Capitolo ventisette

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Il concerto si concluse, anche questa volta come da scaletta, con un'acclamata Mama Kin degli Aerosmith accompagnata dalla chitarra solista di Slash ad affiancare quella di Joe Perry; il risultato fu strabiliante, adrenalinico, e come per le altre cinque performance eseguite durante quello stesso mese, Liv non potè non condividere l'euforia e la gioia del pubblico.

Ciò che si respirava a ogni singola data era un potente e puro flusso di energia positiva che dalla band, dai loro strumenti e dalle loro voci, passava al pubblico, per poi essere nuovamente liberato prepotente nell'ambiente in forma di canti e urla. Uno strabiliante effetto boomerang, ecco a cosa si assisteva ogni volta che suonavano insieme.

Scattò l'ultima foto della serata che ritraeva il gruppo di musicisti, di spalle all'obiettivo, mentre salutava il pubblico in visibilio. Zummò le diverse immagini in digitale, selezionando quelle da eliminare e quelle da tenere, cercando di non soffermarsi troppo di fronte agli scatti che immortalavano il chitarrista: la loro piccola discussione le bruciava ancora e avere ormai la certezza di essere un capitolo chiuso non era affatto semplice da digerire, come aveva in precedenza pensato.

Raggiunto il backstage, girando attorno alle quinte, si unì agli altri musicisti che avevano seguito l'intero spettacolo dallo schermo posizionato attorno a delle sedie e attese che la band e Slash raggiungessero Myles e gli altri, per poi lasciare definitivamente la grande struttura.

- Non smetteranno mai di stupirmi... tuo padre, Liv, è un cazzo di portento e la presenza di Slash è la ciliegina sulla torta. Se non fossi stato un musicista ma uno dei fan, sarei rimasto praticamente incollato alle transenne con mani e denti per tutto il tempo, per poterli vedere a qualche metro di distanza -

- Frank, siete tutti fuori classe e lo sai bene. Però, devo darti conferma. Quando salgono sul palco insieme  si respira qualcosa di...- Liv sollevò gli occhi per cercare la parola giusta, ma Myles la precedette, schioccando pollice e medio un momento prima di tirar fuori il concetto più vicino possibile a quella che era la realtà.

- È una cazzo di esperienza mistica... - poi indicò il gruppo di uomini che attraversava lenta l'area backstage, puntando nella loro direzione, e Liv percepì la presenza sempre più vicina di Slash. Incrociò le braccia al petto e voltò la testa nella loro direzione, incontrando lo sguardo dell'uomo, stavolta libero dai Rayban.

- Il teatro stava per venire giù! Slash prima o poi sarai responsabile di qualche catastrofe, man! Lo sai vero?-

I palmi dei due cozzarono tra loro e la risata roca di Slash si insinuò nella testa di Liv, lasciandole un piacevole brivido lungo la schiena.

- Ricordami di non esagerare la prossima volta. L'aggeggio rischia di azionarsi se non mi dò una calmata. E non è una bella sensazione-

- Stai bene ora? - gli domandò lei, interrompendo i loro discorsi. Il sorriso che le rivolse, dolce ma allo stesso tempo pericoloso, le fece dimenticare per una frazione di secondo quanto avvenuto qualche ora prima e si ritrovò a fissarlo senza rendersene conto.

- Sì. Ma a volte mi dimentico solo di avere quel piccolo cosino sopra al cuore. Sto bene Liv, ormai è routine- le rispose e tornò a guardare Myles. Si unì al piccolo gruppo anche Steven con la sua band e Liv si sentì improvvisamente di troppo. Sorrise, chinò la testa e, stringendosi nelle spalle, si allontanò da loro con l'intenzione di tornarsene in albergo il prima possibile.

Quella sera la stanchezza sembrava pesarle addosso come un macigno e più cercava di restare attiva, più sentiva le membra pesanti. Guardò l'orologio, mezzanotte e quaranta minuti.  Avrebbe preso le sue cose in camerino e sarebbe tornata in Hotel senza fermarsi oltre. Doveva solo mettere fine a quella giornata.

Sweet child of mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora