Capitolo ventisei

176 15 8
                                    

Le quasi due successive alla telefonata di Alan non furono sufficienti per riordinare le idee, prepararsi mentalmente ad affrontare Perla e salire sul palco senza l'ombra della tensione a scuotere il fascio di nervi nel quale era ridotto.

Era incazzato.

Incazzato nero sì, ma non con se stesso però e non per la condotta adultera che aveva da sempre accompagnato la sua vita. Lo era per quel continuo minare la privacy, anche quando il buonsenso prevedeva che almeno si facesse un passo indietro per non rovinare più di una vita.

Era un personaggio pubblico, questo era incontestabile su più fronti, e sapeva che qualsiasi fatto inerente alla sua vita privata sarebbe potuto diventare argomento da piazza alla velocità di uno schiocco di dita, ma la mancanza di rispetto lo aveva sempre mandato in bestia... e ci voleva per farlo uscire dai binari della sua quiete, bisognava veramente impegnarsi.

La verità che più lo preoccupava in quel momento era come sarebbe potuta uscire Liv Tyler da quella storia; sarebbe stata infangata, gettata nelle grinfie dei giornalisti e dell'opinione pubblica, quella bacchettona e malata, senza possibilità di difesa.

Doveva parlare con Perla, calmarla, farla ragionare per cercare di smontare quel casino il più presto possibile, anche se prima doveva trovare Liv e spiegarle la situazione nella quale erano finiti.


Terminate le prime canzoni da scaletta, Slash e Myles raggiunsero le quinte, il primo per cambiare chitarra, già pronta nelle mani del suo tecnico, e il secondo per sistemarsi il microfono radio che nel frattempo penzolava oltre le tasche posteriori del pantalone. In quei brevi minuti che li separavano dalla intro di Carolina, in scaletta, Myles si avvicinò a Slash non nascondendo il cipiglio.

- Slash, lascia fuori i problemi dallo show. Suoni con troppa rabbia, amico, e come lo percepiamo noi del gruppo, lo percepisce anche il pubblico- gli posò una mano sulla spalla e continuò non appena ebbe la sua totale attenzione. - So cosa è accaduto, lo risolverai... ne sono certo. Ma ora stai con noi-

E un attimo dopo tornarono sul palco, accompagnati dal caloroso boato del pubblico a dargli la forza di fare quello che gli riusciva meglio: suonare.

Slash si sistemò di fronte al talk-box e mosse le spalle per bilanciare meglio il peso della chitarra sulle spalle, mentre Myles intratteneva per un momento la platea, il tempo necessario per avere l'intro pronta.

Le bacchette di Brent sbatterono insieme per tre tempi, prima che il chitarrista solista attaccasse con il pezzo.

Liv uscì dal camerino di Steven, ancora turbata dalle parole del padre e sopratutto del Manager del gruppo che gli rimbombavano in testa come una pesante palla da rugby. Si chiuse la porta alle spalle e si incamminò verso le quinte del palco, cercando un qualsiasi pretesto per incrociare gli occhi di Slash. Voleva vederlo e chiudere la faccenda.

Tenete le vostre questioni personali fiori da tutto ciò che è il Tour. Vuoi una... storia con Slash? Ok, ma fate attenzione ai fottuti occhi che avete incollati alle spalle, ventiquattro ore al giorno, perché sarete oggetto di interesse, sempre e comunque. Liv Tyler e Slash insieme, durante il tour degli Aerosmith, che lo fanno in una piscina, è una cazzi notizia succulente per i giornali scandalistici...
Non ci interessa quello che avete in mente di fare, ma fatelo senza minare il tour.

Con quelle parole in testa, Liv aveva già chiaro cosa fare: interrompere la relazione o quello che era, con Slash e farlo sedutastante. Raggiunte le quinte del palco, si sistemò lontana da tecnici e fotografi; non aveva intenzione alcuna di vedere nei loro sguardi quanto già la notizia fosse di dominio pubblico. Incrociò le braccia al petto e con la coda dell'occhio intercettò il volto di una giovane fisso su di lei. La guardò seria, inchiodandola lì dov'era finché la ragazza non spostò il viso, riportandolo dove avrebbe dovuto essere, sul palco.

Sweet child of mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora