Capitolo quattro

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Dopo solo dieci minuti dal decollo, quello che pareva una manna dal cielo cominciò a trasformarsi in temperatura da cella frigorifera. Il fresco iniziale, che l'aveva investita nell'abitacolo rinfrescandole le membra bollenti dal sole estivo di quasi mezzogiorno, molto presto lasciò il posto a una serie di brividi lungo la colonna vertebrale generando pelle d'oca lungo entrambe le braccia.

Si chinò e aprì lo zaino estraendo un golfino nero di cotone. Conosceva bene le temperature glaciali dei voli di linea, ancor meglio quelle dei voli privati dove il freddo entrava nella ossa, congelando all'istante il corpo. Guardò la donna seduta di fronte, che nel frattempo aveva lasciato il suo mucchio di cartelle per scrivere pagine e pagine di parole in una brutta agenda che sembrava fatta di cuoio. Doveva essere qualcuno che si occupava del marketing, o almeno così le pareva. Tornò a guardare fuori dal finestrino e si beò del panorama dall'alto. Los Angeles era spettacolare: viva e dinamica, ma in maniera differente dalla caotica New York; era più familiare, calda e accogliete, e non avrebbe voluto vivere in alcun altro posto che non fosse stato la sua amata California.

Vide con la coda dell'occhio che il suo compagno di posto si stava alzando e voltò la testa verso la sua direzione incontrando, per una manciata di secondi, il suo sguardo nero. Le accennò un sorriso e si infilò una felpa garzata aperta sul davanti, prima di scomparire dalla sua visuale. Sebbene non fosse più tanto giovane, quell'uomo emanava un magnetismo e un fascino sorprendente; e l'attraeva. Non poteva negare che averlo accanto la turbasse, perché in fondo quel chitarrista  era stato il suo sogno nel cassetto per molto tempo.

Non era bello Slash, almeno non come dieci anni prima, all'età di quarant'anni,  quando le prime rughe e i primi segni del tempo lo avevano reso ancor più interessante, ma in quel momento, a quasi cinquanta aveva qualcosa di dannatamente catalizzante. Aveva fascino, fascino da vendere. Liv sospirò e infilò alle orecchie gli auricolari collegati al suo cellulare, avviando la playlist delle sue canzoni.



- Piano della giornata, Steve?- chiese Slash poggiando gli avambracci alla spalliera della poltrona del cantante, che si voltò salutandolo con uno squillante Hey, man. Gli parve ieri che i Guns erano stati il gruppo di spalla degli Aerosmith, la band che apriva i concerti e ora, lui stesso, era in tour con loro con la nuova Band. Ne aveva fatta di strada dalla metà degli anni novanta e, dall'essere il ragazzo riccio fuori di testa che suonava in una delle Rock Band più famose e fuori fase degli anni ottanta, era arrivato, con non pochi sforzi, a ritagliarsi il suo posto tra i più gettonati chitarristi solisti degli ultimi tempi. E gli andava bene così. Tutta la sua vita post Guns era stata un fottuto rollecoster: Snakepit, Velvet Revolver ( senza dimenticare il periodo in cui Izzy si era unito a loro quattro, prima che Scott si entrasse nella formazione in stile Guns) collaborazioni con i più grandi della musica, fino al fortunato sodalizio con Myles e i ragazzi.

- Nancy!- urlò Steven, voltandosi di spalle verso la donna che sedeva davanti a Liv. - Piano della giornata, tesoro?-

La donna sollevò gli occhi dall'agenda e sorrise al cantante, prima di presentare il timetable della loro intensa giornata.

-Arrivo per le 17, trasferimento in hotel, breve intervista stampa, cena e party di benvenuto-

Le giornate successive sarebbero state impegnative e le ore sarebbero state scandite da prove, concerti e party in loro onore. E Slash aveva bisogno di quell'adrenalina, almeno per evadere dai problemi di coppia che minacciavano di farlo impazzire.

Presto avrebbe messo fine al suo matrimonio, l'istanza era già pronta e nelle mani del suo legale. Doveva solo far passare l'estate, poi avrebbe chiuso con Perla. L'aveva amata in passato, non avrebbe mai potuto negarlo, sebbene non fosse mai stato veramente monogamo, ma in quel momento sapeva che le loro esigenze e priorità erano diventate inconciliabili. Sebbene avrebbe messo fine al suo matrimonio, non avrebbe pero mai rinunciato ai figli, ai suoi di figli. In fondo era diventato un uomo migliore anche e sopratutto per loro.

