso lei mostrando l'identità dell'altro uomo: Slash.

Liv spalancò gli occhi alla vista del chitarrista che, differentemente da come lo ricordava, o almeno dall'immagine pubblica che aveva di lui, si mostrò in tutta la sua normalità. Indossava un Jeans chiaro che fasciava perfettamente le sue gambe magre, una maglietta nera con il logo dei Rolling Stones e un cappellino con visiera sopra alla matassa di capelli neri e ricci. Gli occhi erano coperti da occhiali da sole Rayban e sorrideva amichevolmente con le mani affondare nelle tasche dei Jeans. Era diverso da come Liv lo ricordava: era testimone diretto dello scorrere del tempo.

Non più quarantenne, Slash conservava però ancora tutto quel sorprendete magnetismo che attraeva.

- Scusate il ritardo - disse appena raggiunse il gruppetto. Abbracciò il padre e sorrise agli altri membri della band, prima di posare lo sguardo sull'ex chitarrista dei Guns n' Roses.

- Liv, mia cara, ti presento Slash. Slash, questa è mia figlia Liv-

Sweet child of mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora