Capitolo tre

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Slash inclinò leggermente il capo scendendo con gli occhi, nascosti da scure lenti da sole specchiate, dal volto della donna al suo prorompente decoltè, messo involontariamente in risalto da una innocente canotta rossa dal taglio maschile e per nulla sexy. Lasciò velocemente vagare lo sguardo lungo quel corpo formoso, così differente dalle fisicità plastiche a cui era solito prestare interesse e le sorrise, salutandola.

Non gli sfuggì il leggero rossore che le tinse le candide guance, né il successivo infantile gioco di sguardi sfuggenti, un rincorrersi di occhi azzurri in pozze nere come la pece celate dagli immancabili Rayban; le accennò un sorriso e la guardò un'ultima volta da dietro le scure lenti prima di riprese a parlare con Steven circa la grandezza di quel breve tour estivo, che avrebbe smosso mezza America o almeno la fetta rock, Slash

- E Liv sarà con noi per tutta la tournée - asserì il frontman degli Aerosmith, passando un braccio attorno alla spalla della figlia che sorrise guardando per un momento le punte delle scarpe da ginnastica.

- Sarà un piacere averti con noi, Liv! Ti attenderanno mesi di fuoco, lo sai vero?- Myles sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio - Ma sarà divertente. Sei mai stata a qualche tournée?- le chiese poi, incrociando le braccia sotto al petto e divaricando appena le gambe.

- A essere sincera, no. - Scostò a sua volta una ciocca di capelli scappata alla cosa di cavallo - Sono stata a vari concerti, questo sì, ma non ho mai seguito gli Aerosmith in Tour. Sarà un'esperienza nuova per me, e scommetto anche elettrizzante- affermò spostando lo sguardo dal cantante a Slash, che nel frattempo la stava osservando con rinnovato interesse.

Steven si intromise nei loro discorsi sollevando gli occhiali sulla testa e indicando, dietro al chitarrista, la scala mobile che stava venendo giù dal portellone del loro mezzo privato e invitò la band al completo a darsi una mossa.

Slash issò sulla spalla una pesante sacca nera e, spostandosi accanto Liv, le urtò per sbaglio il braccio con il suo; appena la ebbe con il viso rivolto verso lui, aggiunse - Beh, ragazza. Benvenuta a bordo, allora- prima di accelerare il passo e seguire gli altri verso la scalinata.





Dopo aver controllato che l'addetto avesse scaricato le sue valigie, Liv varcò l'ingresso dell'aereo, salutando il personale di volo, quasi esclusivamente femminile, fermo alla sinistra del portellone, accanto alla cabina guida. Si sistemò la solita ciocca ribelle dietro l'orecchio e osservò in religioso silenzio gli uomini prendere posto alle comode poltrone panna. Non era mai salita sul mezzo privato di una band e, sebbene da fuori sembrasse piccolo, se paragonato agli altri parcheggianti attorno, dentro dava un'altra impressione. Il panna e il rovere bianco erano le tinte maggiori, intervallate dal mobilio in legno scuro del piano bar e delle rifiniture interne del veivolo. Vi erano una ventina di posti, sedici dei quali condividevano, due a due, un tavolinetto di scuro legno lucido. Delle luci di cortesia erano poste ai lati dell'abitacolo e illuminavano in maniera tenue i vari oblò, mentre l'illuminazione principale, una fredda luce bianca, rischiarava l'intero corpo centrale.

Passò accanto a Todd e Frank, già seduti davanti a una bottiglia di champagne tenuta in fresco per il momento e sorrise al bassista, ricambiandone il saluto. Di fronte ai due sedevano Myles e Brent entrambi impegnati al telefono; il primo stava conversando con quella che Liv capì essere la compagna mentre il secondo scorreva con il dito i post di Instagram.

Più avanti, Slash era impegnato a parlare con Steven e Joe, anche quei posti erano già stati riservati. Si guardò attorno per cercare un una seduta libera, scartando il successivo gruppetto di quattro poltrone già interamente occupato da quattro figure: due giovani bionde con un fisico mozzafiato, e dai lineamenti talmente belli da sembrare bambole di porcellane e due uomini intenti a trafficare con i loro cellulari. Liv spostò lo sguardo verso il terzo gruppo di quattro sedili, scorgendo un paio di posti ancora liberi, uno accanto a un berretto lasciato sopra un sedile e l'altro, solitario, in coda al veivolo. Optò per il posto accanto al cappello scuro, in fondo non le piaceva passare per quella asociale, almeno non con gente che, bene o male, conosceva. Salutò la donna che le stava di fronte, intenta a leggere delle carte posate sulle ginocchia e si sistemò, poggiando la sua borsa in terra e guardando fuori dal finestrino il trafficato aeroporto di Los Angeles.