- Vedrai, amico, sarà un evento unico. E i fan apprezzeranno questo piccolo regalo- aggiunse Steven accavallando le gambe all'altezza delle caviglie fasciate da Jeans chiari. - Ah, bene. Arriva lo Champagne - concluse con un sorriso a trentadue denti.

Slash voltò il viso verso il muso del jet e osservò la bionda hostess, elegante nella sua divisa, spingere un piccolo carrello contenente qualche secchiello con dentro dello champagne. Avrebbe preferito altro, che venisse servita coca cola, ma sapeva che lo Champagne nei voli privati era un Must da non sottovalutare. Tornò a sedersi accanto a Liv che nel frattempo teneva gli occhi chiusi e le labbra piegate in un sorriso tenero. Stava ascoltando probabilmente della musica dal suo cellulare e preferì non disturbarla. Si concesse di ammirare per qualche altro istante il suo bel viso, il naso diritto e le labbra piene, prima di distoglierne l'attenzione.

- Buongiorno, Signore- la hostess sorrise cordiale al chitarrista e depose il secchiello con ghiaccio e Champagne sul tavolino tra i sedili, accompagnato da tre flûte e qualche stuzzichino. Slash ringraziò e scambiò qualche parola di cortesia con la donna davanti a lui, il tempo necessario alla Hostess di versare quel nettare nei calici resi scintillanti dalla forte illuminazione sopra le loro teste. Rifiutò il flûte che gli porse la hostess e le chiese una bottiglietta di acqua fresca, poi poggiò il capo contro il poggiatesta del sedile, chiudendo gli occhi.

- Oh che bello- Liv si destò dal suo riposo, o dal momento di relax che si era concessa, e guardò Slash. Si tolse gli auricolari dalle orecchie e ringraziò a sua volta la giovane hostess che le porse lo Champagne; sorrise alla donna di fronte a lei impegnata a reggere il suo Flûte con una mano e la matita con l'altra, e spostò lo sguardo verso il suo vicino di posto.

- Ottimo Champage- dichiarò, poi guardò la bottiglietta che fu consegnata a lui. - Tu non bevi, vero?- disse osservandolo portare alle labbra la bottiglia e lo sguardo, senza volerlo, scese su quella bocca carnosa. L'aveva vista per foto parecchie volte, ma mai dal vivo e le immagini presenti in rete non gli davano onore.

- Sono più tipo da acqua, ultimamente- rise, e bagnò le labbra- Triste ma necessaria - Posò il flûte sul tavolino e si voltò verso Liv, intenta a mandar giù un sorso. - Cosa stai ascoltando? Eri parecchio rilassata prima, quindi scommetto in qualcosa di tranquillo- indicò con l'indice, scostando una ciocca riccia da davanti agli occhi. Liv prese la cuffietta e la porse al chitarrista, sorridendo divertita.

- Ascolta tu stesso- rispose e pigiò un con il polpastrello sullo schermo dello smartphone.

Slash scostò i capelli e inserì l'auricolare nel padiglione. Scoppio a ridere, scuotendo la testa divertito prima di tornare a guardarla, immergendosi in quelle stupende iridi blu.

- Sweet child of mine?-

Liv annuì e raddrizzò la schiena, portando l'altra cuffietta al suo orecchio, mantenendo il contatto visivo con lui. Indicò poi l'auricolare e chiuse per un momento gli occhi e sospirò- Ascolta questo assolo della chitarra. E' magico. Semplicemente magico-

- Certo che è magico, è il mio riff- rise, poi aggiunse - Non pensavo ascoltassi la musica dei Guns-

Liv riaprì gli occhi e si morse appena il labbro inferiore percependo quel dannato calore salirle alle gote, ma non distolse lo sguardo da quello curioso del chitarrista - Ascolto la tua musica, a dire il vero. Mi piace come suoni, hai qualcosa di divino quando imbracci la chitarra. E la tua passione si percepisce in ogni nota e accordo che crei- concluse e abbasso lo sguardo, arrossendo al sentire il suo grazie roco.

Quei mesi sarebbero stati tutt'altro che leggeri, e Liv lo sapeva.

Quei mesi sarebbero stati tutt'altro che leggeri, e Liv lo sapeva

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