- Abbiamo tempo per conoscerci meglio, Liv, ora che sei seduta accanto a me- la voce di Slash la ridestò dai suoi pensieri e si voltò verso di lui che, spostando il berretto dal sedile, ne prese posto voltandosi con un sorrisetto a tendergli le labbra.

- Non sapevo che fosse il tuo questo berretto. Se il posto era riservato, cambio poltrona. Non è un problema per me- disse afferrando la borsa in terra e sollevandosi appena, quel poco che bastò a Slash a invitarla a rimanere lì, accanto a lui.

Lo guardò sedersi e posare il cellulare davanti a sé, sul tavolino, accanto al secchiello porta champagne. Sorrise osservandolo da sotto le lunghe ciglia e voltò il viso verso il finestrino, posando il mento contro il palmo. Era seduta accanto all'uomo che in giovane età venerava!

- Perché ridi?- le chiese e Liv tornò a guardarlo.

- Stavo pensando a una cosa; una stupidaggine...- Slash resse il suo guardo con il proprio barricato dietro quelle lenti specchiate - Perché indossi ancora gli occhiali da sole?- chiese lei con un velo di ironia e curiosità nella voce. " Secondo me è talmente brutto che deve coprire il volto perché il trucco non basta" ripensò alle parole della sorella e inclinò appena il viso per riuscire a guardarlo meglio dietro a quella matassa di folti ricci neri, per scorgere una qualche emozione affiorare oltre le lenti dei suoi Rayban. Slash sorrise e, prima di tornare a guardarla, chinò il capo per togliere gli occhiali da sole... e lei si perse per una manciata di secondi in quelle iridi nere, semi nascoste dai ricci che gli ricadevano sulla fronte.

- Un po' per abitudine, direi. Essere guardati negli occhi da una bella donna è piacevole, ma essere al centro dell'attenzione del pubblico mi rende nervoso. Dimmi, per quanto tempo seguirai la nostra tournée?-

- Per tutto il tempo, credo...- Liv postò lo sguardo dal viso del chitarrista al suo braccio posato sul bracciolo del sedile, a sfiorarle il gomito; era semiruotato verso l'esterno e il polso era coperto da vari bracciali in argento e un grosso orologio, ma non fu quello a catalizzare la sua attenzione, neppure parte del grosso teschio tatuato sul bicipite e abbellito da rose. A sorprenderla fu la grande rosa con stelo, gambo e il nome Perlita impresso a inchiostro sul suo avambraccio. Liv sollevò lo sguardo e notò che lui la stava guardando serio. Abbozzò un sorriso timido e indicò il disegno impresso ad inchiostro sul braccio.

- Gun N' Roses?- chiese

- No. E' un tatuaggio dedicato a mia moglie. Perlita è il diminutivo di Perla- spiegò accarezzando la pelle abbronzata e tatuata. - Questo qui è il tatuaggio della band- chiarì spostando le dita appena sotto la spalla e scoprendo per bene la porzione di pelle tatuata dalla manica della maglietta. Liv notò particolari che fino a qualche secondo prima non riusciva a scorgere. Ai lati del cranio disegnato vi erano due manici di chitarre elettriche.

- Tutti avete questo tatuaggio, giusto?- chiese lei seguendone i contorni con lo sguardo prima di tornare a guardarlo in volto. Slash stava fissando il logo della sua vecchia Band, quella che lo aveva reso famoso. Annuì e lasciò che la manica tornasse a suo posto, prima di puntare gli occhi in quelli di lei.

- Scusa- biascicò Liv, consapevole di essersi spinta forse troppo in là. E tornò a guardare davanti a se, intrecciando le dita in grembo e fissando i fogli che la donna davanti a loro continuava a leggere imperterrita.

- Hey, non scusarti. Non hai fatto nulla. Non rimpiango nulla del mio passato, ma non amo parlare molto della band, né del mio rapporto con il frontman dei Guns...- le posò una mano calda contro la pelle del suo braccio improvvisamente freddo e si ritrovò a guardare curiosa quanto quella mano sembrasse scura contro la sua pelle bianca: un perfetto binomio di latte e caramello. - Sembra sia ora di decollare...- tagliò corto l'uomo e si prepararono al decollo, mentre l'aereo si muoveva sempre più rapido sulla pista.


Angolo Autrice.

Impressioni?

Che ve ne pare?

Mi farebbe comodo avere vostre impressione così da capire sto sto scrivendo qualcosa di assurdo o carino da leggere. E' la prima volta che mi cimento nella stesura di Fanfiction! Fatemi sapere, almeno avrò dei parei, positivi o negativi che siano

Sweet child of mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora